Uno studio lungo 30 anni ha rivelato che un maggiore consumo di alimenti ultra-processati è collegato a un rischio di morte leggermente più elevato
Un maggiore consumo della maggior parte degli alimenti ultra-processati è collegato a un rischio di morte leggermente più elevato. Sotto accusa soprattutto i prodotti pronti a base di carne, pollame, frutti di mare, bevande zuccherate, dessert a base di latticini e cibi per la colazione altamente trasformati. È quanto emerso da uno studio statunitense durato 30 anni e recentemente pubblicato sul British Medical Journal.
COSA SONO GLI ALIMENTI ULTRA-PROCESSATI
Per alimenti ultra-processati si intendono tutti quei prodotti confezionati destinati all’uso alimentare che hanno subito ripetute lavorazioni industriali. Sono inclusi in questa definizione i prodotti da forno e gli snack confezionati, le bevande gassate, i cereali zuccherati e i prodotti pronti per il consumo o da riscaldare. Spesso, questi alimenti contengono sostanze come coloranti, emulsionanti, aromi e altri additivi e sono generalmente molto calorici, in quanto contengono zuccheri aggiunti, grassi saturi e sale, ma mancano di sostanze nutritive utili per l’organismo, come vitamine e fibre. Il consumo di alimenti ultra-processati è cresciuto in modo esponenziale nel tempo in tutto il mondo, soprattutto nei Paesi occidentali. Tuttavia, sempre più studi collegano gli alimenti ultra-processati al rischio più elevato di sviluppare condizioni di salute come obesità, malattie cardiache, diabete e cancro del colon-retto, ma sono ancora carenti gli studi a lungo termine, che sarebbero in grado di esaminare i collegamenti causali tra il consumo degli alimenti ultra-processati e tutte le cause specifiche di decesso, ad esempio quelli dovuti al cancro o alle malattie cardiovascolari.
UN'OSSERVAZIONE DURATA 30 ANNI
Per comprendere meglio il nesso causale tra il consumo di alimenti ultra-processati e le cause di decesso, i ricercatori che hanno condotto questo recente studio hanno monitorato la salute a lungo termine di 74.563 infermiere e di 39.501 professionisti sanitari di sesso maschile provenienti rispettivamente da 11 e da 50 stati degli Stati Uniti, attraverso la raccolta di dati provenienti da due lunghi studi, il Nurses’ Health Study (condotto dal 1984 al 2018) e l’Health Professionals Follow-up (condotto dal 1986 al 2018). Tutte le persone incluse nello studio non avevano una storia di cancro, malattie cardiovascolari o diabete al momento dell'arruolamento nello studio. Ogni due anni, i partecipanti fornivano informazioni sul loro stato di salute e sulle loro abitudini di vita e ogni quattro anni compilavano un dettagliato questionario alimentare. La qualità generale della dieta è stata valutata anche utilizzando un indice specifico, detto Alternative Healthy Eating Index-2010 (AHEI). Durante il periodo di osservazione di più di 30 anni, i ricercatori hanno identificato 48.193 decessi, inclusi 13.557 decessi dovuti a cancro, 11.416 decessi dovuti a malattie cardiovascolari, 3.926 dovuti a malattie respiratorie e 6.343 decessi dovuti a malattie neurodegenerative. Rispetto ai partecipanti che consumavano meno cibo ultra-processato (in media 3 porzioni al giorno), in chi ne consumava di più (in media 7 porzioni al giorno) è stato osservato un rischio maggiore del 4% di morte per tutte le cause e una mortalità maggiore del 9% per cause diverse da cancro o malattie cardiovascolari, incluso un rischio più elevato dell’8% di morte per cause neurodegenerative. Non sono state osservate differenze relative al sesso dei partecipanti.
GLI ALIMENTI INCRIMINATI
Lo studio ha permesso anche di identificare le classi di alimenti che aumentavano maggiormente il rischio di decesso. Infatti, l’associazione tra il consumo di cibi ultra-processati e il rischio di morte variava a seconda dei gruppi alimentari specifici, con prodotti pronti a base di carne rossa, pollame e frutti di mare confezionati che mostravano le associazioni più forti, seguiti da bevande zuccherate artificialmente, dessert a base di latte e alimenti per la colazione. Inoltre, l’associazione era meno pronunciata dopo aver preso in considerazione la qualità generale della dieta, suggerendo che seguire un’alimentazione sana per la maggior parte del tempo abbia un’influenza più forte sulla salute a lungo termine, rispetto al consumo di singoli alimenti ultra-processati.
CONSUMO MODERATO E DIETA SANA
I ricercatori che hanno condotto lo studio sottolineano che non tutti i prodotti alimentari ultra-processati dovrebbero essere soggetti a restrizioni universali e affermano che si dovrebbe evitare un’eccessiva semplificazione nella formulazione delle raccomandazioni dietetiche. Questo anche alla luce di una difficile classificazione degli alimenti ultra-processati. Infatti, non necessariamente un cibo ultra-processato è ricco di grassi o di calorie ed è importante tenere presente che anche alimenti non ultra-processati, come ad esempio la carne rossa, non dovrebbero essere consumati in eccesso. Tuttavia, i risultati ottenuti da questo lungo follow-up confermano la necessità di limitare il consumo di alcuni tipi di alimenti ultra-processati, al fine di preservare la salute a lungo termine. Anche se le ricerche future dovranno confermare i dati pubblicati su altre popolazioni, l’importanza di questo studio riguarda soprattutto una presa di coscienza, non solo per i singoli consumatori, ma anche a livello di salute pubblica, per una alimentazione più consapevole e la necessità di una sempre maggiore trasparenza circa la composizione dei prodotti che consumiamo. Seguire una dieta bilanciata è alla base della salute e, in un contesto di abitudini alimentari sane, potrebbe essere possibile anche concedersi alimenti ultra-processati (che è importante conoscere e saper riconoscere), ma in modo limitato e senza che diventi un’ abitudine.