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Neuroscienze
Serena Zoli
pubblicato il 12-07-2017

Se l'intelligenza allunga la vita



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Sul British Medical Journal uno studio su oltre 60mila uomini e donne seguiti dall’infanzia alla vecchiaia. Fra intelligenza e lunga vita, implicati fattori come il fumo

Se l'intelligenza allunga la vita

C’è un nesso fra la speranza di vita e il quoziente di intelligenza di un bambino? Sembra strana come associazione, ma è stata dedotta da “misurazioni” su 33.000 uomini e 32.000 donne dall’Università di Edimburgo, in Scozia, ed è stata documentata su The British Medical Journal.

 

LA RICERCA

Gli scienziati sono partiti da bambini che all’età di 11 anni erano stati sottoposti al test dell’IQ, il quoziente intellttivo, col relativo certificato scritto datato 1947. Perchè tutte le persone seguite nella ricerca sono nate nel 1936 in Scozia e, in pratica, sono state seguite, in gran parte in retrospettiva, per 68 anni, fino all'età dunque di 79 anni. Per arrivare alla conclusione che gli ex bambini più intelligenti hanno una vita più lunga i ricercatori di Edimburgo hanno considerato quali sono le malattie più a rischio di causare la morte nel corso della vita individuandole in disturbo cardiaco, ictus, tumori legati al fumo, problemi respiratori, demenza, cause esterne (tra cui il suicidio e i decessi per infortuni).

 

UN NESSO FRA STILI DI VITA E INTELLIGENZA?

Alla fine da questa vasta indagine è venuto fuori il quadro valido in generale delle possibili cause di morte per uomini e donne lungo tutto l’arco della vita ed è emersa l’osservazione – notano i ricercatori – che lo stile di vita, soprattutto in riferimento al tabacco, è interpretabile come un effetto dell’intelligenza sulle differenze nella mortalità. Entrando nello specifico, le persone con maggiore IQ nell’infanzia hanno evidenziato un rischio di morte ridotto del 28 per cento per disturbi respiratori, del 25 per cento per disturbi alle coronarie, del 24 per cento per ictus. In particolare, l’intelligenza sembra avere effetto sulle cause di morte legate a fattori di rischio comportamentali, come il fumo.

Una possibile spiegazione è che un indicatore come l'IQ rifletta componenti socioeconomiche, come il successo del sistema scolastico, dicono i ricercatori, e come condizioni sociali, economiche e culturali favorevoli (che favoriscono ad esempio una cultura del non fumo) che in ultima analisi aiuterebbero l'individuo a riconoscere ed evitare fattori di rischio.

 

IPOTESI DI SPIEGAZIONI GENETICHE

Nessuna associazione invece è stata colta tra l’intelligenza infantile e la comparsa di tumori non correlati al fumo. Questi ultimi sono stati rilevati soprattutto ai polmoni e allo stomaco. Ricercatori svedesi hanno salutato con apprezzamento questo studio scozzese come il più ampio che riporta e quantifica i rischi di morte nel corso di tutta la vita e hanno concluso: «Rimane da vedere se questa è tutta la storia oppure se l’IQ segnala qualcosa di più profondo, e possibilmente genetico, nel suo rapporto con la longevità».

Serena Zoli
Serena Zoli

Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.


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