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Alimentazione
Fabio Di Todaro
pubblicato il 08-01-2014

La dieta mediterranea è il miglior “farmaco” del diabete II



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L’evidenza emerge da uno studio che ha confrontato la risposta della glicemia e dei livelli di insulina a tre diversi modelli alimentari: promossa la tavola mediterranea

La dieta mediterranea è il miglior “farmaco” del diabete II

Diabete e dieta, si sa, vanno a braccetto. Di fronte a un soggetto che ha appena scoperto di soffrire della forma metabolica della malattia - definita diabete di tipo II -, il medico si sente fare quasi sempre una domanda, innanzitutto: «Dottore, cosa dovrò mangiare da domani?». Divieti perentori non ce ne sono, ma qualche correttivo va sicuramente apportato, se si considera che il diabete di tipo II è spesso una conseguenza del sovrappeso. Iperinsulinemia e iperglicemia sono le successive spie che portano alla diagnosi.

COME COMPORTARSI A TAVOLA?

Qual è la dieta più giusta da seguire dopo aver scoperto di soffrire di diabete di tipo II? L'American Diabetes Association è chiara nel consigliare «un regime alimentare a basso contenuto di grassi, in modo particolare quelli saturi, zucchero e sale». I nutrizionisti più intransigenti consigliano di eliminare del tutto i carboidrati, ma in questo caso c'è il rischio che il surplus di grassi sovraccarichi il rischio di andare incontro a episodi cardiovascolari. Di recente, invece, è emersa l'efficacia di una dieta di tipo mediterraneo non solo a scopo preventivo, ma anche per quelle che sono le esigenze dei diabetici. Dunque, quali alimenti deve scegliere chi ha la necessità di tenere sotto controllo la glicemia? «L'impatto delle scelte alimentari sulla salute si valuta tenendo conto non solo della quantità dei nutrienti, ma soprattutto della loro qualità - spiega Gabriele Riccardi, professore di endocrinologia e malattie del metabolismo all'università Federico II di Napoli -. Questo vale non soltanto per i grassi, ma anche per le proteine e i carboidrati.  A un diabetico è bene non consigliare snack dolci, merendine e pizzette che inducono un senso di sazietà di breve durata. Andrebbero preferiti spuntini a base di frutta o di frutta secca o anche salati, purché a base di prodotti derivanti da farine integrali».

LA DIETA MEDITERRANEA

Per capire quale tra una dieta a basso contenuto di carboidrati, una a ridotto tenore di grassi e una di tipo mediterraneo sia la più adatta da suggerire ai diabetici, un team di ricercatori svedesi le ha somministrate, a turno, a un gruppo di pazienti. Dallo studio, pubblicato su Plos One, è così emerso che i livelli di glucosio e insulina nel sangue crescevano molto di più seguendo una dieta povera di grassi rispetto a una a ridotto contenuto di carboidrati. Ma a colpire positivamente è stata la reazione dell'insulina a una dieta di tipo mediterraneo. Sebbene si possa discutere la scelta di servire una sola tazza di caffè a colazione, i ricercatori hanno notato come, rispetto agli altri due schemi alimentari, la risposta dell'insulina nelle ore successive al pranzo fosse migliore, favorita da un aumento della secrezione delle incretine. «I vantaggi della dieta mediterranea non riguardano soltanto un più efficace controllo della glicemia, ma anche un effetto benefico sul peso, sul profilo lipidico e dunque sul rischio cardiovascolare - prosegue Riccardi -. Le caratteristiche principali di questo modello alimentare riguardano l'uso moderato dei grassi animali e il consumo generoso di verdura, legumi, frutta e frutta secca, ricchi di carboidrati a lento rilascio in grado di mantenere più facilmente sotto controllo la glicemia dopo i pasti». 


QUANTI PASTI AL GIORNO?

Spezzare un lungo periodo di digiuno può essere utile per evitare di sedersi a tavola affamati. Consumare pasti troppo abbondanti induce anche un eccessivo introito energetico, propedeutico al sovrappeso. Quanto al metabolismo postprandiale, occorre considerare i livelli ematici degli zuccheri e dell’insulina: se troppo elevati, la riduzione di attività delle cellule beta del pancreas è più marcata e il rischio di malattie cardiovascolari più alto.

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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