Un congresso fa il punto in Italia sulla terapia elettroconvulsivante. Oggi è indolore, efficace nei pazienti catatonici. Il 10 ottobre è la Giornata mondiale per la salute mentale
Il 10 ottobre è la giornata che l'Organizzazione Mondiale della Sanità dedica alla salute mentale.
Nel 2015 il tema scelto è la dignità e si richiama l'articolo 1 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo: "Tutti gli esseri umani nascono uguali per dignità e diritti". Come promuovere la dignità delle persone con disabilità psichiche? L'OMS propone un manifesto in sette punti.
In Germania ce ne sono 180, nel Regno Unito più l’Irlanda 160, ben 233 in Spagna, un centinaio in Francia, 32 nel piccolo Belgio. Da noi 9, fino a non molto tempo fa 16.
In che cosa siamo così in calo e così fuori classifica come centri sanitari? Nei centri che praticano la terapia elettroconvulsivante o, se vogliamo usare il termine comune e compromesso, l’elettrochoc. Tec nell’abbreviazione italiana, Etc in quella internazionale. A che punto siamo? «Che una circolare del Ministero della Sanità già nel 1999 definiva la Tec “quasi desueta”, superata insomma, e che invece nel mondo oggi sono due milioni ogni anno i pazienti che vi si sottopongono».
Il professor Giuseppe Fàzzari è non solo il responsabile di uno dei rari centri Tec italiani in quanto direttore dell’Unità operativa di Psichiatria agli Spedali Civili di Brescia, ma anche il promotore di un Congresso sull’argomento dopo decenni che in Italia non se ne vedeva (o osava?) uno.
BENEFICI AL 75 PER CENTO
L’appuntamento è a Montichiari (Brescia) il 27-28 ottobre e partecipano esperti di tutta Europa accanto agli specialisti italiani. «Non possiamo rinunciare a una tecnica che dà buoni risultati contro la depressione nel 75 per cento dei casi.
Per i depressi catatonici, poi, quelli che sono bloccati a letto, non mangiano, non parlano, hanno un completo distacco dalla realtà, è particolarmente efficace.
A volte è proprio un “Lazzaro, alzati e cammina”. Si resta impressionati». Tuttavia al solo pronunciare la parola elettrochoc si alzano sopracciglia o grida di proteste. «Sì, c’è un tabù sull’argomento che è duro a morire», ammette Fàzzari. «Però le cose stanno migliorando, almeno a livello di specialisti. Perché assistiamo a un ricambio generazionale con nuovi psichiatri che sono stati all’estero a studiare, dove la Tec è vista come una opzione terapeutica tra le altre per alleviare il dolore della depressione».
INDOLORE DA MOLTO TEMPO
Un effetto devastante ebbe il famoso e, sotto questo profilo, famigerato film Qualcuno volò sul nido del cuculo che subito viene evocato dal lontano 1975 per parlare di elettrochoc uguale tortura. «Quel film illustrava la Tec come da tempo non viene più praticata – oggi è assolutamente indolore – e per di più in quella storia aveva uno scopo punitivo, non curativo», commenta il professor Fàzzari.
«E’ dagli anni ’50 che la Tec è indolore grazie all’impiego dei miorilassanti che distendono i muscoli, poi si fa in anestesia generale che dura pochi minuti, si è cambiata la posizione degli elettrodi alle tempie perché il passaggio di corrente sia più efficace a più basso dosaggio. Di recente l’uso di impulsi ultrabrevi permettono di far passare una corrente anche 10 volte minore rispetto a solo 4-5 anni fa. Ma il paziente comunque non sente niente, si alza e dopo un po’ di tempo può uscire. Si fa in day hospital». E con questi impulsi ultrabrevi, riferisce una meta-analisi su 700 pazienti comparsa ora sul Journal of Clinical Psychiatry, diminuiscono di molto gli effetti collaterali. Quali sono? Risponde Fàzzari: «Sostanzialmente il rischio di perdere qualcosa della memoria recente».
KITTY DUKAKIS TESTIMONIAL
«Anch’io pensai subito al film di Milos Forman quando feci la prima seduta, ma è stata tutta un’altra esperienza. L’elettrochoc mi ha salvato la vita», racconta, sempre oltreoceano, una donna che è stata quasi famosa anche da noi perché ha rischiato di divenire la first lady Usa nel 1988 quando suo marito Michael Dukakis sfidò Bush padre per la presidenza degli Stati Uniti. Michael fu sconfitto e si può immaginare che lei, Kitty, non ne sia stata scontenta visto la sua lotta di anni e anni contro la depressione. Una lotta che l’aveva condotta anche ad abusare di farmaci e di alcool. Lei, questo, ora lo dice pubblicamente, l’ha scritto in due libri e fa “campagna” in proprio a favore della diffusione della terapia elettroconvulsivante come una “terapia salvavita”.
TERAPIA DI MANTENIMENTO
«Sì, è importante questa testimonianza della signora Dukakis», commenta Giuseppe Fàzzari, «anche perché mette in rilievo un impiego non noto della Tec: una seduta ogni tanto (dipende da ogni singolo caso) come terapia di mantenimento». Kitty Dukakis sbandiera da palchi e tv che lei dal 2001 si sottopone a una seduta di elettrochoc ogni sei settimane con ottimi risultati. Ma è impressionante il racconto della prima volta, che descrive come in certi casi possa agire rapidamente la Tec. Riferisce il marito Michael: «La stavo portando a casa dopo l’applicazione e lei si è ricordata che era il nostro anniversario di nozze. Usciamo a cena a festeggiare, mi ha proposto lieta. La sera prima era un caso disperato».
ALTRE STIMOLAZIONI CEREBRALI
Il congresso di Montichiari non è rivolto solo alla Tec, ma anche alle altre tecniche di stimolazione cerebrale, quali la stimolazione magnetica transcranica, la stimolazione vagale, la stimolazione cerebrale profonda e altre ancora. Titolo: “Terapie somatiche in psichiatria”.
Quanto ai centri italiani dove si pratica la Tec:
- Spedali Civili di Brescia (sede Montichiari)
- San Raffaele di Milano (Villa Turro)
- Casa di cura S. Chiara a Verona
- Clinica Baruzziana di Bologna
- Clinica universitaria a Pisa
- Spdc a Brunico (Bolzano)
- Spdc a Bressanone (Bolzano)
- Spdc a Oristano (Cagliari)
- Villa Serena a Pescara
Serena Zoli
Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.