Oltre il 46% degli adulti e il 26,3% tra bambini e adolescenti è in eccesso di peso. Come arginare il fenomeno? Aumentando la consapevolezza, abbattendo lo stigma e fornendo strumenti adatti
In Italia le persone in eccesso di peso sono più di 25 milioni. Di questi, 6 milioni rappresentano i soggetti obesi, corrispondenti al 12% dell’intera popolazione. È quanto emerge dai dati raccolti nel 4° Italian Barometer Obesity Report, realizzato da IBDO Foundation in collaborazione con Istat, Coresearch e Bhave. Questi numeri sono destinati a crescere: ecco perché occorre agire tempestivamente.
DI CHI STIAMO PARLANDO?
Questi 25 milioni di soggetti che presentano una condizione di sovrappeso o obesità sono principalmente adulti: stiamo parlando di più del 46% di tutti gli italiani maggiorenni, corrispondeti a 23 milioni di persone. Anche tra i bambini e gli adolescenti le percentuali, seppur inferiori, sono preoccupanti: il 26,3 % dei minori italiani tra i 3 e i 17 anni, ovvero 2 milioni e 200.000 persone, presentano problemi di peso.
Le differenze di genere ci sono, ma tra gli adulti sono poco evidenziate: tra i maggiorenni, infatti, le donne mostrano un tasso di obesità leggermente inferiore (11,1%) rispetto agli uomini (12,9%); più marcata la differenza in bambini e adolescenti, dove il 23,2% delle femmine è in eccesso di peso rispetto al 29,2% dei maschi.
DIFFERENZE TERRITORIALI
Le regioni meridionali e le isole si confermano aree particolarmnete critiche dove il problema dell’eccesso di peso risulta più diffuso, soprattutto tra i più piccoli. Sono ben il 31,9% al Sud e il 26,1% nelle Isole i bambini e gli adolescenti in sovrappeso. Molti di più rispetto al 18,9% dei residenti del Nord-Ovest, al 22,1% del Nord-Est e al 22% del Centro. Queste disuguaglianze territoriali, seppur in maniera meno marcata, si confermano anche per gli adulti, tra i quali il tasso di obesità varia dal 14% al Sud e 13,6 nelle Isole, al 12,2 del Nord Est, fino al 10,5% del Nord-Ovest e del Centro.
SIAMO CONSAPEVOLI?
A preoccupare è anche la scarsa consapevolezza: una larga quota di italiani non riconosce la propria condizione problematica, alle volte patologica. L’11,1% degli adulti con obesità e il 54,6% degli adulti in sovrappeso, infatti, ritiene di essere normopeso. Lo stesso accade tra i genitori di bambini in sovrappeso o obesi, dove il 40,3% ritiene i propri figli normopeso o addirittura sottopeso. Questi dati devono metterci in allerta: sottovalutare e non trattare opportunamente l’obesità, infatti, porta con sé una serie di complicanze, già in giovane età, come lo sviluppo di malattie croniche tra cui problemi di salute mentale, disturbi cardiaci, diabete di tipo 2, alcuni tumori e problemi a scheletro e articolazioni.
Tutte queste problematiche, inoltre, si riflettono quotidianamente sulla qualità di vita, sui casi di assenteismo dal lavoro, sulla produttività, impattando sulle tasche delle famiglie e dello stato. «Si stima che questa malattia causi il 58% dei casi di diabete tipo 2, il 21% dei casi di cardiopatia ischemica e fino al 42% di alcuni tumori e porta a circa 57mila morti annuali solo nel nostro Paese», spiega Paolo Sbraccia, Vicepresidente IBDO Foundation e Professore Ordinario di Medicina Interna dell’Università di Roma “Tor Vergata”.
L’IMPORTANZA DEGLI STILI DI VITA
L’obesità è una malattia multifattoriale in cui alimentazione e attività fisica influenzano non solo l’instaurarsi della malattia, ma anche gli esiti della terapia. Per questo motivo è importante insegnare e promuovere nella popolazione stili di vita sani che purtroppo, al momento, sono seguiti da un numero troppo basso di grandi e piccoli.
«Ad oggi il 33,7% della popolazione italiana adulta (quasi 20 milioni di persone) non pratica attività fisica, con importanti differenze di genere (il 36,9% delle donne contro il 30,3% degli uomini) – spiega Roberta Crialesi, Dirigente Servizio Sistema integrato salute, assistenza, previdenza e giustizia, Istat. «Tra i bambini poco attivi, il 59,1% delle madri ritiene che il proprio figlio svolga sufficiente attività fisica. Lo stesso accade per quanto riguarda l’alimentazione, dove solo il 18% della popolazione adulta dichiara di consumare 4 o più porzioni di frutta e/o verdura al giorno, e tra le madri di bambini in sovrappeso o obesi, il 69,9% pensa che la quantità di cibo assunta dal proprio figlio non sia eccessiva».
L'OBESITÀ COME MALATTIA CRONICA
Promuovere e diffondere corretti stili di vita intervenendo in maniera mirata su alimentazione e sport è fondamentale per contrastare l’obesità. Oltre a questo, occorre iniziare a considerare l’obesità come una malattia cronica che richiede una gestione a lungo termine, e non una responsabilità del singolo. La comunità scientifica la pensa già così, è il momento di far accettare questa concezione anche ai governi, ai sistemi sanitari e alla stessa popolazione. Questo aiuterà a limitare i luoghi comuni che circolano sull’obesità e che non fanno altro che mortificare chi soffre di questa problematica, contribuendo a isolarlo, riducendo le chance di intervento e di successo.
COMBATTERE LO STIGMA
Erroneamente, si crede che l’obesità sia sempre una scelta, dovuta a scarsa autodisciplina e mancanza di motivazione che portano a essere pigri, a non svolgere attività fisica e a mangiare in maniera sregolata. Questa convinzione stigmatizzante è forte non solo nell’opinione pubblica, ma anche negli operatori sanitari, individuati come la seconda fonte più frequente di stigma nei confronti del peso dopo i familiari. Il pregiudizio impedisce loro di avere un rapporto emozionale con i propri pazienti e di intervenire nella maniera più opportuna, gestendo correttamente i numerosi fattori che, oltre a alimentazione e attività fisica, possono influenzare il peso. Parliamo ad esempio di sonno notturno insufficiente, stress psicologico, interferenti endocrini, farmaci e squilibri ormonali su cui si deve opportunamente intervenire.
Come emerge dal report, per arginare l’obesità, bloccando i numeri destinati a crescere, occorre aumentare la consapevolezza, abbattere lo stigma, agire nelle zone più a rischio e promuovere corretti stili di vita. Non va dimenticata l’importanza di fornire agli operatori sanitari gli strumenti necessari per affrontare l’obesità come un problema complesso in egual misura in tutta Italia, senza differenze territoriali.
Sostieni la ricerca scientifica d'eccellenza e il progresso delle scienze. Dona ora.
Caterina Fazion
Giornalista pubblicista, laureata in Biologia con specializzazione in Nutrizione Umana. Ha frequentato il Master in Comunicazione della Scienza alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste e il Master in Giornalismo al Corriere della Sera. Scrive di medicina e salute, specialmente in ambito materno-infantile