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Oncologia
Daniele Banfi
pubblicato il 06-07-2015

Tumore del pancreas: la prevenzione non è più un miraggio



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Individuare le persone a rischio è fondamentale per fare diagnosi precoce. Sul fronte della cura i farmaci cominciano a dare qualche risposta. Ecco le novità presentate al convegno sui tumori gastrici di Barcellona

Tumore del pancreas: la prevenzione non è più un miraggio

Tra tutti i tumori quello del pancreas è forse il più subdolo. Difficile da diagnosticare, - quando  ci sono chiari sintomi la malattia è ormai in stadio avanzato - prevenzione e cura sono stati per molto tempo un miraggio. Oggi però, grazie al progresso della ricerca, la situazione sta lentamente cambiando: se da un lato i farmaci cominciano a dare i primi timidi risultati, dall'altro l'individuazione delle persone potenzialmente a rischio potrebbe portare ad una diminuzione sensibile delle morti per questo tumore. È quanto emerge dal “World Gastrointestinal Cancer Congress” appena conclusosi a Barcellona, l'annuale appuntamento mondiale dedicato ai tumori gastrici.

 

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TUMORE SUBDOLO

Come spiega il professor Stefano Cascinu, direttore della Clinica di Oncologia Medica all'Università Politecnica delle Marche, «il tumore del pancreas è un cancro subdolo. Quando si manifesta clinicamente la malattia è spesso in fase avanzata. A differenza degli altri tumori la probabilità di trovare metastasi quando il cancro è di un solo centimetro è pari al 35%. Percentuale che sale al 90% quando la massa è di soli 3 centimetri». Numeri importanti che rendono bene l'idea di quanto sia difficile arrivare ad una diagnosi precoce. Per la localizzazione profonda e per l'assenza di sintomi in fase iniziale infatti l'individuazione di una massa di un centimetro risulta abbastanza complicata.

 

PREVENZIONE POSSIBILE

Negli ultimi anni la prevenzione ha cambiato radicalmente la storia di alcuni tumori. Così non è stato per il pancreas: l'adenocarcinoma pancreatico è sempre stato un mistero. Ora però diversi studi cominciano a dirci che qualcosa si sta muovendo. «Pur rimanendo difficile fare prevenzione -prosegue Cascinu- la lotta a questo tumore passerà necessariamente dall'individuazione delle persone più soggette a sviluppare la malattia. Oggi sappiamo che chi ha in famiglia casi di cancro del pancreas può essere potenzialmente a rischio. Non solo, diverse indagini genetiche indicano che le mutazioni BRCA possono giocare un ruolo».

Indicazioni importanti che vanno ad aggiungersi ad un altro dato fondamentale: il tasso di incidenza del tumore aumenta in chi è affetto da pancreatite cronica. Non solo, studi epidemiologici affermano che i fattori fumo-alcol e alimentazione ricca di grassi incidano per un 70% nello sviluppo della patologia. «Tenere sotto controllo le persone che rientrano in queste categorie, in particolare gli individui con familiarità e chi soffre di pancreatite, sarebbe già un grande passo avanti ed eviterebbe molte delle diagnosi tardive a cui oggi assistiamo», conclude l'esperto.

 

NUOVI FARMACI

Sul fronte farmaci la principale novità dal congresso spagnolo riguarda l'approccio immunoterapico. A oggi sono un paio le molecole utilizzate per il carcinoma del pancreas metastatico. Quella più largamente usata è la gemcitabina seguita dal nab-paclitaxel, una molecola che ha permesso di estendere la sopravvivenza di alcuni mesi. Accanto a queste due molecole è in fase di sperimentazione un nuovo farmaco (IMM-101) capace di attivarsi in maniera specifica quando c'è carenza di ossigeno proprio come avviene all'interno della massa tumorale.

Approcci che un giorno potrebbero essere affiancati dall'immunoterpia: a Barcellona sono stati presentati i primi dati di uno studio di fase II che prevede la somministrazione di gemcitabina e del microrganismo Mycobacterium obuense. Il batterio in questione - inattivato dal calore - è capace di stimolare una risposta immunitaria diretta contro le cellule cancerose del pancreas. Un farmaco sperimentale, già testato nel melanoma, che nel caso dell'adenocarcinoma pancreatico ha portato ad un aumento significativo della sopravviveva rispetto al trattamento standard.

@danielebanfi83

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Daniele Banfi

Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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