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Daniele Banfi
pubblicato il 26-05-2012

Sonnolenza diurna? Forse è colpa del fegato



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Alti livelli di ammoniaca nel sangue possono disturbare il sonno. Succede quando il fegato funziona male. Ad affermarlo è uno studio italo-svizzero

Sonnolenza diurna? Forse è colpa del fegato

La sonnolenza post-prandiale l’abbiamo provata tutti. Soprattutto quando si è sul luogo di lavoro e si fatica a tenere gli occhi aperti. La colpa viene spesso attribuita al cibo troppo pesante ma anche gli alcolici possono giocare la loro parte. Infatti, secondo una ricerca pubblicata dalla rivista Hepatology, l’ammoniaca che si genera quando il fegato è affaticato e non riesce a detossificare l’alcol può causare sonnolenza diurna e un sonno notturno di cattiva qualità. Ad affermarlo è un team di ricercatori dell’Università di Padova e dell’Institute of Pharmacology and Toxicology di Zurigo (Svizzera).

LO STUDIO- Per giungere alla curiosa spiegazione gli scienziati hanno somministrato a dieci volontari sani e dieci malati di cirrosi epatica un mix di proteine in grado di aumentare i livelli ematici di ammoniaca. Lo studio ha valutato i profili di ammoniemia, ovvero la quantità di ammoniaca nel sangue, la sonnolenza, l’elettroencefalogramma di veglia e quello di sonno. Come dichiara la dottoressa Sara Montagnese, una delle autrici dello studio, «Dalle indagini abbiamo verificato che elevati livelli di iperammoniemia si associano a un significativo aumento della sonnolenza sia nei volontari sani sia in quelli con cirrosi. Nei pazienti compaiono inoltre modifiche nell’elettroencefalogramma durante il sonno, indice questo di una ridotta capacità di generare un sonno davvero ristoratore».

RICADUTE TERAPEUTICHE- Dunque sembrerebbe proprio il fegato ad essere l’organo su cui agire per ristabilire un sonno salutare. Come ampiamente dimostrato da numerosi studi le malattie croniche del fegato come la cirrosi epatica, la cui causa è spesso l’abuso di alcolici, possono portare alla compromissione totale del funzionamento del fegato. Tra le conseguenze di questo danno vi è l’incapacità dell’organo di tenere sotto-controllo i livelli di ammoniaca nel sangue. Ma l’innalzamento del livello è un fenomeno assai pericoloso perché può dare origine a disturbi neurologici e psichiatrici reversibili, noti con il nome di encefalopatia epatica. «I risultati di questo studio –spiega la Montagnese- presentano anche interessanti implicazioni cliniche, in quanto ci indicano la sonnolenza quale segnale di encefalopatia. Ecco che strategie terapeutiche volte a ridurre la sonnolenza diurna potrebbero determinare un miglioramento nella qualità del sonno notturno».

ALCOL E GIOVANI- Sarebbe però un errore pensare che solo chi è affetto da cirrosi epatica si debba preoccupare di non assumere alcool. La prevenzione di queste malattie infatti inizia sin dalla tenera età. Secondo l’ottava Relazione annuale al Parlamento sugli interventi realizzati dal Ministero della salute, presentata nelle scorse settimane, il 13,6% dei minori tra gli 11 ed i 15 anni ha consumato alcol. Un dato importante che deve mettere in guardia: a quella età infatti l’apparato digerente non ha ancora completato la maturazione del sistema enzimatico con il quale il corpo riesce a “smaltire” l’alcol che introduce e questo espone gli adolescenti a un maggior rischio per la salute.

 

Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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