Chi si prende cura di chi cura? C'è un nesso importante fra la salute del malato e la qualità di vita del caregiver, dice una ricerca su pazienti oncologici anziani
Come sta chi si occupa di un anziano malato di cancro? Come stanno i cosiddetti caregiver: familiari, mogli, mariti o partner, in alcuni casi anche amici che ci prendono cura di una persona colpita da tumore?
È un tema cruciale, data la demografia, che vede aumentare l'aspettativa di vita e la percentuale di popolazione anziana, e i numeri in crescita dei casi di tumore, che toccano nel 65 per cento dei casi persone con più di 65 anni. Così, di pari passo, sono destinate ad aumentare le donne e gli uomini che stanno a fianco di un paziente oncologico, dalla diagnosi ai controlli, dalle terapie alla riabilitazione; nelle piccole grandi incombenze quotidiane come nella gestione della sofferenza e della paura.
SE CHI CURA STA BENE, STA MEGLIO ANCHE IL MALATO
Dunque, quali sono le condizioni fisiche e psicologiche dei caregiver? Qualche informazione interessante arriva da uno studio americano che ha coinvolto una serie di pazienti oncologici ultrasettantenni e le persone che li assistevano. Come hanno spiegato gli autori in un articolo apparso sul Journal of the American Geriatrics Society, l'indagine ha mostrato che lo stato di salute dei malati di cancro anziani è strettamente connesso alla qualità di vita dei loro caregiver. In particolare, condizioni di salute precarie dei malati sono risultate più frequenti laddove sono più alti i livelli di disagio psicologico (ansia, stress e depressione) in chi ne ha cura.
ETÀ, GENERE E REDDITO FANNO LA DIFFERENZA
Dallo studio è emerso che i caregiver sono soprattutto donne, nel 67 per cento dei casi le mogli o le compagne del malato, con un'età media di 66 anni (ma quasi la metà superava i 70). Importante notare che spesso (40 per cento) è lo stesso caregiver ad essere colpito da una malattia cronica seria. Molti dichiarano di essere sotto stress, due su dieci mostrano sintomi depressivi e uno su quattro soffre d'ansia. I segni emotivi della relazione di cura, però, sembrano meno evidenti sulle donne e sulle persone più anziane, che appaiono in un migliore stato di salute mentale, mentre come è prevedibile scontano più problemi di salute a livello fisico. Non stupisce, infine, che un fattore fondamentale risulti essere la condizione economica: dove il reddito è medio alto la salute mentale e fisica risulta migliore.
I CAREGIVER IN ITALIA
In Italia si calcola che i caregiver siano un esercito silenzioso di circa 8,5 milioni di persone, impegnate soprattutto verso familiari. Si tratta perlopiù di adulti con più di 45 anni, che in caso su quattro dedicano almeno venti ore a settimana a una persona colpita da malattie e disabilità. Nel 2018 la legge di Bilancio ha riconosciuto un fondo (venti milioni di euro l'anno per il triennio 2018-2020) a chi assiste un infermo, definendo i requisiti di accesso in base alla relazione (matrimonio, unione civile, parentela di grado diverso) e alle condizioni della persona assistita. Questo esercito costituisce una rete di assistenza attualmente preziosa e insostituibile. Sono al tempo stesso l'anello forte della catena e una popolazione estremamamente vulnerabile: ecco perchè preoccuparsi anche della loro qualità di vita è uno degli aspetti cruciali per la sostenibilità delle cure oncologiche (e non solo) nel nostro paese.
Fonti
Donatella Barus
Giornalista professionista, dirige dal 2014 il Magazine della Fondazione Umberto Veronesi. E’ laureata in Scienze della Comunicazione, ha un Master in comunicazione. Dal 2003 al 2010 ha lavorato alla realizzazione e redazione di Sportello cancro (Corriere della Sera e Fondazione Veronesi). Ha scritto insieme a Roberto Boffi il manuale “Spegnila!” (BUR Rizzoli), dedicato a chi vuole smettere di fumare.