L'Organizzazione Mondiale della Sanità sfata i falsi miti e chiede l’impegno degli Stati europei per tutelare la salute dei migranti e dei rifugiati
«I migranti? Nella maggior parte dei casi godono di buona salute. Se si ammalano, ciò accade in ragione dei lunghi viaggi o dei soggiorni (in condizioni precarie) nei Paesi ospitanti. Sono chiare le conclusioni del primo rapporto sulle loro condizioni di salute in Europa, redatto dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). Evidenze basate sui dati raccolti dalla letteratura scientifica, che spazzano il campo da alcune informazioni scorrette spesso fatte circolare ad arte. «Quello che i migranti portino le malattie è un falso mito, mentre è forte il rischio che la loro salute peggiori una volta arrivati nei paesi di destinazione a causa delle cattive condizioni in cui vivono», è il pensiero ribadito dalla responsabile regionale per l'Europa dell'Oms, Zsuzsanna Jakab, e dal coordinatore per la salute pubblica e le migrazioni, Santino Severoni, in occasione della presentazione del rapporto.
LUCE SULLA SALUTE DEI MIGRANTI
Il documento, realizzato in collaborazione con l'Istituto Nazionale salute, Migrazioni e Povertà (Inmp), sintetizza i dati raccolti da oltre tredicimila documenti raccolti nei 54 Paesi che fanno parte della regione Europa dell'Oms. Il primo falso mito, si legge, è nel numero dei migranti, che oggi in tutta la regione sono appena il dieci per cento della popolazione (anche se in alcuni Paesi la popolazione pensa che siano almeno il triplo). Dal punto di vista sanitario poi, la salute delle persone che approdano dall'Africa o dal Medio Oriente è (mediamente) buona. Il rischio di trovarsi di fronte persone con malattie non trasmissibili, come tumori o problemi cardiaci, è più basso che nella popolazione generale, anche se tende ad aumentare nel corso del periodo di permanenza. Un aspetto che, secondo gli esperti, è dovuto alle condizioni igieniche spesso insufficienti in cui i migranti soggiornano nei Paesi in cui vengono accolti e allo scarso accesso ai servizi sanitari locali.
«LA SCIENZA BUON VEICOLO
PER LA SOLIDARIETA'»
NESSUN ALLARME PER LE MALATTIE INFETTIVE
Anche quando si parla di malattie infettive, in primis la scabbia e la tubercolosi, spesso circolano informazioni scorrette. «Vero è che lo spostamento delle popolazioni viene considerato una fonte di rischio, per cui c'è un monitoraggio - afferma Severoni, coordinatore del programma Oms Europa sulla migrazione e la salute -. Ma questo riguarda tutti gli spostamenti. La verità è che, anche quando arrivano persone con infezioni, i contagi sono sporadici e non costituiscono un problema per la salute pubblica, come dimostra l'assenza di precedenti di trasmissione nei confronti della popolazione residente». A ciò occorre aggiungere la maggiore vulnerabilità di queste persone rispetto ad alcune malattie infettive: come conseguenza di una scarsa adesione (dovuta alle lacune dei rispettivi servizi sanitari nazionali ) ai programmi vaccinali. Osservando i dati relativi alle malattie infettive, ciò che emerge è l'Europa è l'unica area dell'Oms in cui sono in aumento i contagi da Hiv: e di certo non per colpa dei migranti.
LA SALUTE MENTALE DEI MIGRANTI
Un altro degli aspetti affrontati dal dossier riguarda i disturbi mentali, che nei rifugiati e nei migranti possono insorgere durante le fasi del processo migratorio, per poi manifestarsi nel Paese ospitante. Di quali si tratta? Disturbo da stress post-traumatico, il disturbo dell’umore e depressione: queste le problematiche più frequentemente riportate tra i migranti internazionali, principalmente per rifugiati e richiedenti asilo appena arrivati. Vale la pena di fare un esempio: se la prevalenza della depressione nella popolazione generale oscilla tra l'8 e il 12 per cento, nei rifugiati e nella popolazione migrante risulta variabile tra il 5 e il 44 per cento.
SERVE UNA SANITA' A MISURA (ANCHE) DEI MIGRANTI
Viene dunque a cadere un falso mito: quello dei migranti «vettori» di malattie (soprattutto infettive). L'Oms ricorda come, in linea generale, «i Paesi dell'area europea stiano facendo progressi nell'attuazione della strategie del piano d'azione per la salute dei rifugiati e dei migranti». Un aggiornamento della rotta che procede comunque a singhiozzo: da qui l'invito ad accelerare. Tutti gli Stati dovrebbero:
- fornire una copertura sanitaria di qualità e accessibile nonché protezione sociale per tutti i rifugiati e migranti, indipendentemente dal loro status giuridico
- rendere i sistemi sanitari e in grado di superare le barriere (culturali e linguistiche) di comunicazione
- assicurare che gli operatori sanitari siano ben equipaggiati per diagnosticare e gestire malattie infettive (e non) comuni
- potenziare l'azione multisettoriale sulla salute dei rifugiati e dei migranti
- migliorare la raccolta di dati comparabili sulla salute dei rifugiati e dei migranti
Fonti
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).