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Oncologia
Daniele Banfi
pubblicato il 10-06-2024

Tumore del colon-retto: davvero si guarisce con l'immunoterapia?



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L'immunoterapia è efficace in quel 10-15% di casi localizzati e con difetti dMMR. Una piccola quota rispetto al totale delle diagnosi ma può essere usata anche nei casi metastatici

Tumore del colon-retto: davvero si guarisce con l'immunoterapia?

I tumori del colon-retto non metastatici che esprimono un difetto nel meccanismo di riparazione del Dna chiamato mismatch repair-deficient (dMMR) possono essere "guariti" grazie all'utilizzo dell'immunoterapia prima della rimozione chirurgica. Una situazione del tutto particolare possibile in circa il 10-15% dei tumori del colon-retto diagnosticati in fase precoce. Attenzione dunque alle facili interpretazioni che ciclicamente circolano a livello mediatico su questo genere di studi. Questo approccio, per la stragrande maggioranza dei tumori del tratto digerente, non è efficace.

CHE COS'È IL DIFETTO DMMR?

Ogni anno in Italia, secondo i dati dell'Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), sono oltre 50 mila le nuove diagnosi di tumore del colon-retto. Fortunatamente, grazie ai programmi di screening, una buona quota (circa il 70%) viene diagnosticata in fase iniziale. Ma al di là della stadiazione, non tutti i tumori del colon sono uguali. Circa il 10-15% di quelli diagnosticati non ancora in fase metastati presenta una particolare caratteristica molecolare nota come dMMR. In sostanza queste cellule sono carenti di un meccanismo di riparazione del Dna che le espone a produrre proteine anomale che possono essere maggiormente riconosciute dal sistema immunitario. Proprio in virtù del fatto di avere un Dna particolarmente ricco di mutazioni, questo tipo di tumore bene si presta alla sperimentazione con farmaci immunoterapici. Questo perché il sistema immunitario, opportunamente stimolato, riesce a riconoscere con maggiore facilità cellule che contengono "molti errori".

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L'EFFICACIA DELL'IMMUNOTERAPIA NEO-ADIUVANTE

Partendo da questo presupposto sono iniziate le prime sperimentazioni sull'utilizzo dell'immunoterapia nei tumori del colon-retto dMMR. Una di queste ha riguardato i tumori localmente avanzati ma non metastatici. Nello studio NICHE-2 -presentato già nel 2022 al congresso dell'European Society for Medical Oncology (ESMO)- gli oncologi guidati dalla professoressa Myriam Chalabi del Netherlands Cancer Institute hanno sperimentato l'utilizzo dell'immunoterapia in modalità neo-adiuvante prima dell'operazione di rimozione chirurgica. Dallo studio, i cui risultati sono stati pubblicati ora sul New England Journal of Medicine con un'osservazione a 3 anni dal trattamento, è emerso che nei 111 pazienti analizzati la combinazione di ipilimumab e nivolumab il 98% dele persone ha mostrato una risposta patologica, indicando che il trattamento ha ridotto significativamente la presenza del tumore. Il 95% dei pazienti ha ottenuto una risposta patologica maggiore, definita come la presenza di ≤10% di tumore residuo vitale nel campione di tessuto esaminato post-trattamento. Questo suggerisce che in quasi tutti i pazienti, il tumore è stato drasticamente ridotto. Il 68% dei pazienti ha raggiunto una risposta patologica completa, ovvero nessun tumore residuo vitale è stato rilevato. Un risultato particolarmente importante che indica che in oltre due terzi dei casi il tumore è stato completamente eliminato. Infine, a distanza di 3 anni, nessun paziente ha sperimentato una recidiva.

CAMBIA LA GESTIONE DELLA MALATTIA?

Quanto ottenuto rappresenta una conferma della bontà dell'utilizzo dell'immunoterapia neodiuvante in questo particolare tipo di tumore. Risultati che potrebbero in futuro -aspettando i dati sulla sopravvivenza globale- cambiare radicalmente la pratica clinica nella gestione dei tumori del colon-retto dMMR in fase precoce. Ma la combinazione testata potrebbe non essere la sola utilizzata. Ad oggi è in fase di sperimentazione l'utilizzo dell'immunoterapico dostarlimab. I primi risultati, pubblicati sulle pagine del New England Journal of Medicine ad opera dei ricercatori del Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York, hanno mostrato una risposta completa in tutti e i 12 pazienti trattati.

GLI STUDI NEL TUMORE METASTATICO

Se dunque per il tumore del colon-retto in fase precoce l'approccio neo-adiuvante potrebbe cambiare presto la pratica clinica, l'utilizzo dell'immunoterapia nei casi metastatici è invece pratica corrente. In Europa l'EMA (Agenzia Europea del Farmaco) ha esteso le indicazioni sull'utilizzo dell'immunoterapico pembrolizumab includendolo per il trattamento dei tumori metastatici con alta instabilità dei microsatelliti (MSI-H) o dMMR come quelli del colon-retto. Una decisione basata su dati che hanno dimostrato significativi miglioramenti nella sopravvivenza libera da progressione e nella risposta complessiva alla malattia. Per qunato riguarda invece la combinazione ipilimumab e nivolumab, oggetto dello studio raccontato in precedenza, l'EMA ha approvato il suo utilizzo nei casi metastatici come seconda linea di trattamento (ovvero quando il tumore ricomincia a crescere) dopo chemioterapia a base di fluoropirimidine, oxaliplatino e irinotecan.

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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