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Oncologia
Daniele Banfi
pubblicato il 16-05-2023

Tumore del pancreas: un'arma in più nei vaccini a mRNA?



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In una popolazione selezionata di pazienti un vaccino a mRNA, in combinazione a immunoterapia e chemio, ha innescato una risposta immunitaria capace di prevenire la recidiva

Tumore del pancreas: un'arma in più nei vaccini a mRNA?

Il tumore del pancreas, ad oggi, rappresenta la neoplasia più difficile da curare. Sintomi spesso vaghi e capacità di creare metastasi quando è ancora molto ridotto in dimensioni sono le principali caratteristiche che rendono questo tumore particolarmente complicato da aggredire con le terapie oggi disponibili. Chirurgia e chemioterapia rimangono le opzioni principali per affrontare la malattia. Strategie che un giorno potrebbero però essere affiancate dai vaccini a mRNA. Uno studio da poco pubblicato su Nature -i dati sono preliminari e ottenuti su un ristretto gruppi di pazienti che non avevano ancora sviluppato metastasi rilevabili- ha mostrato come questo approccio, unito alle terapie standard, è stato in grado nella metà dei casi di prevenire la recidiva della malattia. Un risultato incoraggiante da cui partire.

IDENTIKIT DELLA MALATTIA

Il tumore del pancreas è una malattia caratterizzata dalla comparsa di cellule anomale nel tessuto pancreatico. In più dell'80% dei casi le neoplasie pancreatiche si sviluppano nel pancreas esocrino, ovvero nella porzione deputata alla produzione gli enzimi utili alla digestione. Purtroppo, a differenza di altri tumori, quello del pancreas risulta essere il più letale. Tre quarti dei malati va incontro a decesso entro un anno dalla diagnosi e a 5 anni dalla scoperta della malattia sono vivi solo 8 pazienti su cento. Da diversi anni sono allo studio nuove combinazioni di farmaci e differenti approcci ma nessuno ha davvero impattato in maniera significativa sulla cura.

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Tumore del Pancreas

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COME SI CURA?

Da tempo i ricercatori sono al lavoro nel tentativo di individuare nuove possibili strategie. Una di queste è l'utilizzo dei vaccini a mRNA per stimolare il sistema immunitario a riconoscere ed attaccare le cellule tumorali pancreatiche. Una strategia che per altri tumori sta cominciando a dare qualche risultato, come abbiamo raccontato in questo articolo pubblicato nelle scorse settimane. Nello studio da poco apparso su Nature, i ricercatori del Memorial Sloan Kettering Cancer Center hanno testato questo approccio in combinazione ad un immunoterapico (atezolizumab) e un regime di chemioterapia (mFOLFIRINOX) in 16 pazienti con adenocarcinoma pancreatico operabile e senza la presenza di metastasi. Una situazione ben poco rappresentativa dei tumori del pancreas, spesso diagnosticati tardivamente quando la chirurgia è indicata solo nel 20-30% dei casi.

LO STUDIO

Lo studio di fase I aveva l'obiettivo di verificare la risposta al trattamento. In questo caso il vaccino a mRNA è stato preparato su misura a partire dalle caratteristiche di ogni singolo tumore. Esaminato il Dna, gli scienziati di BioNTech hanno prodotto 16 differenti vaccini a mRNA capaci indirizzare la risposta immunitaria -in particolare tramite la produzione di cellule T- contro alcune proteine tumorali. Somministrato in combinazione con altre terapie, il mix di cure si è rivelato in grado di innescare la produzione di cellule T nella metà dei pazienti trattati. Produzione che -a 18 mesi di distanza dalla somministrazione- ha evitato il ritorno della malattia. Un dato molto importante se si considera che generalmente in questi pazienti le recidive si manifestano circa dopo 12 mesi dall'operazione di rimozione del tumore. 

I LIMITI

Quanto ottenuto rappresenta un passo avanti importante nello studio di nuove cure per il tumore del pancreas. Attenzione però a pensare che questa strategia sia la soluzione. I limiti dello studio, al momento, sono importanti. I risultati positivi sono stati ottenuti su metà dei pazienti trattati. Questi però rappresentano una popolazione di malati poco rappresentativa dei tumori del pancreas poiché spesso la diagnosi avviene quanto la malattia non è più operabile e già in metastasi. La speranza è quella di poter replicare i risultati anche nei casi più avanzati di malattia.

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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