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Oncologia
Daniele Banfi
pubblicato il 23-03-2023

Tumore del polmone: la chirurgia di precisione è sempre più realtà



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Gli interventi si fanno sempre meno demolitivi. Quando il tumore è di piccole dimensioni la segmentectomia è utile quanto la lobectomia. Lo studio pubblicato sul New England Journal of Medicine

Tumore del polmone: la chirurgia di precisione è sempre più realtà

Nel tumore del polmone, quando la malattia è localizzata e di piccole dimensioni, l'intervento chirurgico conservativo di segmentectomia porta agli stessi risultati della classica -e più invasiva- lobectomia. A dimostrarlo è uno studio pubblicato sulle pagine del New England Journal of Medicine. Un risultato importante in ottica di una sempre maggiore attenzione alla qualità di vita del paziente.

IL TUMORE DEL POLMONE: I NUMERI

Il tumore del polmone è la terza neoplasia più diagnosticata nel nostro Paese. Nel solo 2022 sono state 43.900 le nuove diagnosi. Di queste, più dell'85% è collerata al fumo di sigaretta e la maggior parte dei casi riguarda il tumore al polmone non a piccole cellule (NSCLC). Come nella maggior parte dei Paesi industrializzati, anche in Italia il tumore del polmone è la prima causa di morte per cancro. Nel nostro Paese il 18,8% delle morti per cancro riguarda pazienti con tumori del polmone.

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COME SI INTERVIENE?

Come per qualsiasi tumore, prima si arriva alla diagnosi e maggiori sono le probabilità di cura. Se per altri tipi di tumore -come quello al seno- la diagnosi precoce è relativamente più semplice grazie allo screening e agli strumenti diagnositici di facile utilizzo, per il tumore del polmone le cose sono più complicate. Spesso silente i primi sintomi (tosse stizzosa che non passa, un dolore al petto che si ripresenta senza causa apparente, la sensazione di non respirare bene, sputare sangue) si avvertono quando la malattia è già in fase avanzata. Circa il 30% dei pazienti a cui viene diagnosticato un tumore del polmone presenta metastasi, masse tumorali che crescono in organi e tessuti distanti da quello polmonare da cui hanno avuto origine. Il primo intervento consiste nella chirurgia, utile quando possibile ad eliminare la massa tumorale.

LOBECTOMIA VS SEGMENTECTOMIA

I tipi di intervento per questo tumore, quando ancora di dimensioni ridotte, sono principalmente due: la lobectomia e la segmentectomia. La lobectomia è l'intervento di resezione polmonare dove si rimuove un intero lobo polmonare. La segmentectomia è la rimozione di una porzione di un lobo, cioè di un segmento polmonare. Generalmente la lobectomia è l'intervento standard quando il tumore si trova ancora confinato in uno dei cinque lobi polmonari, mentre la segmentectomia -rimuovendo una minore parte di tessuto- viene riservata ai pazienti con poca capacità respiratoria. Questi due approcci rappresentano comunque un salto di qualità notevole rispetto al passato dove ad essere rimosso era l'intero polmone. Esattamente quanto accadeva con il tumore al seno con la mastectomia radicale prima dell'avvento della quadrantectomia.

LO STUDIO

Negli anni, complice la possibilità di effettuare diagnosi precoce grazie alla lenta diffusione di procedure di screening, la quota di tumori del polmone intercettati in fase molto precoce è andata ad aumentare. Una tendenza destinata ad aumentare. Per questa ragione si sono moltiplicati gli studi volti a confrontare l'efficacia delle due tecniche e in particolare la sopravvivenza libera da malattia. Lo studio da poco pubblicato sul New England Journal of Medicine rientra in questa casistica. L'analisi, realizzata da giugno 2007 a marzo 2017, ha coinvolto 697 pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule in stadio precoce e delle dimensioni inferiori a due centimetri: 340 pazienti sono stati assegnati a ricevere una segmentectomia, 357 alla classica resezione lobare. Nei pazienti, seguiti con un follow-up mediano di 7 anni, l'intervento meno invasivo è risultato non inferiore rispetto alla lobectomia in termini di sopravvivenza libera da malattia, ovvero ovvero il tempo che trascorre dalla cura all'eventuale ripresa della malattia. Anche per quanto riguarda la sopravvivenza globale, le due tecniche hanno prodotto risultati simili. Risultati che dimostrano, come fu per il seno, che è possibile optare -selezionando bene il paziente- per trattamenti conservativi e meno demolitivi rispetto alla chirurgia tradizionale. 

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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