Altre News
Donatella Barus
pubblicato il 30-07-2012

Finalmente il manuale contro ogni dolore



Aggiungi ai preferiti

Registrati/accedi per aggiungere ai preferiti

Presentato un vademecum per dare la cura giusta a ogni tipo di sofferenza. Stabiliti anche i nuovi criteri per definire i centri di eccellenza

Finalmente il manuale contro ogni dolore

Presentato un vademecum per dare la cura giusta a ogni tipo di sofferenza.  Stabiliti anche i nuovi criteri per definire i centri di eccellenza per il trattamento del dolore.

C'è una malattia che colpisce più o meno 13 milioni di persone in Italia, che però ancora si fatica a diagnosticare e affrontare nel modo giusto. Il suo nome è dolore. Tanti medici e tanti pazienti non ci stanno e da tempo si lavora per cambiare la situazione. Un gruppo di esperti ha presentato un documento, un vero e proprio manuale, destinato a medici di famiglia, farmacisti e chiunque abbia a che fare con un malato che soffre. La presentazione del testo è avvenuta a Firenze, in occasione dell’Impact Proactive 2012, summit che raduna esperti, 65 Società Scientifiche e esponenti delle istituzioni.

C’E’ ANCORA DA FARE - Dopo tanti anni di lavoro, abbiamo ancora bisogno  di manuali? Sì, secondo Guido Fanelli, professore di Anestesia e Rianimazione dell'università di Parma e coordinatore della Commissione Nazionale del Ministero della Salute per l’attuazione della legge 38/2010. «Ancora oggi un paziente con dolore va dal medico e esce con la prescrizione di un Fans (antinfiammatorio non steroideo) e un gastroprotettore anche quando gli servirebbe un oppioide. Le cose si muovono: i consumi di oppioidi crescono del 23% annuo, oggi siamo vicini ai livelli della Spagna, nel 2008 eravamo a livello di quelli  dell'Angola. Serve informazione al cittadino (il 70% dei pazienti non sa che c'è una legge che li tutela, così come il 40% dei medici), la formazione e l'appropriatezza».

I FARMACI ADATTI - Il manuale è uno strumento che anche medici di famiglia e farmacisti, ogni giorno a contatto con i pazienti, dovrebbero tener stretto. «E'  fondamentale riconoscere quali sono i tipi di dolore di cui il malato soffre, per non procedere in maniera stereotipata» sostiene Pierangelo Lora Aprile, responsabile del Segretariato Scientifico e dell’Area Dolore della Società Italiana di Medicina Generale (Simg). «Ora, oltre all'intensità, si valutano durata e natura del dolore (per di più con mezzi diagnostici alla portata di tutti, graffette, garze, una provetta d'acqua calda). I farmaci vanno poi scelti in ragione del tipo di sofferenza trovata: analgesici puri o loro associazioni nel dolore non infiammatorio; Fans nel dolore infiammatorio a cui associare un analgesico centrale; farmaci che agiscono a livello di canali ionici e sulla ricaptazione di neurotrasmettitori nel dolore neuropatico».

CENTRI ACCREDITATI: SAPERE E'DIRITTO DEL PAZIENTE - Da due anni c'è una legge per tutelare i malati che soffrono, che dice innanzitutto che il dolore non è solo un sintomo di molte patologie, me è un'entità a se stante, che come tale merita di essere affrontata. Dice anche che il dolore va misurato e identificato nelle sue diverse forme, per trovare la giusta terapia. Oggi questa legge potrà forse essere applicata nella sua interezza grazie alle linee guida (emanate alla fine 2010) e a un documento con i requisiti minimi e le modalità organizzative per l'accreditamento dei centri. «Questo atto darà finalmente le gambe alla legge» commenta Guido Fanelli. «Potranno così finalmente essere definiti quali sono i centri di eccellenza che davvero combattono il dolore, passo importante perchè sapere è diritto del paziente». Grazie ai requisiti in ogni regione si potranno identificare le strutture adeguate per l'assistenza ai malati in fase terminale, le cure palliative, la terapia del dolore, anche in ambito pediatrico.

I CENTRI - La rete per la terapia del dolore  è fatta di nodi di 3 tipi: gli ambulatori, i centri Spoke per la diagnosi e il trattamento del dolore e gli Hub, ovvero i centri di riferimento superspecializzati. Per ogni tipologia sono definiti i requisiti minimi necessari, dalle ore di attività settimanale alla reperibilità telefonica, dall'organico alle attrezzature dedicate. In ospedale, ambulatorio, hospice e anche a domicilio al malato dovrà essere garantita assistenza continuata, da parte di personale preparato. Si prevede anche assistenza sociale e spirituale a malati e  familiari, così come un supporto psicologico per gli operatori sanitari. Si dovrà seguire il paziente anche nella fase riabilitativa, aiutandolo a reinserirsi in società e nel lavoro.

VALUTARE LA QUALITA’ - «E' il compimento di un percorso iniziato con il progetto Ospedale senza dolore, promosso con lungimiranza fra gli altri da Umberto Veronesi - ricorda Lora Aprile -. Si è fatto tanto, si parla di Ospedale-Territorio, ma serve che i diversi professionisti parlino la stessa lingua, prendano in carico il paziente con qualcosa di più di una lettera fra specialista e medico di famiglia, ricordando che il dolore rende disabili e le persone vanno supportate. Poter identificare i centri in base a criteri di qualità permette di superare anche i gap fra le Regioni, di valutare i servizi offerti. Con questo passo si è unificato questo Paese, nel nome del diritto non solo all'accesso, ma anche alla qualità delle cure».

Donatella Barus

Leggi anche:

Il blog di Veronesi: Parlare di dolore a ferragosto

Dal dolore si può guarire, ma pochi lo sanno

Donatella Barus
Donatella Barus

Giornalista professionista, dirige dal 2014 il Magazine della Fondazione Umberto Veronesi. E’ laureata in Scienze della Comunicazione, ha un Master in comunicazione. Dal 2003 al 2010 ha lavorato alla realizzazione e redazione di Sportello cancro (Corriere della Sera e Fondazione Veronesi). Ha scritto insieme a Roberto Boffi il manuale “Spegnila!” (BUR Rizzoli), dedicato a chi vuole smettere di fumare.


Articoli correlati


In evidenza

Torna a inizio pagina