A vent'anni dalla prima uscita, E liberaci dal male oscuro, scritto magistralmente dalla giornalista Serena Zoli, rimane un libro rivoluzionario
A vent’anni dalla prima uscita, E liberaci dal male oscuro, scritto magistralmente dalla giornalista Serena Zoli, rimane un libro rivoluzionario
Un libro rivoluzionario prima di tutto per i malati di depressione che ne hanno fatto una specie di invocazione e di liberazione, che ha cancellato lo stigma che colpisce questi pazienti. Un libro anche coraggioso perché chi lo scrisse soffriva di depressione ma senza paura si mise pubblicamente in discussione.
“E liberaci dal male oscuro” uscì vent’anni fa e andò a ruba. Significò davvero per moltissimi la liberazione dal male oscuro-depressione e da tanti altri mali, ugualmente dolorosi e ugualmente indecifrabili, che spesso le si accompagnavano. Il grande dono fu dissolvere l’oscurità. Dare un nome a ciascuna di queste sofferenze, fino allora genericamente titolate “mal d’anima” o “nevrosi” o “follia”, dichiarandole vere malattie proprio come le altre, ciascuna distinta e, altro lato super importante, come le altre curabili. Con maggiori o minori risultati, ovvio, ma lo stesso non accade per le patologie del cuore o dei polmoni?
L’importante era che la medicina si dichiarava non più a mani nude davanti alla sofferenza interiore e ai comportamenti fuori regola. E con le sue diagnosi e i risultati delle cure farmacologiche “dimostrava” la realtà di malattie autentiche, a base biologica, di depressione, ansia, ossessioni e compulsioni, panico, anoressia, bulimia, alcolismo, stress da traumi… Nomi che il pubblico mai aveva sentito dire. Nomi che, ognuno, indicava una malattie non più dell’anima o della psiche, ma del cervello, che, rompendo un tabù, si dichiarava potersi ammalare come una qualsiasi parte del corpo.
CROLLANO I PREGIUDIZI - Uscì dall’ombra la psichiatria, uscì dalla nomea di “medico dei matti” lo psichiatra, soprattutto uscirono dal tunnel del silenzio e della vergogna i malati: “E liberaci dal male oscuro” li liberava dalla colpa. Non era colpa di un carattere debole o di un vizio se erano sempre cupi, sempre in apprensione, se ripetevano, incontrollabili, certi rituali, se non sapevano più attraversare una strada, se bevevano… No, erano malati, rispettabili come gli altri. E, proprio per “rispetto” alla loro malattia, da non fustigare con impazienti o anche affettuosi “ma cerca di sforzarti, devi vincerti, mettici un po’ di buona volontà”. Perché, diceva il testo, ribattezzato da più di un recensore “la bibbia della psichiatria”, nei disturbi psichiatrici è proprio la volontà a essere paralizzata, impedita.
METODO INTERVISTA - Il libro vendette 200 mila copie in un anno, diede la stura a un’esplosione di dibattiti e talk show in radio e tv, oltre agli articoli sui giornali, e da quel lontano 1993, ha continuato a essere citato e richiesto in libreria. Nel tempo, “E liberaci dal male oscuro” è stato ampliato ed aggiornato ed ora torna - questa volta in edicola - nella collana “Salute” edita dal “Corriere della Sera” coordinata da Luigi Bazzoli, con la consulenza scientifica della Fondazione Umberto Veronesi. I vari disturbi – il più noto, la depressione, il cui nome è anteposto al titolo – sono descritti nei sintomi, nel decorso, nelle possibilità terapeutiche col metodo dell’intervista, in un linguaggio comprensibile da tutti. A domanda, risponde un “maestro” tra gli psichiatri, il professor Giovanni B. Cassano dell’Università di Pisa.