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Alimentazione
Daniele Banfi
pubblicato il 30-05-2011

Gotta: scagionate le carni bianche



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Sempre più studi indicano che solo alcune carni sembrano implicate nell'insorgenza della patologia.

Gotta: scagionate le carni bianche

Considerata un tempo la malattia dei ricchi, sempre più studi indicano che solo alcune carni sembrano implicate nell'insorgenza della patologia. Un'importante ricerca scientifica «scagiona» quelle bianche. Il fattore principale nella prevenzione rimane comunque una corretta alimentazione

Ogni portata di carne e pesce consumata in più rispetto al normale quantitativo settimanale aumenta il rischio di sviluppare la gotta del 21% e del 7% rispettivamente. Molte carni bianche e diverse proteine vegetali invece, un tempo considerate responsabili della malattia, non sembrano avere un ruolo chiave nello sviluppo del disturbo. Ad affermarlo è uno studio che ha coinvolto più di 50 mila persone, durato circa 10 anni, pubblicato dalla prestigiosa rivista New England Journal of Medicine.

 

COS'E' LA GOTTA?

La gotta, considerata in passato una malattia sinonimo di ricchezza, è una patologia causata dall'accumulo di acido urico a livello delle articolazioni. Questo fenomeno porta ad una continua infiammazione dei tessuti che può, in diversi casi, diventare cronica. I sintomi sono invece spesso acuti come dolore alle articolazioni, in particolare all'alluce, alle mani e ai polsi ed hanno una durata di circa 5-10 giorni.

 

CAUSE

Anche se alcuni recenti studi hanno evidenziato che la genetica può giocare un ruolo importante nello sviluppo della malattia, l'alimentazione è sicuramente un fattore tutt'altro che da trascurare. Spesso infatti la gotta si manifesta a causa di continui eccessi a tavola come il consumo esagerato di carni rosse (in passato era considerato un alimento per ricchi), crostacei, formaggi stagionati e bevande zuccherate. Non solo, anche l'alcol e la birra in particolare viene considerato come fattore che favorisce la gotta. Tutto ciò porta ad una aumentata produzione di acido urico e ad una ridotta capacità dei reni di eliminarlo. Per questa ragione i suoi cristalli si depositano a livello delle articolazioni causando il tipico dolore dovuto all'intensa infiammazione.

 

QUALI ESAMI?

I principali test per la diagnosi della malattia sono l'esame del sangue dove viene valutata l'uricemia, ovvero la quantità di acido urico circolante, o l'analisi del fluido che viene estratto dalla zona dove la persona sente dolore.

 

PREVENZIONE

Come ampiamente dimostrato da diversi studi, la gotta pur essendo presente sin dall'antichità, è diventata più frequente rispetto a 20 anni fa soprattutto negli stati che hanno risentito particolarmente del boom economico. In queste nazioni la frequenza della malattia nella popolazione sta diventando paragonabile a quella dei paesi industrializzati. La ragione principale è rappresentata dal cambiamento dei comportamenti nel modo di alimentarsi. Cosa mettiamo in tavola rimane dunque l'arma principale per prevenire l'insorgenza della gotta. Bere alcol con moderazione, non consumare troppe carni rosse e non esagerare con i soft-drink sono solo alcuni dei piccoli accorgimenti da tenere presente. Nel caso invece la gotta sia già presente, oltre ad una corretta alimentazione è indispesabile il trattamento farmacologico. Antinfiammatiori per alleviare il dolore e farmaci per ridurre la quantità di acido urico circolante nel sangue sono le due strategie per guarire dalla “malattia dei ricchi”.

Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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