La nenia cantata dalla viva voce della madre contribuisce non soltanto alla qualità del sonno, ma favorisce il miglioramento delle funzioni vitali, specie nei bambini pretermine. Lo rivela uno studio americano
La nenia cantata dalla viva voce della madre contribuisce non soltanto alla qualità del sonno, ma favorisce il miglioramento delle funzioni vitali, specie nei bambini pretermine. Lo rivela uno studio americano
Non dolci filastrocche o nenie suonate dal registratore a basso volume, ma la musicalità della voce dei genitori. È il ‘toccasana’ che favorisce, nell’immediato, una migliore qualità del sonno e, alla lunga, potenzia le funzioni vitali con effetti benefici sull’armonia della crescita. Ad attestarlo è uno studio condotto dal Beth Israel Medical Centre di New York e pubblicato sulla rivista Pediatrics.
LO STUDIO - Se le canzoni registrate rischiano di generare una sovrastimolazione nei piccoli, quelle dal vivo sembrano migliorare la crescita e lo sviluppo, specie nei bimbi prematuri. «La tranquillità acquisita dal bambino, grazie all’ascolto della voce di mamma e papà – spiega la dottoressa Joanne Loewy, coordinatrice dello studio – non solo lo aiuta ad addormentarsi, ma regolarizza anche il battito cardiaco e potenzia la funzionalità respiratoria. Effetti indiretti si hanno poi anche su mamma e papà i quali, confortati dalla progressiva crescita dei propri bimbi, dimenticano l’ansia e le problematiche che spesso sono correlate ad una nascita anticipata». Ai genitori di quasi 300 bambini nati pretermine di 11 ospedali americani (seguiti poi per due anni), i ricercatori hanno chiesto di scegliere una canzone, arrangiarla in una ninna nanna, e di cantarla ai loro piccoli prima personalmente e poi di suonarla. Nei due momenti, i ricercatori hanno registrato le reazioni dei bambini sia attraverso dei macchinari sia con l’osservazione dei movimenti oculari, di suzione e respirazione. «Dai risultati – conclude la dottoressa Loewy – è emerso che le canzoni avevano un effetto benefico evidente sui piccoli, riducendo il livello di stress con ripercussioni sul sonno, non più disturbato, e sul miglioramento del battito cardiaco, della respirazione e della suzione. Quest’ultima, in particolare, consentiva al bebé di garantirsi un maggior apporto di cibo e calorie, a favore dell’armonia della crescita».
L’ABBRACCIO MATERNO – «Il bambino riesce a sentire la voce della mamma e del papà già dopo 16 settimane dal concepimento - commenta Claudio Fabris, Professore di Neonatologia presso l’Università di Torino - e gli effetti positivi dimostrati dallo studio, quando il bambino è ancora in incubatrice, invitano ad integrare in maniera regolare questo tipo di interazione fra genitori e bebé». Ma la ninna-nanna, anche se dolce, non è solo parole; ci vuole un abbraccio. «La stimolazione tattile-ritmica che accompagna i movimenti della ninna nanna –- aggiunge ancora il neonatologo - ha nel bambino un effetto calmante e rassicurante. Parlargli, cantare, tenerlo in braccio quando ne sente il bisogno, comunicare con lui sia con il contatto delle mani o il suono della voce, sia con il ritmo di tutto il corpo, significa “nutrirlo di affetto”. Gesti semplici ma che lasceranno un’impronta positiva sulla formazione neuro-comportamentale futura del bambino».
Francesca Morelli