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Alimentazione
Fabio Di Todaro
pubblicato il 04-07-2018

Pranzare col gelato? Sì, ma con alcune accortezze



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Può capitare, in estate, di voler fare pausa pranzo con un cono o una coppetta di gelato. Nessun problema, a patto di non farlo tutti i giorni. Il segreto sta nel mischiare creme e gusti alla frutta

Pranzare col gelato? Sì, ma con alcune accortezze

Nasce come uno spuntino: leggero, energetico e digeribile. Poi è divenuto il dessert più comodo da mettere a tavola, nel corso dell'estate.

Sempre più spesso, però, durante la bella stagione ci sono persone che preferiscono mangiare un gelato al posto di uno dei pasti principali: il pranzo o la cena.

Accanto alle classiche occasioni, stanno nascendo nuove opportunità di consumo del gelato, in tutte le sue varianti: artigianale o industriale, sul cono o in coppetta, alla frutta o cremoso. Ma è consigliabile sostituire un piatto di pasta o un secondo con un gelato?

La scelta deve partire dal consumatore, ma se è occasionale nessun problema: a patto però di rispettare poche e semplici indicazioni.   

A COSA SERVONO I CARBOIDRATI? 

MEGLIO PREDILIGERE IL GELATO ARTIGIANALE

«Prima di tutto è importante distinguere il gelato artigianale da quello industriale - afferma Elena Dogliotti, biologa nutrizionista e membro della supervisione scientifica della Fondazione Umberto Veronesi -. Nonostante non ci siano disposizioni di legge, il primo deve avere infatti delle precise caratteristiche: essere realizzato in giornata e comunque consumato nell'arco di un paio di giorni, senza grassi idrogenati e conservato semplicemente al freddo, senza l'aggiunta di coloranti e conservanti». In questo modo è possibile garantire un apporto di zuccheri semplici, grassi e chilocalorie inferiore rispetto agli analoghi consumati optando per un gelato industriale. Detto ciò, occorre comunque tenere d'occhio la frequenza dei consumi. «Va bene se, nel corso dei mesi estivi, questa scelta viene adottata una o due volte alla settimana - aggiunge Dogliotti -. Non di più, perché il rischio è quello di esagerare con gli zuccheri. E comunque, come ripetiamo sempre, una dieta è tanto più sana quanto più varia». Anche per chi deve mantenersi, il pranzo rappresenta il momento più opportuno per concedersi un gelato senza sensi di colpa: evitando di non esagerare con le dimensioni e i gusti e (sopratutto) consumandolo al posto del pasto tradizionale (non in aggiunta).


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UN GUSTO ALLA CREMA E UNO ALLA FRUTTA

Per evitare di avvertire nuovamente i morsi della fame nell'arco di poche ore, è importante che il pasto non contempli soltanto il gelato. «L'ideale sarebbe consumare una piccola insalata soltanto con verdure crude e un filo d'olio, per avere qualcosa di masticabile». Un piatto ideale è infatti quello che contiene per metà frutta e verdura, per un quarto carboidrati e per un quarto proteine. «Scegliendo un gusto alla frutta si può contare su una buona quantità di zuccheri semplici, una piccola componente di fibre vegetali e altri elementi naturali di qualità, come per esempio la farina di carrube. Il consiglio è quello di abbinare sempre un gusto alla frutta con uno alla crema: in questo modo si assumono anche proteine e grassi e si riduce il carico glicemico, in modo da evitare che la fame torni troppo in fretta».

I GUSTI PER GLI INTOLLERANTI AL LATTOSIO

Le indicazioni sono valide anche per gli intolleranti al lattosio. Per quanto riguarda i gelati, infatti, è abbastanza diffuso l’uso di produrli utilizzando latti vegetali, come per esempio il latte di soia o il latte di riso, naturalmente senza lattosio. E poi, ricorda Paola Minale, allergologa dell'ospedale San Martino - IST di Genova, «non bisogna dimenticare che che alcuni gusti di gelato sono preparati senza latte e derivati: quelli alla frutta, a eccezione del cocco e della banana, i sorbetti fatti con acqua e il gelato al cioccolato extra fondente. Il consiglio, per chi è allergico, è comunque quello di chiedere sempre gli ingredienti in gelateria».


 

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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