I dati diffusi in occasione della Giornata Mondiale della Salute, che l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha voluto dedicare proprio alla malattia. Preoccupa il trend di crescita nei Paesi in via di Sviluppo. L'efficacia della prevenzione
L’epidemia mondiale di diabete, adesso, ha numeri esatti e proporzioni circostanziate. Sono 422 milioni le persone al mondo che ne risultano colpite (ovvero l’8,5 per cento della popolazione), anche se manca una categorizzazione per le diverse forme (tipo 1, tipo 2, gestazionale). Il dato emerge da un’ampia indagine statistica - 751 gli studi passati in rassegna, per un corrispettivo campione di pazienti pari a 4,4 milioni - pubblicata su The Lancet alla vigilia della Giornata mondiale della Salute (7 aprile), che quest’anno l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha deciso di dedicare proprio al diabete.
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NUMERI IN CRESCITA ANCHE NEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO
A condurla lo stesso gruppo di ricercatori (Imperial College di Londra) che, soltanto, pochi giorni addietro, aveva restituito un’istantanea dei tassi di obesità a livello globale. Le due ricerche, in realtà, hanno più di un punto di contatto. L’aumento generalizzato del peso corporeo - negli intervalli del sovrappeso (indice di massa corporea compreso tra 25 e 29,9) e dell’obesità (superiore a 30) - è infatti considerato la prima causa dell’epidemia di diabete, oggi quattro volte più diffuso rispetto al 1980 (erano 108 milioni). Oltre che nei numeri, la ricerca fornisce anche l’esatta distribuzione geografica della malattia. Se è vero che l’aumento dei tassi complessivi ha riguardato in maniera omogenea quasi tutti i Paesi europei e gli Stati Uniti, anche a causa dell’aumento dell’età media della popolazione, preoccupano di più i significativi incrementi dell’incidenza della malattia in Paesi riconosciuti, tra il 1980 e il 2014, a medio e basso reddito (dove c’è anche un minor accesso ai farmaci di ultima generazione): dalla Cina all’India, dall’Indonesia al Pakistan, dall’Egitto al Messico. La metà degli adulti diabetici, al 2014, risulta concentrata in soli cinque Paesi: Cina, India, Stati Uniti, Brasile e Indonesia. In nessuna zona del mondo, infine, s’è osservata una riduzione dei nuovi casi di malattia. Come spiega Majid Ezzati, docente di salute pubblica all’Imperial College e prima firma della pubblicazione, «il diabete è diventato un’emergenza per la salute pubblica globale e l’obesità rappresenta il suo primo fattore di rischio».
Ecco quando sospettare la malattia (diabete di tipo 2)
TUTTE LE COMPLICANZE DEL DIABETE
Nel 2012 il diabete ha provocato almeno 1,2 milioni di decessi nel mondo e di questo passo tra quindici anni potrebbe rappresentare la settima causa di morte. La condizione è considerata un fattore di rischio per l’insorgenza di diverse complicanze: malattie cardiovascolari (in particolare l’infarto del miocardio), cecità, insufficienza renale amputazione degli arti inferiori. Un altro spunto interessante che emerge dalla ricerca riguarda la maggiore prevalenza della malattia tra gli uomini: ne soffrirebbe il nove per cento, a fronte del 7,9 per cento delle donne (proporzioni invertite rispetto al 1980). Lo studio non lo specifica, ma si da tempo che la maggior parte dei casi - per una quota compresa tra l’85 e il 95 per cento - riguarda il diabete di tipo 2, definito anche come la forma metabolica della malattia, dovuta in larga parte all’eccesso di peso corporeo e all’inattività fisica. Anche se in parte ancora ignota, diversa è l'origine del diabete di tipo 1 (di natura autoimmune), curabile soltanto attraverso le iniezioni di insulina. Meno diffuso, è spesso reversibile, è il diabete gestazionale, in grado però di esporre a successive complicanze metaboliche tanto la mamma quanto il figlio.
IN ITALIA ALMENO QUATTRO MILIONI DI MALATI
Una volta considerato una malattia della seconda metà della vita, oggi il diabete di tipo 2 risulta sempre più frequente anche tra adolescenti e giovani adulti. In Italia, complessivamente, i malati sono circa quattro milioni: prevalenza pari al sei per cento. Ma, avverte la Società Italiana di Diabetologia, «c’è un altro milione di persone diabetiche che non hanno ancora scoperto di avere la malattia». Altro aspetto spesso ignorato è quello della prevenzione. Il diabete di tipo 2, ovvero la forma più diffusa al mondo della malattia, «è prevenibile attraverso un sano stile di vita fatto di alimentazione regolare e dalla giusta dose di attività fisica», afferma Enzo Bonora, ordinario di endocrinologia all’Università di Verona e presidente della Società Italiana di Diabetologia. Senza dimenticare che oggi la malattia - a cui da anni risulta destinato il quindici per cento del Fondo Sanitario Nazionale - è anche di più facile gestione grazie al giusto «mix» di interventi farmacologici (sulfoniluree, biguanidi, tiazolidinedioni e inibitori dell’alfa-glucosidasi) e non (dieta e attività fisica).
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).