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Oncologia
Daniele Banfi
pubblicato il 04-09-2019

Tumore al seno triplo negativo: via libera di EMA all'immunoterapia



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Atezolizumab approvato per l'utilizzo in prima linea, in associazione alla chemioterapia, nel tumore al seno triplo negativo. L'immunoterapia comincia a dare i primi risultati anche in questo tipo di neoplasia

Tumore al seno triplo negativo: via libera di EMA all'immunoterapia

Passi avanti nella cura del tumore al seno triplo negativo. L'Ema, l'Agenzia Europea del Farmaco, ha dato il via libera all'utilizzo in prima linea di atezolizumab - un farmaco immunoterapico - in associazione alla chemioterapia. Una "presa di posizione" che dimostra come anche per questo tipo di tumore, tra i più difficili da trattare, possa essere trattato con l'immunoterapia. Un'autorizzazione che si fonda sui risultati dello studio di fase III IMpassion130 che ha dimostrato un vantaggio in termini di controllo della malattia e di sopravvivenza.

TRIPLO NEGATIVO: IL PIU' DIFFICILE DA TRATTARE

Tra i tumori al seno quello più difficile da trattare è il triplo negativo. Particolarmente diffuso al di sotto dei 50 anni e in chi presenta mutazioni nel gene BRCA1, questa forma tumorale rappresenta circa il 15-20% di tutte le neoplasie della mammella. Ma mentre le altre forme possono essere curate con buoni risultati, il triplo negativo è particolarmente aggressivo e presenta una sopravvivenza media dalla diagnosi nettamente inferiore rispetto alle altre forme. Il nome triplo negativo deriva dal fatto che in questo specifico tipo di tumore al seno, a differenza di altri tumori mammari, le cellule non possiedono sulla loro superficie la proteina HER2, né i recettori per gli estrogeni e per i progestinici. L’assenza di questi target rende questa neoplasia particolarmente difficile da trattare.

Tumore al seno triplo negativo: l'immunoterapia funziona

Tumore al seno triplo negativo: l'immunoterapia funziona

23-10-2018
IMMUNOTERAPIA E CHEMIO MIGLIORANO IL TRATTAMENTO

Una delle possibili strategia per affronatre la malattia è rappresentata dall'immunoterapia. Sperimentata con successo in diversi tipi di tumore, sono sempre più numerosi gli studi clinici sull'utilizzo di questo approccio nel tumore al seno triplo negativo metastatico. Il più avanzato in assoluto, presentato lo scorso anno al congresso dell'European Society of Medical Oncology (ESMO), riguarda l'utilizzo combinato dell'immunoterapico atezolizumab e del chemioterapico nab-paclitaxel

Dallo studio IMpassion130 è emerso che la combinazione dei due farmaci, nelle pazienti positive al marcatore PD-L1, ha portato ad un miglioramento sia in termini di controllo della malattia sia nella sopravvivenza. Atezolizumab e nab-paclitaxel hanno mostrato un miglioramento clinicamente significativo della sopravvivenza globale di sette mesi rispetto al placebo e nab-paclitaxel. Risultati destinati solo a migliorare visto lo studio ancora in corso.

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PROSSIMO PASSO L'APPROVAZIONE IN ITALIA

«Una diagnosi di carcinoma mammario metastatico triplo-negativo PD-L1 positivo mette le pazienti e noi oncologi difronte a una delle forme più aggressive e difficili da trattare di tumore al seno e per le quali non si avevano a disposizione, finora, delle opzioni terapeutiche mirate», sottolinea il professor Michelino De Laurentiis, Direttore del Dipartimento di Oncologia Mammaria e Toracica dell’Istituto Nazionale dei Tumori Fondazione Pascale di Napoli.

«L’approvazione dell’agenzia europea del farmaco è stata sostenuta dagli importanti risultati dello studio IMpassion130, che per la prima volta hanno dimostrato che l’utilizzo di una immunoterapia come atezolizumab, in associazione alla chemioterapia, possa generare un vantaggio terapeutico in termini di controllo della malattia e di sopravvivenza. Questa approvazione è passo in più verso la disponibilità del trattamento anche in Italia. La speranza è che l’ulteriore iter burocratico per rendere disponibile il farmaco in tutti gli ospedali italiani si concluda nel giro di pochi mesi, visto l’elevato numero di pazienti che soffrono di questa forma avanzata e aggressiva di malattia» conclude l'esperto.

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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