Freddo e altitudine non sono per tutti. Ecco le precauzioni da seguire secondo gli esperti di medicina di montagna
Sono sempre più numerosi gli appassionati di sci e di trekking in altitudine. C’è anche chi va oltre le quote delle nostre Alpi e partecipa ad ascensioni oltre i 4-5.000 metri, come in Nepal sull’Himalaya o nelle Ande. Ma anche restando in Europa neve, freddo e altitudine devono essere elementi ben conosciuti per divertirsi in sicurezza.
L’AMBULATORIO DI MONTAGNA
Con la scarsità di neve alle basse quote gli sciatori si spingono a quote sempre più alte. Ma se per un individuo sano spingersi così in cima può non essere un problema, per chi soffre di alcune patologie la quota può trasformarsi in un fattore di rischio per eventi cardiovascolari e neurologici di una certa gravità. Per rispondere alle esigenze di chi vuole sfidare gli ottomila o anche soltanto accingersi a sciare ad alte quote, la regione Valle d’Aosta, nel cui territorio svettano le montagne più alte delle Alpi, ha istituito un servizio pubblico di medicina di montagna, l’unico pubblico in tutto l’arco alpino.
Il servizio, gestito dalla Ausl di Aosta, risponde gratuitamente a tutte le richieste dei cittadini italiani che per telefono possono avere informazioni e consigli su some comportarsi in caso di salite o permanenza prolungata in montagna e se ci sono patologie per le quali è sconsigliabile avventurarsi in quota. I cittadini residenti in Valle d’Aosta, invece, possono usufruire anche di visite di controllo e test diagnostici con il pagamento del ticket (da 22,70 a 46 euro), mentre i residenti delle altre regioni devono pagare il servizio (da 120 a 180 euro). Un servizio analogo sta nascendo in Friuli Venezia Giulia, mentre in altre località specialisti in cardiologia o in ortopedia gestiscono servizi di salute in montagna.
IPOTERMIA E MAL DI MONTAGNA
Per fare chiarezza sulle modalità di accesso all’alta montagna, abbiamo incontrato a Cervinia-Valtournenche il dottor Guido Giardini, che ha tenuto una relazione al convegno “Sicurezza in montagna”, organizzato dall’ordine dei giornalisti della Valle d’Aosta. È pericoloso avventurarsi in alta quota senza una dovuta preparazione e senza avere conoscenze del proprio stato di salute? «In linea di massima - dice l’esperto - non ci sono problemi per lo sci o i trekking d’alta quota per le persone sane, ma bisogna considerare che oggi in due ore si può passare dal livello del mare, come Genova, ai quattromila metri delle cime valdostane.
Il cambio di temperatura può essere repentino, quindi è opportuno proteggersi con indumenti adatti per evitare l’ipotermia, cioè l’abbassamento di temperatura del corpo. L’alta quota, quindi, per le persone sane non dà problemi, perché la sindrome d’alta quota interviene dopo 3-4 ore di stazionamento (e non è il caso degli sciatori). In caso di mal adattamento alle alte quote, con vertigini, nausea e svenimenti temporanei, da considerare innocui, basta fermarsi e chiedere aiuto ai soccorritori sempre presenti alle alte quote».
CHI DEVE ESSERE CAUTO
Ma per le persone malate? «I soggetti che più rischiano – prosegue Giardini - sono coloro che hanno la pressione alta o soffrono di diabete. La pressione deve essere ben controllata perché da valori di 140-80 si fa presto ad arrivare a 155- 90, ma anche in questo caso il pericolo sussiste se si rimane in quota almeno quattro giorni. La persona diabetica che fa uso di insulina è in genere un malato che conosce i suoi limiti. Più problemi per i malati di diabete di tipo 2, quello controllato con le pastiglie.
Lo sforzo fisico, infatti, fa consumare più zucchero che l’organismo recupera dai muscoli e dal fegato portando l’organismo in ipoglicemia. Attenzione quindi all’adeguamento della dieta, che deve essere più calorica e più energetica, ma fare attenzione anche al sovradosaggio dei farmaci, perché può dare l’effetto opposto. In genere, comunque, non fare troppi sforzi». I TEST - Il controllo dei valori del sangue è quindi sufficiente per andare in montagna tranquillamente? «Non sempre – aggiunge il medico della Ausl di Aosta – perché ipertensione e diabete sono fattori di rischio per le malattie cardiovascolari e quando si va in quota si respira aria con minor ossigeno.
Quindi prima di avventurarsi in alta quota sarebbe bene sottoporsi a un test da sforzo per il cuore, con un risultato negativo. Se fosse positivo, meglio lasciar perdere e consultare il medico. In alcuni casi c’è anche la possibilità di sottoporsi a un test in ambiente controllato per verificare l’effetto ad alta quota. Chi soffre di aritmie può stare invece tranquillo, ma è sempre meglio essere sotto controllo e chiedere un consiglio al proprio medico. Stesse indicazioni di precauzione per chi ha avuto un ictus o è stato colpito da Tia».
CURE ANTICOAGULANTI
Prima di avventurarsi in alta montagna, quindi, è sempre meglio assicurarsi delle proprie condizioni di salute. Ci sono anche condizioni di per sé non pericolose, ma che possono divenire tali in caso di incidente. I pazienti in cura anticoagulante devono stare attenti alle cadute sugli sci e agli scontri, perché in caso di traumi le emorragie sono più facili: sia che si tratti di frattura sia di traumi cerebrali. Un abbigliamento adatto, compreso il casco, possono preservare da questo rischio. L’alta quota, ad esempio, non è indicata in chi ha malattia polmonari come la bronchite cronica, perché a tremila metri l’ossigeno nell’aria è già scarso per la loro funzione respiratoria. L’asmatico, invece, se ben controllato può andare in quota, ma deve stare attento al freddo e agli sforzi per possono causare attacchi. Quindi portare sempre con sé i dispositivi medici.
ANZIANI E BAMBINI
Ma ci sono categorie di persone genericamente a rischio? «Sì, anziani, bambini e donne in gravidanza - spiega l’esperto - sono categorie che possono soffrire l’alta quota a causa dell’ipotermia e della disidratazione e devono quindi seguire le indicazioni per i malati, perché raffreddandosi e non bevendo possono andare incontro a disturbi di circolazione e renali. Soprattutto le donne in gravidanza all’ultimo trimestre devono evitare eccessivi sforzi e non stare in ambienti troppo freddi. La montagna, invece, è salutare per chi soffre di malattie psichiatriche, depressione e malattie psicotiche. Si possono avere dei benefici sui 2.000-2.500 metri, purchè si stia in gruppo e con operatori sanitari del settore. Il beneficio è tale che potrebbe richiedere una riduzione del consumo di farmaci».