Con terapie sempre più specifiche a disposizione, i diabetologi si danno al profiling dei pazienti: qual è la cura più efficace, tollerabile e bene accetta per ognuno lo dicono degli algoritmi
Con terapie sempre più specifiche a disposizione, i diabetologi si danno al profiling dei pazienti: qual è la cura più efficace, tollerabile e bene accetta per ognuno lo dicono degli algoritmi
C’era una volta il malato di diabete. Oggi la medicina parla al plurale e traccia identikit diversificati, in base alle caratteristiche della patologia, della persona e ai bisogni particolari legati al suo stile di vita. Per definire i percorsi di cura più adatti a ciascuna tipologia, i diabetologi italiani ricorrono a strumenti cari a matematici e informatici: gli algoritmi.
5 IDENTIKIT DIABETICI - Paolo ha 43 anni, fa l’autista di bus, è longilineo e ha un’iperglicemia lieve. Agnese ha 68 anni e ha parecchi chili da perdere. Lucia, 50 anni, non ha mai fatto terapie antidiabetiche e ha appena scoperto di avere una iperglicemia severa. La cura migliore per l’uno non è adatta alle altre, e viceversa. «Noi diabetologi abbiamo 8 classi di farmaci a disposizione e ne è in arrivo una nona – spiega Carlo Bruno Giorda, Presidente dell’Associazione Medici Diabetologi (Amd http://www.aemmedi.it/) -. Finora ci si affidava alle conoscenze e al buon senso del medico, che identificava i bisogni del suo assistito. Ora abbiamo provato a fornire una guida utile ai medici. Si tratta di 5 algoritmi o flowchart (serie di istruzioni che portano a un risultato) per altrettanti tipologie di paziente».
I CRITERI DI SCELTA - Le caratteristiche con cui si tenta di tipizzare il paziente diabetico sono il peso, la glicemia a digiuno, la glicemia pre e postprandiale, i rischi legati all’ipoglicemia (il calo di glicemia legato alle terapie antidiabete, pericolosa soprattutto per chi fa certi mestieri, come il pilota o il muratore), la presenza di ipertensione, colesterolo o trigliceridi alti. «Per ciascun tipo di paziente si possono usare diversi approcci – prosegue Carlo Giorda - a partire dagli interventi sullo stile di vita – dieta, attività fisica, educazione per finire ai farmaci che hanno pregi e difetti diversi».
Se questo metodo di schedatura guidata servirà, ce lo confermerà uno studio internazionale che, spiega Giorda «nei prossimi due anni cercherà di vedere se le persone tipizzate raggiungono più in fretta i valori glicemici desiderati».
TERAPIE VECCHIE E NUOVE - Se oggi ha senso parlare di terapie personalizzate è anche per piccoli grandi passi di farmaci che evolvono. Un esempio è la recente introduzione di metformina in polvere: un farmaco in uso da 50 anni, usato dal 50-60% delle persone con diabete di tipo 2, aggiunge al tradizionale formato in compresse la bustina solubile, che può rendere la vita più facile a chi in media (lo dice un’indagine Gfk Eurisko) è costretto a deglutire 6 compresse al giorno per il diabete e le patologie correlate. Ci sono poi nuovi farmaci della classe delle incretine, che hanno il pregio di non indurre ipoglicemia né aumento di peso (addirittura in alcuni casi si ha una diminuzione).
MEGLIO SUBITO!- La vera rivoluzione però, sta nella capacità di prevenire il diabete, o almeno di arrivare a una diagnosi precoce. In Italia oltre il 5% della popolazione è colpito dalla malattia, compreso un 1-2% che non sa di esserlo. Si parla dell’8% della spesa sanitaria, circa 10 miliardi di euro nel 2011, più del doppio rispetto a 15 anni fa. «Migliorare il quadro metabolico nelle prime fasi della malattia – precisa Giorda – significa ridurre di molto il peso delle complicanze negli anni a venire». Per questo l’Amd ha lanciato il progetto Subito!, partito in Sardegna, dove medici di medicina generale, diabetologi e cardiologi sottoporranno ai loro pazienti un questionario per individuare il rischio di sviluppare il diabete.
Donatella Barus
Donatella Barus
Giornalista professionista, dirige dal 2014 il Magazine della Fondazione Umberto Veronesi. E’ laureata in Scienze della Comunicazione, ha un Master in comunicazione. Dal 2003 al 2010 ha lavorato alla realizzazione e redazione di Sportello cancro (Corriere della Sera e Fondazione Veronesi). Ha scritto insieme a Roberto Boffi il manuale “Spegnila!” (BUR Rizzoli), dedicato a chi vuole smettere di fumare.