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Oncologia
Daniele Banfi
pubblicato il 01-10-2019

Tumore del polmone: la cura si fa personalizzata con la biopsia liquida



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Nel tumore del polmone ALK+ la scelta delle terapie a bersaglio molecolare può essere fatta con la biopsia liquida. Così la cura è personalizzata e il prelievo del tessuto non si rende necessario. I risultati presentati ad ESMO

Tumore del polmone: la cura si fa personalizzata con la biopsia liquida

BARCELLONA - Nell'orientare le terapie per il tumore al polmone la biopsia liquida può fare la differenza. In uno studio presentato al congresso dell'European Society for Medical Oncology è stato dimostrato che attraverso la biopsia liquida è possibile individuare quei tumori del polmone ALK+ che possono beneficiare della terapia a bersaglio molecolare con alectinib. Un risultato importante perché procurarsi il tessuto per eseguire i test dei biomarcatori può essere complesso in molti pazienti oncologici e, di conseguenza, alcuni di loro potrebbero non ricevere una diagnosi precisa della malattia.

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MEDICINA PERSONALIZZATA SULLE CARATTERISTICHE DEL TUMORE

Circa il 5% dei tumori al polmone non a piccole cellule (NSCLC), la tipologia più diffusa, presenta un riarrangiamento nel gene ALK. Si tratta in particolare delle forme tumorali tipiche di chi non ha mai fumato. Poter conoscere questa caratteristica è di fondamentale importanza nell'orientare le terapie. "Nel caso del tumore al polmone non a piccole cellule positivo al riarrangiamento del gene ALK -spiega Silvia Novello, Ordinario di Oncologia Medica presso l’Università degli Studi di Torino e responsabile SSD Oncologia Polmonare – AOU San Luigi Gonzaga di Orbassano- una diagnosi precisa può fare un’enorme differenza, perché i pazienti con questo tipo di tumore possono oggi beneficiare di nuovi farmaci a bersaglio molecolare".

Da qualche tempo infatti è disponibile una molecola, alectinib, in grado di agire in maniera specifica sulle cellule tumorali che presentano questa particolare "firma molecolare". Poter scegliere dunque la terapia giusta è importante dal momento che la mutazione ALK ha tra le altre caratteristiche quella di formare molto spesso metastasi cerebrali rendendo di fatto ancor peggiore la qualità di vita di chi ne è colpito.

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LA BIOPSIA LIQUIDA FUNZIONA

Per somministrare però le terapie in maniera personalizzata è fondamentale l'analisi molecolare del tessuto tumorale ottenuto tramite la biopsia classica. Attenzione però a pensare che basti solo il tessuto. Ancora oggi molti centri, pur avendo quest'ultimo a disposizione, lo analizzano solo dal punto di vista istologico non andando dunque a ricercare le caratteristiche molecolari. Una prassi che di fatto esclude il paziente dal ricevere la migliore terapia in base alle caratteristiche del tumore. Nello studio BFAST (Blood First Assay Screening Trial) presentato ad ESMO è stata utilizzata la biopsia liquida FoundationOne, ovvero un test capace di individuare le caratteristiche molecolari del tumore attraverso un semplice prelievo di sangue. Questo approccio si è dimostrato efficace nell'individuare quei pazienti positivi al riarrangiamento ALK quanto la biopsia tradizionale. Non solo, lo studio ha dimostrato anche che i pazienti positivi al test e indirizzati ad assumere alectinib hanno avuto una risposta oggettiva alla terapia addirittura superiore a quelli trattati con alectinib ma selezionati dopo aver effettuato la biopsia tradizionale.

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"Lo studio BFAST -prosegue l'esperta- dimostra che le informazioni ottenibili attraverso la biopsia liquida possono fornire indicazioni importanti sulla sensibilità delle cellule tumorali alle terapie target di nuova generazione". Il trial in questione sta ora proseguendo valutando anche altre caratteristiche molecolari. "Se i risultati saranno coerenti con quelli appena presentati avremo ulteriori elementi a supporto di questo approccio diagnostico, preciso e non invasivo, utile per l’impostazione della strategia terapeutica” conclude la Novello. Una strategia diagnostica in più, la biopsia liquida, che in futuro aiuterà soprattutto quei pazienti dove il prelievo del tessuto risulta difficoltoso per le condizioni generali di salute.

 

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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