Le temperature più alte e il maggior consumo di cibi crudi favoriscono un aumento dei casi durante l’estate. Evitarle si può, a patto di seguire alla lettera alcune regole
Il rischio c’è tutto l’anno, ma i casi di tossinfezione alimentare aumentano sensibilmente con l’arrivo della bella stagione. Le temperature più alte e il cambio di alcune abitudini che portano a consumare più pasti lontano da casa sono le cause principali del trend di crescita di queste malattie durante il periodo estivo. Le insidie così finiscono per arrivare soprattutto da ciò che mangiamo. Oggi risultano classificate più di 250 tossinfezioni alimentari, causate da diversi patogeni: principalmente batteri, parassiti e virus. Nonostante i progressi della scienza, con il passare degli anni ne vengono identificati nuovi: a seguito anche dei costanti scambi commerciali e della globalizzazione di alcune abitudini alimentari.
Prima di compiere viaggio tra le diverse malattie, occorre fare un paio di precisazioni. Se ne distinguono, innanzitutto, tre tipi: le infezioni (si hanno quando si consumano alimenti contenenti microrganismi vivi che si moltiplicano nell’intestino o colpiscono altri organi attraverso le tossine), le intossicazioni (provocate dalla tossina presente nell’alimento nel momento in cui viene consumato) e le tossinfezioni (forme miste causate dal microrganismo e dalla sua tossina).
La contaminazione dei cibi può avvenire in diversi momenti. Un alimento - di origine animale o vegetale - può ospitare un microrganismo o la sua tossina dall’origine o essere contaminato per errate procedure di conservazione o manipolazione. Anche la cottura, normalmente consigliata per evitare qualsiasi problema, potrebbe rivelarsi inutile nel caso in cui l’alimento cotto venisse a contatto con uno crudo contaminato.
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(a cura di Ettore Amato, Donatella Barus e Fabio Di Todaro)