Elevati livelli aumentano il rischio di ictus e infarti. Chi è a rischio deve monitorarne l’andamento frequentemente. Intervista al professor Cesare Fiorentini
Nella lotta ad infarti e ictus il monitoraggio dei livelli di colesterolo LDL, quello comunemente chiamato “cattivo”, è fondamentale per capire se le terapie hanno effetto. I valori soglia sono diversi da persona a persona e dipendono dallo stato di salute. Come interpretare gli esiti degli esami del sangue? Quando è necessario ricorrere all’utilizzo dei farmaci? Lo chiediamo al professor Cesare Fiorentini, direttore del Programma di Cardiologia all’Ospedale Monzino di Milano, uno dei centri più all’avanguardia per le patologie cardiache.
Che cos’è il colesterolo?
«Nel corpo umano la presenza dei lipidi è fondamentale. Diverse strutture che ci compongono hanno presente al loro interno dei grassi come fisfolipidi, trigliceridi e colesterolo. Quest’ultimo è importante per la produzione di molti ormoni e della membrana cellulare. Il colesterolo funge da mattone per la sintesi di molecole complesse. Se non lo introduciamo attraverso la dieta il nostro corpo è comunque in grado di produrlo».
Che relazione c’è tra questa molecola e gli eventi cardiovascolari?
«Negli ultimi 40 anni la scienza si è molto concentrata sul ruolo del colesterolo perché si è visto che un suo accumulo causa una condizione nota come aterosclerosi. Si tratta dell’accumulo di grasso a livello dei vasi sanguigni. A lungo andare causano un restringimento che può portare ad infarti ed ictus poiché si riduce il flusso si sangue e ossigeno diretto ai tessuti. Oggi, senza nessun ragionevole dubbio e in virtù dei numerosissimi studi sull’argomento, è possibile affermare che elevati livelli di colesterolo LDL rappresentano un fattore di rischio importante per gli eventi cardiovascolari. Più sono alti e maggiore è la probabilità che si verifichino».
Esiste un valore di riferimento univoco da non superare?
«No, il valore va tarato a seconda dello stato di salute della persona. In persone ad elevato rischio, ovvero in chi soffre di diabete, ipertensione e in chi ha già avuto passati eventi cardiovascolari, i valori di colesterolo devono essere tenuti estremamente bassi. Le principali società scientifiche europee che si occupano di prevenzione sono chiare a questo riguardo: nei casi di elevato rischio la soglia di LDL da non superare è pari a 70 milligrammi per decilitro (70 mg/dl). Nelle persone che invece non presentano questo rischio il valore può tranquillamente arrivare a 130 mg/dl. Addirittura negli Stati Uniti questi valori sono al ribasso. Questo perché la relazione eventi cardiovascolari e livelli di colesterolo è lineare. Più sono bassi e minore è il rischio di andare incontro ad infarti e ictus».
Come abbassare i livelli di colesterolo?
«Se una persona presenta un rischio molto basso ma ha i livelli di colesterolo alto non necessariamente deve essere trattato farmacologicamente. In questi casi può essere sufficiente un aggiustamento della dieta e un po’ di attività fisica. Quando invece il rischio aumenta allora il farmaco è necessario. Oggi milioni di persone sono in cura con le statine, molecole che hanno rivoluzionato il trattamento dell’ipercolesterolemia. Nella maggioranza dei casi agiscono efficacemente. Nei primi mesi in cui si è in trattamento è necessario un monitoraggio costante dei livelli per stabilire se la cura funziona. Centrato l’obbiettivo i controlli possono essere diluiti nel tempo anche ogni quattro mesi.
Sono sempre efficaci le statine?
«Un buon 10% della popolazione non riesce a centrare l’obbiettivo della riduzione. Non solo, le statine possono anche indurre dolori muscolari che mal vengono tollerati dai pazienti. Ecco perché, pur essendo valide, la scienza sta cercando farmaci alternativi per curare quella fetta di popolazione su cui le statine falliscono. Come dimostrato nel recente studio pubblicato dal New England Journal of Medicine, l’approccio che prevede la somministrazione di statine associato ai nuovi farmaci a base di anticorpi potrà permettere quel salto di qualità nella lotta al colesterolo».
Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.