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Oncologia
Paola Scaccabarozzi
pubblicato il 31-01-2023

Il supporto psicologico aiuta le donne con un tumore al seno



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Ancora conferme sull'utilità del supporto psicologico per le donne con un tumore al seno. Come e perché si può chiedere aiuto

Il supporto psicologico aiuta le donne con un tumore al seno

Che il supporto psicologico sia fondamentale per chi ha ricevuto una diagnosi di tumore in generale e, nello specifico, un cancro al seno è indubbio e numerose sono le ricerche che lo dimostrano. Lo ha nuovamente evidenziato uno studio dal titolo Interventi psicologici per le donne con tumore al seno non metastatico, a cura di ricercatori delle Università del Bahrein, Malesia e Irlanda e pubblicato sul database delle Revisioni scientifiche Cochrane Library, la banca dati della “evidence-based medicine”, cioè la medicina basata sulle prove di efficacia.

LO STUDIO

L'analisi dei ricercatori ha incluso 60 studi randomizzati controllati comprendenti 7.998 partecipanti e ha concluso che, sulla base delle prove disponibili, l'intervento psicologico ha prodotto significativi effetti positivi, in particolare sul controllo della depressione, dell’ansia, dei disturbi dell'umore e dello stress. È emerso anche un miglioramento della qualità della vita, confrontando il gruppo che ha ricevuto un supporto psicologico rispetto al gruppo di controllo. Con la locuzione “supporto psicologico” s’intende un’ampia gamma di interventi (di supporto, consapevolezza…) e che possono essere erogati in gruppo o individualmente. La maggior parte delle sessioni di intervento era su base settimanale con una durata media di 14 ore e il tempo di osservazione variava da due settimane a due anni.

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Tumori: il corpo e la mente. Un manuale di psiconcologia per le donne che affrontano il cancro

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RAZIONALITÀ E IMPATTO EMOTIVO

Una diagnosi di tumore è uno tsunami. Gabriella Pravettoni, direttore della Divisione di Psiconcologia dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano (IEO), professoressa di Psicologia presso l’Università Statale di Milano e componente del Comitato Scientifico Fondazione Veronesi, spiega: «Anche quando la situazione è delle migliori, come nel caso del tumore al seno privo di metastasi, dove la prognosi è decisamente favorevole per una percentuale altissima di pazienti (88%), la parola cancro innesca inevitabilmente incredulità iniziale mista ad ansia, a preoccupazioni e paure di varia natura. Un caleidoscopio di emozioni che spesso si esprime attraverso un pianto a dirotto di fronte all’oncologo che comunica la diagnosi. Una diagnosi che, per lo specialista senologo, non è affatto drammatica, ma che nella mente della donna risuona come una minaccia in grado di scardinare i tasselli di una vita». Prosegue la psiconcologa: «Viene meno una sorta di delirio di immortalità, si percepisce il rischio che viene vissuto in maniera estremamente diversificata e soggettiva da ognuna. Spesso ci si focalizza sulla percentuale decisamente molto più esigua di fallimento possibile delle cure, rispetto a quella di successo che solo razionalmente viene davvero accettata. Dunque fondamentali sono il contenimento dell’angoscia e dell’ansia e un supporto per far fronte a difficoltà che via via possono emergere nel percorso di cura». Ma come?

CHE COSA SIGNIFICA SUPPORTO PSICOLOGICO?

Concretamente un supporto psicologico vuol dire richiedere l’ausilio di uno psicologo che, per definizione, deve far parte della Breast Unit (Unità multidisciplinare di Senologia). «Si tratta di un aiuto-servizio che la donna può richiedere se lo ritiene necessario (e l’utilità è indubbia ammesso che lo si desideri) - spiega la professoressa Pravettoni - e che viene modulato in base alle caratteristiche della paziente e in relazione si suoi bisogni. Si parte da una comunicazione corretta della diagnosi che viene spiegata in maniera dettagliata per passare poi alla gestione dell’elaborazione del rischio, attraverso la comprensione della percezione individuale. C’è poi una parte relativa a un supporto che tiene conto anche di aspetti estremamente pratici: la preoccupazione per le cure e per eventuali effetti collaterali, la gestione della sessualità e le difficoltà legale alla vita di ogni giorno a partire dalla relazione con il partner alle preoccupazioni per i figli e loro crescita».

A CHE COSA SERVE IL SUPPORTO PSICOLOGICO?

Qual è l’obiettivo del supporto psicologico? «Quello di rendere la qualità di vita la migliore possibile e permettere alla donna di lavorare sulle potenzialità che, anche un momento così complicato della propria vita, può offrire. Il presupposto di partenza è che una situazione costante di grande stress, come quella innescata da una malattia vissuta in solitudine e senza un adeguato supporto qualora necessario, non giovi né alla donna, né alla sua famiglia e, tantomeno, al suo approccio alle cure e alla vita. Numerosi sono gli studi che evidenziano quanto un percorso psicologico sia utile, non solo nel miglioramento della qualità di vita in generale, ma anche nella gestione delle dinamiche familiari e nella capacità di riorganizzare la propria esistenza. Anche perché non dobbiamo mai dimenticare la frase di Umberto Veronesi: E’ facile togliere un tumore dal corpo, ma difficilissimo asportarlo dalla mente che, meglio di ogni altra, racchiude il cuore dell’importanza di un lavoro accurato sulle psiche di ogni donna». Si tratta dunque di un meticoloso e delicatissimo lavoro che non può prescindere dalle unicità di ognuna, fatte di complesse e articolate sfaccettature da sondare con dedizione e professionalità.

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Paola Scaccabarozzi
Paola Scaccabarozzi

Giornalista professionista. Laureata in Lettere Moderne all'Università Statale di Milano, con specializzazione all'Università Cattolica in Materie Umanistiche, ha seguito corsi di giornalismo medico scientifico e giornalismo di inchiesta accreditati dall'Ordine Giornalisti della Lombardia. Ha scritto: Quando un figlio si ammala e, con Claudio Mencacci, Viaggio nella depressione, editi da Franco Angeli. Collabora con diverse testate nazionali ed estere.   


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