Una dieta da subito troppo ricca di glutine potrebbe «accelerare» la comparsa della celiachia in bambini già predisposti. Complesso e ancora poco conosciuto il ruolo dell'ambiente
La celiachia è una malattia autoimmune su base infiammatoria che viene scatenata, nelle persone geneticamente predisposte (geni DQ2 e DQ8 del sistema di istocompatibilità), dall’ingestione del glutine. Il complesso proteico presente in molti cereali - grano, farro, segale, orzo, spelta, triticale e in tutti gli alimenti che li contengono: pane, pasta, pizza e biscotti - è il fattore ambientale necessario per innescare la reazione immunitaria. Quello che si sta cercando di capire, adesso, è se un suo eccessivo consumo durante l'infanzia abbia un ruolo nell'insorgenza della malattia. Ipotesi rilanciata da uno studio pubblicato sull'American Journal of Gastroenterology, condotto su un campione selezionato di bambini.
LA DIETA PRIVA DI GLUTINE
E' DANNOSA PER CHI NON E' CELIACO?
ATTENZIONE AI PRIMI ANNI DI VITA
I ricercatori ne hanno osservati per 24 anni quasi 1.900 geneticamente predisposti a sviluppare la celiachia e il diabete di tipo 1 o con almeno un parente affetto da quest'ultima malattia (non di rado associata alla celiachia). I dati relativi ai consumi di glutine - per cui si consiglia una graduale introduzione nella dieta a partire dal sesto mese di vita - sono stati rilevati dai questionari compilati dai genitori a partire dall'anno di età, mentre l'eventuale comparsa della malattia è stata indagata attraverso il dosaggio degli anticorpi anti-transglutaminasi a nove mesi, quindici mesi e due anni (in seguito a cadenza annuale). Oltre che ricorrendo all'eventuale conferma derivante dalla biopsia. Incrociando l'esito di queste indagini con le abitudini alimentari riferite dalle mamme e dai papà, i ricercatori hanno osservato che i bambini che nel secondo anno di vita (tra 1 e 2 anni) consumavano più cereali contenenti glutine avevano un rischio fino a due volte maggiore (rispetto agli altri) di ammalarsi di celiachia.
Bimbi e celiachia: per la diagnosi basta un esame del sangue
QUALE RUOLO HA IL GLUTINE NELL'INFANZIA?
Punto di forza dell'indagine è l'aver considerato i consumi in maniera prospettica e non retrospettiva. In questo modo si è potuto evitare qualsiasi condizionamento tipico delle indagini effettuate a posteriori. Sulla possibilità che i consumi di glutine nei primi anni di vita possano rappresentare un fattore di rischio per lo sviluppo della celiachia ci sono però evidenze controverse. Le conclusioni di questo lavoro non sono dunque definitive. «Né valide per tutti, considerando che i dati derivano da bambini con un profilo genetico complesso, che li espone a un rischio più alto di ammalarsi», dichiara Ruggiero Francavilla, responsabile del servizio di gastroenterologia pediatrica dell'ospedale universitario Giovanni XXIII di Bari. Non ci sono pertanto le condizioni per suggerire a tutte le mamme l'esclusione del glutine dalla dieta di un bambino allo scopo di prevenire l'insorgenza della celiachia. «Trattandosi di bambini predisposti, maggiori consumi di glutine possono aver accelerato la comparsa della malattia. Ma non si può escludere che nel tempo si siano ammalate o si ammaleranno anche le persone risultate sane a tutti i controlli». In sintesi: condivisa la base genetica, non è detto che tutti sviluppino la celiachia. O che lo facciano nello stesso momento.
GENI E AMBIENTE
Gli autori dell'ultimo lavoro si sono posti diversi interrogativi relativamente al ruolo che il glutine introdotto quotidianamente con la dieta - nel gruppo dei forti assuntori in quantità quasi doppia rispetto a quella di un adulto - possa avere nel rendere più «probabile» la comparsa della celiachia. Domande perlopiù inevase, motivo per cui «non è possibile indicare un valore massimo di glutine da consumare nel corso dell'infanzia - prosegue Francavilla -. Tocca al singolo pediatra dare le giuste indicazioni ai genitori, chiamati a evitare il fai-da-te». La celiachia è una malattia multifattoriale: al ruolo della genetica, si somma l'effetto dell'ambiente. Sono diversi gli agenti esterni in grado di far «evolvere» la predisposizione in malattia. Di concerto con il consumo di glutine, anche alcune infezioni aumenterebbero il rischio di insorgenza della celiachia. Attenzione va posta inoltre agli antibiotici, per gli effetti che un utilizzo scorretto ha sulla composizione del microbiota intestinale. Microbiota che è il fulcro attorno a cui ruotano pure le conclusioni di una ricerca presentata all'ultimo congresso della Società europea di gastroenterologia pediatrica, epatologia e nutrizione. Una dieta ricca di fibra alimentare seguita per l'intera durata della gravidanza ridurrebbe la probabilità di vedere il proprio figlio costretto a seguire una dieta priva di glutine per tutta la vita. Ma per adesso è soltanto un'ipotesi.
Fonti
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).