L’ipotesi, avanzata già nel 1954, è oggi ripresa in uno studio che ha coinvolto oltre 70mila in bambini nel primo anno di vita. Scettici i pediatri italiani, ma il fenomeno del “fai-da-te” di questi medicinali resta comunque troppo diffuso
È colpa degli antibiotici se i nostri bambini sono sempre più spesso in sovrappeso o addirittura obesi? Difficile pronunciarsi in maniera definitiva, anche se è indubbio che il loro utilizzo, in particolar modo in Italia, risulta eccessivo e spesso non adeguato ai malanni dei più piccoli.
In Europa la resistenza agli antibiotici provoca 33mila morti all'anno
LA TERAPIA ANTIBIOTICA
Le mamme italiane esagerano spesso. Uno dei problemi maggiori, infatti, è rappresentato dal "fai-da-te": quando il bambino si ammala, i genitori danno spontaneamente un antibiotico e appena i sintomi migliorano interrompono la terapia. Ma è necessario che sia un pediatra, dopo aver effettuato una corretta diagnosi, a prescrivere gli antibiotici. Diversamente si corre il rischio di sviluppare un fenomeno oggi sempre più diffuso: la resistenza agli antibiotici, un problema mondiale di sanità pubblica visto che i batteri resistenti ai farmaci causano circa 400mila infezioni e 25mila morti all’anno solo in Europa.
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ANTIBIOTICI: QUANDO SERVONO?
Occorre fare una prima grande distinzione, tra infezioni di origine batterica e virale. È soltanto nel primo caso che gli antibiotici - studiati appositamente per sconfiggere i batteri e non i virus - si rivelano efficaci rimedi terapeutici. «Gli antibiotici, in età infantile, vanno utilizzati innanzitutto in circostanze quali: l’otite medio acuta, le faringiti, le polmoniti e le sepsi neonatali gravi - spiega Susanna Esposito, docente di pediatria generale e specialistica all’Università Statale di Milano -. Spesso, invece, i genitori raccontano di averli utilizzati per curare bronchioliti asmatiche, altre infezioni respiratorie, gastroenteriti: tutte o quasi di origine virale». Quanto alle faringiti - nel 30% dei casi, soprattutto nei bambini con più di tre anni, provocate da streptococchi - è comunque necessario che la diagnosi avvenga dopo aver effettuato un tampone. La somministrazione degli antibiotici in età infantile deve avvenire sempre per via orale. «Nei casi di grave spesi neonatale si procede anche per via endovenosa - prosegue Esposito -. L’infezione, rara ma grave, va attaccata subito e nel primo mese di vita il bambino è un soggetto il cui sistema immunitario non è ancora completamente sviluppato».
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ANTIBIOTICI E SOVRAPPESO
L’ipotesi che lega l’abuso di antibiotici al sovrappeso, per quanto non largamente condivisa, resiste, stando a quanto rilevato in uno studio condotto su oltre 74mila bambini. Pubblicata su International Journal of Obesity, la ricerca ha evidenziato una stretta correlazione tra la somministrazione di antibiotici nel primo anno di vita e l’indice di massa corporea nei bambini: rilevato tra i 5 e gli 8 anni di età. Il legame, per quanto ancora privo di un rapporto di causa-effetto e con tutte le imprecisioni che si porta dietro l’indice di massa corporea, è però studiato con attenzione, se il primo lavoro sul tema risale addirittura al 1954. È ipotizzabile che siano gli effetti sul microbiota intestinale - secondo molti studi coinvolto nei meccanismi di insorgenza di sovrappeso e obesità - a innescare le oscillazioni di peso corporeo. Una flora intestinale privata di alcune specie, infatti, è risultata a più riprese collegata allo sviluppo di una condizione di sovrappeso. Ma nonostante ciò l’aggiunta di probiotici alla dieta, spinta soprattutto dalle industrie alimentari, rimane consigliata in un’unica circostanza: nei casi di diarrea provocata dalla terapia antibiotica. A cui va aggiunta, ovviamente, la lenta ripresa da infezioni del tratto gastrointestinale: di origine virale, però.
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).