Più conoscenza della prevenzione e dei fattori di rischio possono aiutare a ridurre la mortalità di questa malattia. Diffusione dei test genetici e nuove cure farmacologiche all’orizzonte
Parole e immagini postate sul sito www.ovariancancertoday.org e sulle pagine di Facebook e Twitter di Acto onlus, l’Alleanza contro il tumore ovarico, per far conoscere meglio la malattia e i suoi sintomi: il cancro dell’ovaio, malattia tanto più silenziosa quanto più pericolosa e fatale. Ogni anno, infatti, nel mondo 250.000 donne sono colpite da questo tumore e 140.000 muoiono. In Italia ogni anno si registrano 6.000 nuovi casi e nel giro di 5 anni il 40% di loro muore. Sono le parole di Nicoletta Cerana, presidente di Acto, la prima Associazione italiana di pazienti per la lotta contro il tumore ovarico, presente a Milano, Roma, Napoli e Bari. “Il problema non è tanto la malattia – dice la presidente Cerana – ma diffondere la conoscenza e la pericolosità di questo tumore che non si può diagnosticare in tempo, ma si può prevenire”.
INCONTRI
Per questo, nella giornata mondiale contro il tumore ovarico, che cade l’8 maggio, Acto ha organizzato nei quattro capoluoghi, incontri di conoscenza, aperti al pubblico, che comprendono anche il sapere sulle mutazioni genetiche che originano il cancro e che hanno indotto l’attrica Angiolina Jolie a intervenire drasticamente sul suo corpo, mutilandolo di seni e ovaie. Se ne parlerà venerdì 8 maggio al Mario Negri di Milano, dove gli esperti parleranno di mutazioni genetiche; l’8 e il 9 maggio a Roma, al Policlinco Gemelli, dove si inaugura un day hospital dedicato al tumore ovarico; due giorni anche a Napoli all’Istituto dei tumori, Fondazione Pascale, con il professor Stefano Greggi e infine il 12 maggio a Bari all’Istituto dei tumori Giovanni Paolo II con tutte le novità sul trattamento ovarico.
Focus tumore ovaio: un esame predice l'andamento delle cure (clicca qui)
IL SONDAGGIO
L’iniziativa prende corpo dai risultati di una ricerca condotta da Doxafarma per conto di Acto, secondo la quale , nonostante la sua aggressività e l’alta percentuale di mortalità, il tumore ovarico è conosciuto soltanto da meno di un’italiana su tre: soltanto il 20 per cento lo considera molto pericoloso, soltanto una donna su cinque ne sa riconoscere le prime avvisaglie. Attualmente, infatti, non esistono strumenti di diagnosi precoce come come il pap test per il tumore all’utero e come la mammografia per quello al seno, la conoscenza della malattia e dei suoi sintomi è la migliore strategia per evitare diagnosi tardive quando ormai le possibilità di cura sono molto limitate.
I GENI
«Il carcinoma ovarico è un “killer silenzioso” perché cresce in fretta e non dà sintomi a lungo, così nella stragrande maggioranza dei casi si arriva tardi alla diagnosi, quando è già metastatico - spiega Nicoletta Colombo, direttore della Ginecologia oncologica dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano -. Il tumore all’ovaio è purtroppo ancora fra le neoplasie femminili più letali, temibili e aggressive. In Italia sono circa 6.000 i nuovi casi ogni anno e la sopravvivenza media delle pazienti si aggira intorno al 45 per cento. Inoltre 7 italiane su 10 non conoscono i test genetici di prevenzione. Recenti studi, infatti, hanno rilevato che il 15-25% dei tumori ovarici sono causati dalla mutazione di due geni, il BRCA1 e il BRCA2. “Se si appartiene a una di queste due condizioni – dice la dottoressa Colombo – si possono prospettare due soluzioni, la terapia farmacologica ormonale o la chirurgia di ovaie o soltanto delle tube. Ma oggi anche la terapia farmacologica porta armi contro la malattia”.
IL TEST GENETICO
Stando all’indagine presentata nei giorni scorsi a Milano, però, il 76 per cento delle donne italiane non conosce i nuovi test genetici che stanno aprendo scenari fino a pochi anni fa impensabili per la prevenzione, la diagnosi e la cura di questo tumore. «E’ la neoplasia femminile meno conosciuta, più letale e più sottostimata dalle donne - dice Nicoletta Cerana, presidente di Acto onlus -. La Giornata Mondiale sul tumore ovarico nasce proprio per farne parlare e per informare soprattutto sulle novità in tema di prevenzione e cura che, grazie alla genetica, stanno finalmente arrivando dopo circa 30 anni in cui non si avevano progressi significativi. Solo il 24 per cento delle intervistate ne conosce l’esistenza perché ha più informazioni sulla malattia ottenute tramite il ginecologo, l’esperienza di parenti, amici o conoscenti o tramite riviste e pubblicazioni varie. Ma la quasi totalità delle donne (94 per cento) si sottoporrebbe a test genetico in caso di rischio».
Tutte le donne che sottoscriveranno la petizione sul sito www.ovariancancerday.org l’8 maggio riceveranno una e-card con informazioni sui sintomi e sui fattori di rischio della malattia. Sul sito www.actoonlus.it potete trovare risposte ai vostri dubbi.