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Pediatria
Daniele Banfi
pubblicato il 27-08-2014

Poco sonno, molta ciccia



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I bambini che dormono poco sono più propensi a consumare junk food. Aumenta anche il rischio di diabete

Poco sonno, molta ciccia

Chi dorme non piglia pesci ma... non ingrassa. In compenso i bambini che dormono poco e male, circa sei ore a notte, sono più propensi a prendere peso. Ad affermarlo è la Sipps, la Società italiana di pediatria preventiva e sociale, analizzando gli ultimi studi che mettono in relazione sonno e obesità. Come spiega la Dottoressa Elvira Verduci, ricercatore in nutrizione clinica all'Università Statale di Milano, «il sonno è un processo fondamentale nella vita di ogni individuo e in età pediatrica contribuisce alla salute e alla crescita del bimbo. È recente l’ipotesi di una possibile associazione tra ridotta durata del sonno e obesità. I cambiamenti dello stile di vita hanno reso comune l’abitudine di dormire meno».

 

SONNO E ABITUDINI ALIMENTARI

I dati lasciano poco spazio alle interpretazioni: lo studio europeo Helena, che ha osservato le abitudini nutrizionali, l’attività fisica e la durata del sonno di oltre tremila adolescenti provenienti da dieci Paesi europei, oltre a confermare la presenza di un indice di massa corporea più elevato negli “short sleepers” curiosamente, nei soggetti in cui la durata del sonno era inferiore alle otto ore per notte, ha evidenziato un aumento dell'appetito per i prodotti alimentari ad alto contenuto di grassi e carboidrati, come patatine, pizza e hamburger. Al contrario, la proporzione di adolescenti che consuma più frequentemente frutta, verdura e pesce è maggiore in chi dorme più a lungo.

 

NON SOLO PESO

«Oltre alle classiche conseguenze di un ridotto riposo come sbalzi di umore, irritabilità e difficoltà di concentrazione – aggiunge iPaolo Brambilla, Coordinatore del gruppo di lavoro della Sipps “Obesità e stili di vita” - la durata del sonno sembra essere associata a patologie croniche: non solo obesità ed insulino-resistenza ma anche diabete mellito di tipo 2, disturbi cardiovascolari ed aumentata mortalità. La metanalisi degli studi pediatric mostra come per ogni ora di sonno in più il rischio di sovrappeso e obesità risulti ridotto in media del 9%».

 

COSA ACCADE?

Per spiegare l’associazione tra diminuzione delle ore di sonno e aumentato rischio di obesità sono stati ipotizzati diversi meccanismi. Tra questi, ad esempio, un aumento dell’appetito dovuto ad un’alterazione dei neuropeptidi coinvolti nella regolazione dell’appetito stesso, un aumento del tempo disponibile per assumere alimenti ricchi di calorie durante la giornata. Infine il fattore stanchezza: più si è affaticati e meno si è propensi a fare dell'attività fisica.

 

IL CONSIGLIO DEL PEDIATRA

«Importante compito del pediatra e dei genitori -spiega Giuseppe Di Mauro, presidente Sipps - è quello di educare fin dai primi anni di vita non solo a corrette scelte alimentari ma anche a corretti stili di vita quali un’adeguata attività fisica ed un’abitudine regolare al sonno sia in termini di qualità che di quantità. Le indicazioni riguardo una corretta igiene del sonno sono solo un aspetto di quello che è un più ampio discorso su un corretto stile di vita: considerare nella valutazione anamnestica di un bambino anche la tipologia di sonno è fondamentale nell’inquadramento generale del piccolo».

@danielebanfi83

Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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