Uno studio evidenzia che il timore del ritorno della malattia è comune nei malati di tumore, per uno su 5 è paura vera. Solo di recente si cercano vie di cura efficaci contro questa ansia
L’attenzione per la paura di una ricaduta del tumore è considerata il più comune bisogno insoddisfatto tra i sopravvissuti alla malattia. Alla ricerca di cure mirate compare ora uno studio di revisione sistematica di 46 ricerche comprendenti 11.226 persone di 13 paesi, tutti sopravvissuti o malati in cura per tumore. Il risultato dice che più della metà, il 59 per cento, avverte almeno un timore moderato di una recidiva mentre uno su cinque, il 19 per cento, vive una forte paura al riguardo.
PIÙ IN ANSIA GIOVANI E DONNE
Risalta anche il maggiore impatto di questo sentimento nei più giovani e nelle donne. Commenta la prima autrice dello studio Yvonne Luigjes-Huizer, del Centro medico dell’Università di Utrecht, nei Paesi Bassi: «Conoscere la prevalenza e la severità della paura di una recidiva del cancro è molto importante in quanto dati essenziali per studiare interventi su misura secondo i diversi livelli di paura e i bisogni diversi da un individuo all’altro».
I CONTROLLI RIACCENDONO LA PAURA
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Psycho-Oncology. Claudia Borreani è la responsabile della struttura di Psicologia clinica dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano ed esordisce: «Sì, la paura di una ricaduta è il problema maggiore che troviamo quando andiamo a indagare gli stati d’ansia dei malati o di chi è uscito dal cancro. Finalmente se ne parla nella letteratura scientifica, non limitandosi a riferire di ansie e depressioni. E’ un timore che si riaccende se si avverte un sintomo strano, se ci si ammala, se si avvicina la data per i controlli. Per alcuni è il problema centrale».
LA MEDITAZIONE CONTRO I PENSIERI NERI
Non esistono ancora linee guida consolidate per affrontare questo tema, ma per lo meno si è cominciato a percorrere questa via. Per primi i canadesi e gli australiani, precisa la dottoressa Borreani. «Nella letteratura internazionale si trovano indicazioni di tipo psicoeducazionale. In diversi casi si impiega la meditazione mindfulness indicata per combattere i pensieri funesti».
LA CURA MIGLIORE? I PROGETTI DI VITA
Anche all’Istituto tumori è stato condotto di recente uno studio con un centinaio di pazienti oncoematologici da almeno due anni liberi dalla malattia. «Quello che mi ha colpito è che le persone con un maggiore senso della vita, con in testa progetti vitali avevano i più bassi livelli di paura - sottolinea la dottoressa Claudia Borreani. «Allora per contrastare l’ansia da recidiva è meglio non lavorare solo sulla sofferenza, ma spingere a vedere il futuro, a coltivare progetti, a guardare con occhio nuovo le iniziative positive possibili».
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Serena Zoli
Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.