Ecco tutti i consigli per difendere la salute dei bambini. Ma soprattutto dieta equilibrata e vaccinazioni per prevenire le infezioni respiratorie e gastrointestinali
Meglio l’asilo nido o una baby sitter? Tutte le mamme, quando si avvicina il momento di rientrare in ufficio dopo la maternità, si trovano davanti a un bivio: a chi lasciare il bambino durante le ore di lavoro? Soprattutto nella grandi città, la scelta di ricorrere all’asilo nido è spesso inevitabile. A parità di costi, infatti, molte famiglie preferiscono portare i loro figli in strutture attrezzate e create appositamente per accudire i più piccoli.
ASILO, QUALI INSIDIE?
Frequentare un asilo in tenera età può presentare numerosi risvolti: non tutti positivi. Se la precoce socializzazione può comportare dei vantaggi dal punto di vista dell’apprendimento e dello sviluppo psicomotorio, frequentare l’asilo nido rende il bambino suscettibile a infezioni ricorrenti: a carico degli apparati respiratorio e gastrointestinale. Si ha così una frequenza di malattia elevata nel corso del primo anno trascorso all’asilo nido. Ma il bambino diventa progressivamente meno suscettibile alle infezioni negli anni successivi. «I locali chiusi, spesso eccessivamente riscaldati e frequentati da tanti bambini, rappresentano un ambiente ideale per la propagazione dei virus - afferma Susanna Esposito, direttore dell’unità di pediatria ad alta intensità al policlinico di Milano e presidente della Società Italiana di Infettivologia Pediatrica -. La trasmissione dei microrganismi è facilitata dallo scambio degli oggetti che avviene tra bimbi così piccoli». Difficilmente un bambino con meno di un anno di vita attua le comuni norme igieniche: così i germi che vengono veicolati per via aerea e gastrointestinale possono contaminare le superfici e rendere ancora più semplice la trasmissione delle infezioni.
LA PREVENZIONE
In Italia, si calcola che oltre 400mila bambini vengano colpiti ogni anno dalla gastroenterite, il cui principale agente eziologico rimane il rotavirus. L’infezione, che ha un periodo di incubazione di circa due giorni, si trasmette per via oro-fecale: attraverso il contatto delle mani sporche per aver toccato pannolini o per aver accudito bambini malati. Ma non mancano i casi di contagio per via respiratoria o attraverso lo scambio di giocattoli. La prevenzione, al momento, non può che dipendere dai vaccini. Il primo che si consiglia di fare è quello anti-pneumococcico coniugato 13-valente, offerto gratuitamente ai nuovi nati nel corso del primo anno di vita e in grado di diminuire in modo sostanziale il rischio di otiti, polmoniti, meningiti e sepsi. La vaccinazione antinfluenzale, invece, può essere eseguita soltanto a partire dal sesto mese di vita. Quanto al rotavirus, la profilassi va somministrata nel primo semestre. Importante, soprattutto, nei primi anni, è anche il rispetto di una dieta sana ed equilibrata.
SCELTE DA COMPIERE
Si parte dall’individuazione dell’asilo che ospiterà i bambini. Secondo Susanna Esposito «è meglio optare per strutture piuttosto grandi, dotate di spazi esterni da utilizzare durante la primavera e l’estate». Consigliata, almeno all’inizio, la permanenza soltanto per metà giornata, dal momento che il riposino è il momento in cui tanti bambini vengono tenuti in uno spazio chiuso per diverse ore. Capitolo ciuccio: meglio limitarlo, secondo la pediatra, «perché può aumentare, nei piccoli predisposti, il rischio di otiti medie acute».
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).