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Oncologia
Daniele Banfi
pubblicato il 13-10-2021

Tumore al seno: i progressi dal 1900 ad oggi



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Dalla quadrantectomia alle terapie a bersaglio molecolare, passando per il linfonodo sentinella. Tutti i progressi possibili grazie alla ricerca dal 1900 ad oggi nella lotta al tumore al seno

Tumore al seno: i progressi dal 1900 ad oggi

Il tumore al seno fa sempre meno paura. Complice il progresso della ricerca la cura di questa forma di cancro è sempre più alla nostra portata. Una storia di successi iniziati negli anni '70 con lo sviluppo della chemioterapia e la messa a punto, da parte di Umberto Veronesi, della quadrantectomia. Oggi, grazie a terapie a misura di paziente, il numero di donne che hanno superato con successo la malattia è in costante aumento. In occasione del mese di ottobre ripercorriamo le principali tappe della ricerca contro il il tumore al seno.

1882 - LE PRIME RUDIMENTALI OPERAZIONI

L'obbiettivo principale nella lotta ai tumori è la loro rimozione dal corpo. Per farlo, dall'inizio della storia della medicina ad oggi, l'approccio principale utilizzato è quello chirurgico. Sul finire del 1800, complice l'avvento delle pionieristiche tecniche di anestesia totale, iniziano le prime rudimentali operazioni chirurgiche volte ad eliminare le masse tumorali. Nel 1884 il chirurgo statunitense William Halsted realizza il primo intervento di rimozione di un tumore al seno. Un'operazione altamente invasiva dove veniva rimossa, oltre a tutta la ghiandola mammaria, anche la muscolatura della parete toracica. Il primo passo per la cura dei tumori del seno.

1971 - MASTECTOMIA RADICALE

Nel 1971 comincia a farsi strada la mastectomia radicale, ovvero la rimozione dell'intero seno risparmiando però la muscolatura. Tale strategia è confermata dai dati. Nei tumori agli stadi iniziali l'utilizzo della mastectomia riduce il rischio di recidiva e migliora sensibilmente il dolore associato all'intervento. Un modo di operare che aprirà la strada, qualche anno più tardi, alla quadrantectomia.

1975 - L'ERA DELLA CHEMIOTERAPIA ADIUVANTE

Già dagli anni '60 la chemioterapia era entrata nell'armamentario terpaeutico per la lotta al cancro. Nel tumore al seno però la svolta si è avuta nel 1975 con la messa a punto, grazie agli studi di Gianni Bonadonna (insieme a Bernard Fisher) all'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, della chemioterapia adiuvante. In seguito alla rimozione del tumore per via chirurgica, Bonadonna ha dimostrato che è possibile ridurre le probabilità di recidiva della malattia grazie all'utilizzo di una combinazione di chemioterapici. Da quel momento lo stesso tipo di approccio fu sperimentato con successo anche per altre forme tumorali come il tumore del colon-retto.

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1981 - PRESERVARE IL SENO CON LA QUADRANTECTOMIA

Nel 1969 Umberto Veronesi teorizzò che per la cura di un tumore al seno localizzato non era più necessario rimuovere l'intero organo. Un'intuzione che si rivelò corretta nel 1981 quando il 2 luglio, sulle pagine della prestigiosa rivista New England Journal of Medicine, venne pubblicato l'articolo dal titolo “Comparing Radical Mastectomy with Quadrantectomy, Axillary Dissection, and Radiotherapy in Patients with Small Cancers of the Breast”. Si trattava dello studio clinico che dimostrava per la prima volta al mondo come i tumori del seno di piccole dimensioni possono essere trattati con la stessa efficacia preservando il seno, invece che asportandolo integralmente come era allora prassi in tutto il mondo. Inizia l'era della quadrantectomia.

1986 - RIDURRE IL RISCHO DI RECIDIVA CON IL TAMOXIFENE

Gli anni '80 portano grandi novità nel trattamento del tumore al seno. Nel 1986 viene approvato l'utilizzo del tamoxifene, una molecola che farà la storia nella prevenzione delle recidive per il tumore al seno. Complice lo sviluppo di tecniche di laboratorio sempre più precise si scopre che i tumori del seno possono essere divisi in due grandi categorie, quelli ormonosensibili e quelli no. I primi hanno infatti la caratteristica di avere sulla loro superficie cellulare dei recettori che possono essere utilizzati per colpire il tumore. Il tamoxifene agisce proprio su di essi. In questo modo, dopo l'operazione, l'utilizzo protratto nel tempo di una terapia ormonale è in grado di ridurre il rischio recidiva e aumentare così le probabilità di guarigione dal tumore al seno. Ad inizio anni '90 si registra poi un'altra grande novità: per la prima volta in assoluto la mortalità per cancro comincia a calare, segno che diagnosi precoce e terapie cominciano a dare frutti.

1992 - LA TECNICA DEL LINFONODO SENTINELLA

Dopo la quadrantectomia, la tecnica del linfonodo sentinella -sviluppata sempre dall'equipe di ricerca del professor Umberto Veronesi- permette di ridurre ulteriormente l'impatto dell'operazione di rimozione del tumore al seno. Quando è presente la malattia, le cellule tumorali possono utilizzare i vasi linfatici -che fungono da vere e proprie autostrade- per metastatizzare in altri distretti corporei. Un viaggio che però è interrotto temporaneamente dai linfonodi. Ed è qui che entra in gioco la tecnica del linfonodo sentinella. Poter analizzare il primo linfonodo presente nel percorso che va dal seno alle ascelle -ovvero il linfonodo sentinella- è di fondamentale importanza per capire se siamo già in presenza di metastasi. Se questo linfonodo risulta “pulito” siamo ragionevolmente sicuri che anche quelli posti a valle siano puliti e che il tumore non abbia cominciato a diffondersi. Disporre di questa informazione consente non solo di impostare al meglio la terapia ma anche di risparmiare alla donna lo svuotamento del cavo ascellare, ovvero l’asportazione di tutti i linfonodi ascellari. 

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1997 - CHIRURGIA PROFILATTICA NELLE DONNE CON MUTAZIONI BRCA

Compplice lo sviluppo delle tecniche di indagine genetica, diverse ricerche dimostrano che alcune particolari mutazioni nei geni BRCA aumentano il rischio di sviluppare un tumore al seno e delle ovaie. In virtù di questa caratteristica, una delle possibili soluzioni che comincia ad essere utilizzata è rappresentata dalla chirurgia profilattica, ovvero la rimozione preventiva del seno e delle ovaie. Un intervento radicale in grado di ridurre al minimo le probabilità di malattia venuto alla luce dei riflettori grazie al caso dell'attrice statunitense Angelina Jolie.

1998 - LA CHEMIOTERAPIA NEO-ADIUVANTE PER RIDURRE LA MASSA TUMORALE

Sino agli anni '90 il ricorso alla chemioterapia è sempre stato appannaggio della malattia in fase metastatica o dopo la rimozione chirurgica. Nel 1998 viene introdotto un nuovo concetto di chemioterapia, ovvero il suo utilizzo in "neo-adiuvante". L'idea di fondo consiste nel somministrare la chemioterapia prima dell'operazione chirurgica in modo da ottenere una riduzione della massa tumorale prima di poterla rimuovere. Un approccio che ha consentito l'effettuazione di interventi chirurgici maggiormente conservativi.

1999 - TRASTUZUMAB, PRIMO ANTICORPO MONOCLONALE DELLA STORIA

Molti tumori del seno esprimono sulla loro superficie i recettori HER-2. Questi rappresentano un bersaglio per colpire le cellule malate e risparmiare le sane. Nel 1999 l'FDA approva trastuzumab, il primo anticorpo monoclonale diretto contro HER-2. Il suo utilizzo, nelle donne con tumore al seno in fase avanzata, aveva portato ad un incremento considerevole dell'aspettativa di vita. Successivamente, nel 2006, trastuzumab è stato approvato anche per come terapia adiuvante in quanto il suo utilizzo, dopo la rimozione chirurgica, era associato ad una riduzione del rischio di malattia di oltre il 50%.

2015 - LE PRIME TERAPIE A BERSAGLIO MOLECOLARE

Arrivano i primi farmaci capaci di agire selettivamente sui meccanismi molecolari che il tumore mette in atto per replicarsi. Nel 2015 vengono approvati i CDK inibitori (inibitori delle chinasi ciclina-dipendenti), farmaci in grado di bloccare la divisione cellulare. Il primo ad arrivare sul mercato è palbociclib, farmaco in grado di estenedere ulteriormente l'aspettativa di vita media quando viene aggiunto alle terapie standard.

2018 - EVITARE LA CHEMIOTERAPIA

La chemioterapia non sempre serve. Quando il tumore del seno ha determinate caratteristiche molecolari è possibile evitare il ricorso alla chemioterapia adiuvante per ridurre il rischio di recidiva. Per farlo occorre analizzare alcuni geni del tessuto malato. Nel 2018, grazie al test OncotypeDX, viene dimostrato per la prima volta al mondo che se sono presenti determinate varianti geniche le probabilità di recidiva sono le stesse di chi si sottopone a chemioterapia adiuvante. E' in questi casi che la chemioterapia si può evitare. Un risparmio in termini di costi e un guadagno in qualità di vita.

2021 - TUMORE METASTATICO COME MALATTIA CRONICA

Grazie all'utilizzo combinato di più terapie i dati sulla lungo sopravvivenza in caso di malattia metastatica si fanno sempre più consistenti. Grazie alle terapie a bersaglio molecolare e agli anticorpi monoclonali l'obbiettivo di "cronicizzare" la malattia è sempre più alla portata. L'utilizzo di ribociclib nei tumori del seno HER2- e di trastuzumab deruxtecan in quelli HER2+ sta infatti permettendo alle donne con tumore in metastasi di controllare sempre più efficacemente la malattia. Risultati "storici" presentati al congresso dell'European Society for Medical Oncology (ESMO).

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Fonti

THE RESULTS OF OPERATIONS FOR THE CURE OF CANCER OF THE BREAST PERFORMED AT THE JOHNS HOPKINS HOSPITAL FROM JUNE, I889, TO JANUARY, I894. BY WILLIAM S. HALSTED, M.D.

Conservative radial mastectomy (Patey's operation). - Annals of Surgery

L-Phenylalanine Mustard (L-PAM) in the Management of Primary Breast Cancer — A Report of Early Findings - NEJM

Comparing Radical Mastectomy with Quadrantectomy, Axillary Dissection, and Radiotherapy in Patients with Small Cancers of the Breast - NEJM

Efficacy of Bilateral Prophylactic Mastectomy in Women with a Family History of Breast Cancer - NEJM

Effect of preoperative chemotherapy on the outcome of women with operable breast cancer - Journal of Clinical Oncology

Use of Chemotherapy plus a Monoclonal Antibody against HER2 for Metastatic Breast Cancer That Overexpresses HER2 - NEJM

Trastuzumab plus Adjuvant Chemotherapy for Operable HER2-Positive Breast Cancer - NEJM

Palbociclib and Letrozole in Advanced Breast Cancer - NEJM

Fulvestrant plus palbociclib versus fulvestrant plus placebo for treatment of hormone-receptor-positive, HER2-negative metastatic breast cancer that progressed on previous endocrine therapy (PALOMA-3): final analysis of the multicentre, double-blind, phase 3 randomised controlled trial - The Lancet Oncology

Adjuvant Chemotherapy Guided by a 21-Gene Expression Assay in Breast Cancer - NEJM

LBA17_PR - Overall survival (OS) results from the phase III MONALEESA-2 (ML-2) trial of postmenopausal patients (pts) with hormone receptor positive/human epidermal growth factor receptor 2 negative (HR+/HER2−) advanced breast cancer (ABC) treated with endocrine therapy (ET) ± ribociclib (RIB) - ESMO 2021

LBA1 - Trastuzumab deruxtecan (T-DXd) vs trastuzumab emtansine (T-DM1) in patients (Pts) with HER2+ metastatic breast cancer (mBC): Results of the randomized phase III DESTINY-Breast03 study - ESMO 2021

Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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