Chiudi
Alimentazione
Serena Zoli
pubblicato il 28-11-2023

Ecco perché in inverno mangiamo di più



Aggiungi ai preferiti

Registrati/accedi per aggiungere ai preferiti

Ci nutriamo di più quando la temperatura esterna si abbassa perché consumiamo più energia per mantenere il nostro corpo a 37°. Nel cervello un sistema controlla l’equilibrio e d’estate fa mangiare meno per contrastare il troppo caldo

Ecco perché in inverno mangiamo di più

Perché d’inverno mangiamo di più? Le temperature fredde come stimolano il nostro cervello a provare più fame? A questo interrogativo hanno dedicato uno studio allo Scripps Research Institute, centro di ricerca nel campo delle scienze biomediche con sede a La Jolla (California, Usa). Studio pubblicato sulla rivista Nature. La premessa è che i mammiferi spendono molta energia per mantenere il corpo sempre alla stessa temperatura, perciò quando sono esposti al freddo devono bruciarne di più. La maggiore richiesta di energia stimola a livello cerebrale un aumento dell’appetito, della spinta a mangiare, ma in base a quale meccanismo? Questa è la domanda che si sono posti a La Jolla i professori Li Ye e Neeraj Lal nel loro studio con i topi di laboratorio.

L’IPOTESI DELLE TERAPIE DEL FREDDO

Anticipiamo che un pensiero è stato questo: se il freddo fa consumare più energia per mantenere la temperatura corporea stabile, forse si potrebbero impostare metodi per la perdita di peso attraverso le “terapie del freddo”. E qualche esperimento contro l’obesità è stato fatto. Ma partiamo dalla temperatura ambientale: se da 23° scende a 4°, in laboratorio gli animali cominciano la ricerca di cibo circa dopo sei ore, il che indica che non basta la sensazione del gelo a mobilitare l’appetito. Il via viene dal cervello, da un “gioco” tra i suoi circuiti. I ricercatori hanno visto che alle basse temperature la gran parte dell’attività dei neuroni è molto più lenta, tranne in alcune zone del talamo che apparivano più vivaci.

Download

REGISTRATI

per scaricare o sfogliare il materiale

Alimentazione e salute. Le risposte scientifiche a domande frequenti

CONTENUTO PLUS

Contenuto
Plus

Sei già registrato? ACCEDI

TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI

L’OMEOSTASI NEL CERVELLO

Abbiamo chiesto alla professoressa Simona Bertoli, ordinaria di Nutrizione clinica all’Università di Milano e direttore dei Centri obesità dell’Ircss Auxologico, di illustrare i passaggi di questa ricerca californiana. «Nel nostro talamo – esordisce – sono elaborati e ritrasmessi alla corteccia cerebrale tutti gli stimoli sensitivi provenienti dal midollo spinale e dal tronco encefalico e avviene il riconoscimento cosciente di alcune sensazioni tra cui il dolore e la temperatura (grossolana). Se c’è freddo come pure se, all’inverso, c’è molto caldo, entra in funzione un sistema omeostatico per mantenere la nostra temperatura a 37°. Disponiamo di diversi sistemi omeostatici cerebrali che tengono al giusto livello i nostri parametri vitali».

TREMARE DI FREDDO PRODUCE CALDO

Ricordiamo che l’omeostasi indica la capacità di un organismo di autoregolarsi mantenendo costante l'ambiente interno pur nel variare delle condizioni che riguardano l'ambiente esterno (dal greco òmoios simile e stasis posizione). «Se il nostro organismo si mantiene a 37° consente alle nostre cellule di lavorare bene – riprende la professoressa Bertoli. – Se invece veniamo esposti sotto i 4° il nostro sistema omeostatico deve aumentare il calore interno e lo fa stimolando la contrazione muscolare di braccia e gambe. In effetti, se fa freddo tremiamo: è così che si produce calore. Sotto i 4°, in effetti, la contrazione muscolare consuma più energia, ma allora via ipotalamo, altra area cerebrale, scatta il senso di fame che ci spinge a mangiare».

D’ESTATE PERDERE CALORE SUDANDO

Nel caso di alte temperature parte lo stesso meccanismo, ma rovesciato: l’omeostasi spinge a dissipare il calore e lo fa attraverso il sudore, facendo fuoriuscire vapore acqueo. Continua Simona Bertoli: «Nel modello animale, al freddo il topo si muove di più, cerca più cibo e anche con il maggior movimento si procura calore».

IL GELO CONTRO IL DOLORE

Torniamo agli esperimenti già compiuti di “crioterapia”, la terapia del freddo cui si accennava sopra. Spiega la scienziata milanese che esiste una sorta di box, detto “criocamera”, con temperatura bassissima, - 170, dove il paziente può venire immerso per pochi istanti e si possono ottenere risultati positivi contro l’infiammazione e contro il dolore. Per queste due indicazioni il metodo è in uso. Quanto alla perdita rapida di peso, siamo ancora a livelli di studio, il “gelo” forse potrà aiutare contro l’obesità.

Sostieni la ricerca, sostieni la vita. Dona ora

Dona ora per la ricerca contro i tumori

Dona ora per la ricerca contro i tumori

Sostieni la vita


Scegli la tua donazione

Importo che vuoi donare

Serena Zoli
Serena Zoli

Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.


Articoli correlati


In evidenza

Torna a inizio pagina