Monito per le future mamme: il controllo della glicemia durante la gestazione previene il rischio di complicanze in età adulta e nel nascituro
Transitorio o no che sia, il diabete gestazionale - di norma presente soltanto nel corso della gravidanza - può anche lasciare segni a lungo termine. Le donne che presentano una ridotta tolleranza al glucosio durante la dolce attesa risulterebbero più esposte al rischio di incorrere in malattie cardiovascolari nel corso della loro vita: questa la conclusione di uno studio pubblicato sul Journal of the American Heart Association. Al termine della ricerca, durata vent’anni, i ricercatori hanno notato che le donne che gestivano con difficoltà i livelli di glicemia nel corso della gravidanza, avevano sviluppato con maggiore frequenza negli anni a venire il diabete di tipo 2 o la sindrome metabolica: considerati fattori a rischio per l’insorgenza di infarti e ictus. Molte di esse, inoltre, mostravano l’ispessimento delle pareti dell’arteria carotidea.
DIETA IN GRAVIDANZA:
QUALI PRECAUZIONI ADOTTARE?
EFFETTI A LUNGO TERMINE?
La ricerca ha creato un allarme da non trascurare, secondo gli esperti. Come spiega Matteo Bonomo, coordinatore del centro interdisciplinare diabete e gravidanza dell’ospedale Niguarda di Milano, «la mamma che ha avuto un problema simile in gravidanza, è più esposta al rischio di sviluppare il diabete di tipo 2. Il figlio, invece, potrebbe essere in sovrappeso o obeso già durante l’infanzia, con una probabilità più alta di diventare diabetico o affetto da sindrome metabolica in età adulta». I numeri della malattia risultano in aumento, in parallelo alla maggiore diffusione del diabete di tipo 2, di cui la forma gestazionale può rappresentare il prodromo. Oggi si stima che il 12 per cento delle donne in gravidanza sviluppi questa forma di resistenza all’insulina: quasi il doppio rispetto a quelle conteggiate fino al 2008.
SCREENING
La diagnosi di diabete gestazionale è stata per diverso tempo oggetto di accese discussioni: per quel che riguarda l’estensione dello screening (universale o mirato sui fattori di rischio) e i test diagnostici da utilizzare. In Italia, dove per diversi anni l’orientamento prevalente è stato quello di una procedura pressoché universale, la situazione è radicalmente mutata a partire dal 2010, con la pubblicazione delle linee guida per una gravidanza fisiologica. Oggi lo screening più esteso è effettuato tra la ventiquattresima e la ventottesima settimana di gravidanza se la futura mamma è over 35, in sovrappeso, ha diversi casi di diabete in famiglia e alle spalle una gravidanza caratterizzata da una macrosomia del feto. Nei casi a rischio, invece, l’intervento avviene precocemente: tra la sedicesima e la diciottesima settimana di gestazione. Terapie: fondamentali sono l’intervento dietetico e la correzione dello stile di vita. Accorgimenti che possono prevenire il ricorso all’insulina, da assumere attraverso iniezioni e mai per bocca: ne va della salute del nascituro.
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).