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Oncologia
Redazione
pubblicato il 13-11-2024

Marcatori tumorali: quanto sono utili nella diagnosi di cancro?



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Il dosaggio dei marcatori può fornire indicazioni utili sull'eventuale presenza di malattia ma non consente di fare diagnosi. Più frequentemente sono utilizzati per monitorare l'evoluzione del tumore e la risposta alle cure

Marcatori tumorali: quanto sono utili nella diagnosi di cancro?

Buongiorno, i marcatori tumorali sono affidabili per diagnosticare un tumore oppure è necessario fare anche una Risonanza Magnetica con contrasto total body (dalla testa ai piedi)? (Marco T., domanda pervenuta tramite il form "L'esperto risponde".

Risponde Saverio Cinieri, Presidente Fondazione AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica)



I marcatori tumorali non sono altro che molecole rilevabili nel sangue la cui presenza può dipendere da una malattia oncologica in atto. E’ però importante chiarire che i marcatori tumorali da soli non sono strumenti diagnostici sufficienti per identificare con certezza un tumore. Essi infatti possono fornire indicazioni su una possibile presenza di patologia ma il loro valore diagnostico è limitato. Questo perché i marcatori possono risultare elevati anche in condizioni non tumorali o essere normali in pazienti con cancro. Per questo motivo vengono sfruttati maggiormente per monitorare l’andamento della malattia in pazienti già con una diagnosi di tumore.

Le faccio alcuni esempi: il PSA (antigene prostatico specifico) è un marcatore che può essere elevato in caso di tumore della prostata ma può risultare alterato anche per altre condizioni benigne come ipertrofia prostatica o infiammazione. Allo stesso modo anche il CEA (antigene carcinoembrionario) può essere elevato in alcune forme di tumore come quello del colon-retto ma varia anche in altre situazioni cliniche, ad esempio in presenza di infiammazioni o malattie del fegato. Il CA-125, infine, è un marcatore utilizzato nel monitoraggio del carcinoma ovarico ma i suoi livelli possono aumentare anche per cause non oncologiche.

Quando si ha un sospetto di malattia occorre seguire un corretto iter diagnostico che prevede una valutazione più ampia. Questo include l’analisi clinica dei sintomi, esami di imaging mirati ed una biopsia. Le tecniche di imaging come la Risonanza Magnetica (RM) con contrasto possono essere utili ma solo quando c’è un sospetto concreto e solitamente sono limitate all’area di interesse anziché su tutto il corpo. Effettuare una RM total body con contrasto non è infatti una pratica comune né raccomandata per la diagnosi oncologica di routine, dato che si tratta di un esame complesso, costoso e non sempre utile.

Riassumendo, la diagnosi di tumore richiede un approccio integrato che combina esami clinici, strumentali e di laboratorio. I marcatori tumorali possono fornire alcune indicazioni ma non possono sostituire un’adeguata valutazione specialistica e il supporto dell’imaging che, in casi specifici, offre una visione chiara del quadro clinico.

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