Di fronte a eventi stressanti, spesso si reagisce concentrandosi soltanto sugli aspetti negativi. I consigli per non rimanere bloccati in queste trappole mentali
Succede spesso che di fronte a eventi stressanti - qual è la scoperta di avere un tumore - reagiamo concentrandoci soltanto sugli aspetti negativi.
È una normale reazione del nostro cervello che, di fronte a una situazione di cui non si ha il controllo, può incappare in «errori del pensiero»: la nostra mente ci convince dell’assoluta veridicità di qualcosa che in realtà non è reale. Si tratta di pensieri inaccurati che spesso rinforzano altri pensieri ed emozioni negative, con un impatto destabilizzante. Queste trappole mentali in cui cadiamo senza accorgercene possono avere effetti serissimi sulla qualità di vita e in alcuni casi interferire perfino con i trattamenti, in caso di una malattia oncologica.
Ne esistono diverse: in alcuni casi tendiamo a vedere tutto bianco o tutto nero («la mia famiglia non capisce mai e mai capirà quelli che sono i miei bisogni»); in altri esageriamo («tutto andrà storto nel mio percorso di cura»); filtriamo le informazioni selezionando quelle negative («sono convinto che non riusciranno a togliere tutto il tumore»); ci abbandoniamo a pensieri catastrofici («anche se mi hanno detto che la prognosi è buona sono sicura che morirò per colpa del tumore»); siamo portati a formulare assunzioni negative sui pensieri e le motivazioni degli altri come se fossimo in grado di leggere la mente («quell’espressione preoccupata del medico vorrà sicuramente dire che sono più grave di quanto mi dicono»); ci sentiamo responsabili di eventi che, in realtà, sono fuori dal nostro controllo («è colpa mia se mi sono ammalata, ho subito troppo stress negli ultimi anni»).
Certo, è normale avere pensieri e sentimenti negativi sul cancro e sulla propria condizione, ma rimanere bloccati in queste trappole mentali può essere pericoloso. Se ci si rende conto che questa modalità di pensare a sé e alla malattia sta prendendo il sopravvento è bene parlarne con il proprio medico o con lo psicologo che potrà aiutare a contrastarlo.