Non è una malattia antica o dei ricchi. C’è anche oggi ed è in aumento: 5 milioni di italiani, molti inconsapevoli, sono a rischio. Novembre è il mese della prevenzione: il controllo dell’uricemia dovrebbe entrare tra gli esami normali del sangue
Novembre, mese della gotta. Non perché in questo periodo la malattia si acutizzi, ma perché così hanno deciso la Società italiana di reumatologia (Sir) e la Società italiana di medicina generale (Simg) per attirare l’attenzione su questa patologia che risulta sottovalutata. L’impressione è che la sua diffusione sia in aumento. Diciamo “impressione” perché mancano statistiche certe. Un’indicazione può venire dagli Stati Uniti, dove invece le statistiche non mancano mai ed una, recente, ha certificato che il 3,9% della popolazione è affetto dalla gotta: 8,3 milioni, di cui 6,1 milioni uomini. Perché si tratta di un’affezione che colpisce soprattutto i maschi e storicamente si era guadagnata la fama di malattia dei maschi ricchi: Giulio Cesare, Carlo Magno, Luigi XIV tra gli illustri malati.
UN MALE DEMOCRATICO - «Oggi la gotta si è fatta democratica – spiega Enrico Fusaro, primario facente funzioni di Reumatologia alle Molinette di Torino. – Poiché è legata all’alimentazione e un tempo i poveri mangiavano in modo diverso dai ricchi, con ben poche proteine, il cui eccesso può favorire l’insorgere della gotta. Oggi, invece, mangiamo bene tutti, ma non basta questo per scatenare l’aumento patologico di acido urico nel sangue (o iperuricemia) sennò saremmo tutti ammalati. La gotta, e l’iperuricemia che la provoca, si instaurano solo se c’è una predisposizione genetica, che si osserva con la familiarità: di solito dietro a un paziente c’è un padre o un parente gottoso». Malattia «democratica», ma risparmia le donne. Perché? «Il ciclo mestruale elimina l’acido urico. Infatti dopo la menopausa c’è parità di incidenza tra donne e uomini».
PRIMO COLPITO: L’ALLUCE - La Simg e la Sir si sono mosse promuovendo per il mese di novembre iniziative di piazza in varie città e in centri commerciali. Lo scopo è informare, perché risulta che sono molto sottovalutate, a parte la gotta in sé, le sue complicazioni a livello renale e cardiovascolare. La gotta è data dall’eccesso di acido urico che si deposita in cristalli di urato nelle articolazioni, a cominciare, in genere, dall’alluce. Periodicamente si manifesta con gonfiori, arrossamenti locali e dolori. Poiché questi attacchi, però, in genere sono brevi, succede che i pazienti o trascurano di andare dal medico oppure abbandonano presto le terapie.
TOCCA MILIONI DI ITALIANI - Una cifra, e impressionante, le due associazioni mediche ce l’hanno: al database Health Search della Simg, che monitora i pazienti di oltre mille medici di base, risultano 5 milioni di italiani con iperuricemia. «Il controllo dell’uricemia dovrebbe entrare nei normali esami del sangue - raccomanda il professor Fusaro. – Il valore non deve superare i 6 mg/dl. Oltre questo livello si può intervenire con una dieta apposita o con farmaci, dipende dal singolo caso».
MENO PROTEINE, MOLTA ACQUA E MEZZ'ORA DI MOTO - Sir e Simg segnalano delle “mode” alimentari odierne che favorirebbero un aumento della gotta: il diffondersi di diete dimagranti iperproteiche – e le proteine contengono le purine, la materia prima per la formazione di acido urico -, dell’uso di diuretici ancora per perdere peso o per la pressione alta negli anziani, della birra tra i giovani (ricca di purine), di bevande o altri prodotti al fruttosio, altra sostanza “creatrice” dell’acido sotto accusa. Per questo motivo nella dieta consigliata dai reumatologi non deve abbondare la frutta, ricca di fruttosio. Cibi decisamente sconsigliati sono insaccati, frattaglie, crostacei, selvaggina, carni soprattutto di maiale, manzo, agnello. Tra le raccomandazioni delle società dei medici: bere molta acqua e mezz’ora di moto al giorno.
Serena Zoli
Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.