Aggiungere l'immunoterapia prima e dopo la chirurgia aumenta enormemente le possibilità di cura. I risultati presentati ad ESMO
Nel tumore della vescica muscolo invasivo, l'utilizzo dell'immunoterapia prima e dopo l'operazione di rimozione chirurgica aumenta sensibilmente la sopravvivenza e il controllo della malattia. Il risultato, destinato a cambiare la pratica clinica e a migliorare la vita delle persone affette da questo tumore, è stato presentato a Barcellona al congresso dell'European Society for Clinical Oncology (ESMO).
IL TUMORE DELLA VESCICA
Il tumore della vescica è una neoplasia che colpisce il rivestimento interno della vescica. In Italia, ogni anno, si registrano circa 29 mila casi. La malattia può presentarsi in forme superficiali o muscolo-infiltranti. Queste ultime sono le più aggressive. Quello muscolo-invasivo in particolare è caratterizzato dalla capacità di infiltrarsi negli strati profondi della parete vescicale, rendendo necessarie strategie terapeutiche più aggressive. Circa un quarto dei tumori della vescica appartiene a questa categoria.
LE CURE ATTUALI
Nei casi in cui la malattia viene scoperta in fase avanzata o metastatica oggi si procede a somministrare un mix di chemio e immunoterapia. Per quanto riguarda le forme muscolo invasive invece il discorso cambia. «Il trattamento standard, per circa 20 anni, è stato costituito dalla chemioterapia neoadiuvante seguita dalla chirurgia, ma la metà dei pazienti va incontro a recidiva o progressione di malattia, per cui resta un bisogno clinico ancora insoddisfatto -sottolinea Massimo Di Maio, Presidente eletto AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica)-. Inoltre, in Italia, il trattamento delle forme infiltranti operabili è variegato, perché vi sono pazienti che vengono trattati direttamente con la chirurgia». Ecco perché nel tempo sono iniziati degli studi volti a migliorare la situazione per cercare di ridurre al minimo le recidive e provare a controllare la malattia.
LO STUDIO
Nello studio NIAGARA presentato ad ESMO i ricercatori hanno voluto testare l'utilizzo dell'immunoterapia in aggiunta alla chemioterapia. Il trial clinico ha coinvolto oltre mille pazienti con malattia muscolo invasiva provenienti da 22 nazioni. Un gruppo ha ricevuto chemioterapia neoadiuvante combinata con durvalumab prima dell'intervento chirurgico, seguita da durvalumab in monoterapia, mentre l'altro gruppo ha ricevuto la sola chemioterapia neoadiuvante seguita dalla cistectomia radicale. I risultati presentati ad ESMO e pubblicati contemporaneamente sul New England Journal of Medicine non lasciano spazio ad interpretazioni: l'aggiunta dell'immunoterapia ha migliorato il decorso della malattia e la sopravvivenza globale. A due anni dal trattamento era vivo l'82,2% dei pazienti trattati con durvalumab rispetto al 75,2% di quelli trattati con l'approccio standard. «Lo studio NIAGARA -spiega Lorenzo Antonuzzo, direttore dell’Oncologia Clinica all’Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi di Firenze- dimostra che l’aggiunta dell’immunoterapia con durvalumab, prima e dopo la chirurgia, può rappresentare una strategia innovativa, in grado di cambiare la pratica clinica per i pazienti con tumore uroteliale della vescica infiltrante operabile».
L'IMPORTANZA DEL TEAM MULTIDISCIPLINARE
Per fare in modo che questa nuova strategia sia effettivamente utilizzata, al di là delle approvazioni del farmaco, sarà però fondamentale il coinvolgimento di più figure. «Nella gestione della malattia e per garantire il miglior percorso terapeutico -spiega Di Maio- è fondamentale il team multidisciplinare che deve comprendere, tra gli altri, il radiologo, il chirurgo, l’oncologo, l’urologo e l’anatomo patologo».
Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.