Un importante studio sull’apprendimento del linguaggio conferma che le abilità linguistiche sono innate, presenti già nel grembo materno
Un importante studio sull’apprendimento del linguaggio conferma che le abilità linguistiche sono innate, presenti già nel grembo materno
I primi suoni sono emessi a partire dal quinto mese, quando ha inizio la lallazione: il neonato pronuncia soltanto sillabe ripetute, in cui è più facile riscontrare le vocali e le consonanti più utilizzate in età adulta. Ma l'apprendimento del linguaggio, in realtà, è un processo ben più precoce e sembra aver inizio già nel grembo materno. È quanto è riuscito a dimostrare un team di ricercatori francesi dell'Istituto nazionale di ricerca medica di Amiens. L'esito della ricerca è stato pubblicato su Pnas.
LA SCOPERTA - Gli studiosi hanno scoperto che il cervello dei neonati prematuri è capace di distinguere tra differenti tipi di sillabe, anche se il bebè è nato tre mesi prima del termine della gestazione. La scoperta è stata effettuata attraverso le scansioni cerebrali dei bimbi generati con tre mesi di anticipo rispetto alla conclusione della gravidanza. I risultati hanno rivelato dettagli inediti sulle capacità di comprensione del linguaggio durante le prime fasi della vita umana. La comprensione delle sillabe sarebbe, secondo la ricerca, un meccanismo innato e non appreso immediatamente dopo la nascita. «Il dato conferma altre ipotesi già presenti in letteratura - spiega Remo Job, docente di psicologia del linguaggio e della comunicazione all'università degli studi di Trento -. Buona parte delle abilità linguistiche sono innate, le aree deputate all'elaborazione del linguaggio sono molto plastiche e l'impatto dopo la nascita è minimo e riguarda soprattutto la differenziazione linguistica: è questo il motivo per cui un bambino che nasce da genitori italiani parla l'italiano». Lo studio ha analizzato l'attività cerebrale dei neonati pretermine a ventotto settimane in risposta a stimolazioni sonore vocali. I ricercatori hanno rilevato che, nonostante il cervello non sia del tutto formato, i bambini prematuri sono capaci di distinguere le differenze tra la voce maschile e la voce femminile e tra le sillabe "ba" e "ga". L'evidenza conferma alcune verità: il feto può riconoscere la voce materna ed è sensibile ad alcuni suoni, così come fin dalla nascita è in grado di distinguere la lingua madre da altre lingue straniere.
LE TAPPE DEL LINGUAGGIO - Ascoltare, ma soprattutto imparare ad articolare frasi di senso compiuto, sono le tappe che segnano la crescita del bambino, che inizia a produrre le parole vere quando compie un anno: principalmente nomi, poi verbi e aggettivi, questi ultimi utilizzati per mettere in luce un dettaglio e inizialmente rivolti alla sfera emotiva. Ecco perché “bello”, “cattivo” e “buono” sono le etichette con cui si giudicano genitori e animali. I primi termini utilizzati derivano dal contesto familiare e spesso sono capiti soltanto dai genitori. Sostenuto è il ritmo di acquisizione: trenta termini al mese nelle ore diurne. «Il lessico di base è acquisito entro i quattro anni e comprende tra le mille e le duemila parole. Il vocabolario è poi ampliato in età scolare, quando si acquisisce anche la grafia», aggiunge Job. «Più ricco è il contesto, meglio è: il bambino è un attore coinvolto nel rapporto tra i genitori. Radio e tv non fanno male, ma utilizzano una comunicazione unidirezionale con cui il bimbo non può interagire». Ecco perché l'operato di mamma e papà è fondamentale: le frasi, il ritmo delle parole e le sottolineature indirizzano l'apprendimento al punto che, è stato dimostrato a più riprese, i bambini di quattro anni assumono lo stesso comportamento con quelli più piccoli.
Fabio Di Todaro