Chiudi
Oncologia
Daniele Banfi
pubblicato il 08-01-2025

Trial clinici in oncologia: un mondo a due velocità



Aggiungi ai preferiti

Registrati/accedi per aggiungere ai preferiti

Negli ultimi vent’anni le sperimentazioni sono cresciute ma il 76% dei Paesi resta escluso evidenziando disuguaglianze nell’accesso alle cure innovative. I risultati pubblicati su ESMO Open

Trial clinici in oncologia: un mondo a due velocità

La ricerca contro il cancro ha trasformato la vita di molti pazienti portando in questi anni ad un aumento notevole nell'aspettativa di vita media dopo la diagnosi. Una parte cruciale di questo successo è dovuta alle sperimentazioni cliniche di nuovi farmaci. Eppure l'accesso ai trial clinici -spesso unica speranza per chi non risponde alle terapie standard- non è affatto equamente distribuito. Negli ultimi 20 anni sono state condotte oltre 87.000 sperimentazioni cliniche, molte delle quali hanno cambiato la storia del trattamento di diverse neoplasie. Uno studio pubblicato su ESMO Open - la rivista ufficiale dell’European Society for Medical Oncology - ha analizzato la diffusione globale di questi studi, rivelando una disparità allarmante: il 76% delle nazioni non ha mai ospitato un trial clinico. Un dato mette in luce l'urgenza di affrontare le disuguaglianze nell'accesso alle cure anticancro.

COSA SONO I TRIAL CLINICI?

I trial clinici sono studi scientifici che valutano la sicurezza, l’efficacia e la tollerabilità di nuovi farmaci o terapie. Si sviluppano in più fasi: la fase I verifica la sicurezza del trattamento, la fase II ne esplora l’efficacia, mentre la fase III lo confronta con le cure standard. Questi studi sono essenziali per sviluppare trattamenti innovativi basati su evidenze scientifiche solide. In oncologia, i trial clinici hanno portato all’approvazione di terapie rivoluzionarie come l’immunoterapia, i farmaci a bersaglio molecolare e gli anticorpi coniugati. Questi progressi hanno trasformato la gestione di molte forme di cancro, offrendo nuove possibilità a pazienti per i quali le cure tradizionali non erano sufficienti.

QUANDO È UTILE PARTECIPARE AD UNA SPERIMENTAZIONE?

Partecipare a un trial clinico può essere particolarmente utile quando le terapie standard non funzionano o non garantiscono risultati soddisfacenti. Questi studi permettono ai pazienti di accedere a trattamenti innovativi non ancora disponibili, che potrebbero rappresentare una nuova speranza. I partecipanti ricevono spesso cure gratuite e un monitoraggio costante da parte di specialisti, garantendo un'assistenza di alta qualità. Per la ricerca, il coinvolgimento di un numero significativo e diversificato di pazienti è fondamentale per ottenere dati affidabili e generalizzabili. I trial clinici non solo offrono un’opportunità concreta ai pazienti, ma contribuiscono anche al progresso scientifico, migliorando la comprensione della malattia e favorendo lo sviluppo di terapie sempre più efficaci.

UN MONDO A DUE VELOCITÀ

Nonostante i benefici, partecipare a un trial clinico rimane un privilegio riservato a pochi, a livello globale. Lo studio pubblicato su ESMO Open ha analizzato i dati di 87.748 studi condotti tra il 2000 e il 2021, utilizzando il database ClinicalTrials.gov aggiornato a giugno 2024. I Paesi sono stati suddivisi in base al reddito, secondo la classificazione della Banca Mondiale, evidenziando profonde disparità. Il numero di trial oncologici è cresciuto significativamente nel tempo, con un aumento medio di 266 nuovi studi ogni anno. La Cina ha registrato una crescita eccezionale, diventando leader mondiale nelle sperimentazioni di fase iniziale e di convalida, superando gli Stati Uniti e l’Europa in termini di attività di ricerca. I Paesi ad alto reddito continuano a mantenere la densità più elevata di sperimentazioni cliniche, grazie a infrastrutture avanzate e risorse economiche adeguate. Tuttavia, anche alcune economie a reddito medio-alto, come quelle del Sud-est asiatico, stanno emergendo come protagoniste, soprattutto nelle fasi precoci della ricerca. Nonostante questi progressi, il dato più preoccupante rimane il seguente: al momento dell’analisi, il 76,4% delle nazioni non aveva ancora avviato nuovi studi clinici. Questa esclusione priva milioni di persone dell’accesso alle terapie più avanzate, alimentando un divario globale che richiede interventi urgenti per garantire equità nella ricerca oncologica.

RIDURRE LE DISUGUAGLIANZE

Gli autori dello studio pubblicato su ESMO Open sottolineano l'importanza di investire in infrastrutture di ricerca e nel rafforzamento delle capacità nei Paesi a basso e medio reddito. Questi interventi non solo favorirebbero una maggiore rappresentatività delle popolazioni nei trial clinici, ma migliorerebbero anche l'accesso alle terapie innovative nelle aree con maggiori necessità. Colmare il divario richiede inoltre un impegno continuo per promuovere collaborazioni internazionali e garantire che i benefici della scienza raggiungano davvero tutti, indipendentemente dal luogo di nascita.

Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


Articoli correlati


In evidenza

Torna a inizio pagina