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Neuroscienze
Serena Zoli
pubblicato il 17-10-2017

Elettrocardiogramma: vi si «legge» anche la depressione?



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Uno studio dell'Università di Padova ipotizza che le onde dell'elettrocardiogramma riflettano anche stati psichici come la depressione

Elettrocardiogramma: vi si «legge» anche la depressione?

Un elettrocardiogramma per misurare la salute del cuore e la salute della psiche, almeno relativamente alla depressione. L’accoppiata mal di cuore e disturbo dell’umore è nota da tempo, e si potrebbe definire un’associazione «a delinquere» in quanto una patologia genera o potenzia l’altra. Il nuovo studio che ha provato a «leggere» le due diagnosi nel tracciato di un elettrocardiogramma (o Ecg) è stato compiuto dagli psicologi dell’Università di Padova e pubblicato sul Journal of Psychiatric Research. Il punto di partenza è stato notare che la variabilità della frequenza cardiaca appare ridotta sia nei malati di depressione sia in quelli con disturbi cardiovascolari suggerendo l’ipotesi di un comune meccanismo sottostante i due disturbi.


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COSA DICONO I TRACCIATI DELL'ECG

Claudio Gentili, docente di psicologia clinica a Padova e primo autore dello studio, spiega: «Le modificazioni nel tracciato dell’Ecg è fatto di onde sempre più o meno simili che indicano la frequenza cardiaca. Ma questa frequenza non è sempre uguale, non è che se si registrano 60 battiti al minuto ogni battito è distanziato dall’altro da un secondo, no, è sempre un po’ più o un po’ meno. Questa ‘variabilità’ è positiva per il cuore. Tuttavia vi sono modi diversi per misurare le variabilità. Noi le abbiamo “rilette” con una tecnica statistico-matematica che ha richiesto la collaborazione di bioingegneri dell’Università di Pisa».

DEPRESSIONE E CARDIOPATIA

La ricerca è stata condotta su 31 pazienti di 60-65 anni ricoverati nella prima settimana di riabilitazione dopo un intervento al cuore. E’ noto che un intervento chirurgico al cuore o un infarto scatenano molto facilmente nel paziente la depressione (che fra l'altro può rendere peggiore la prognosi della cardiopatia). I ricercatori di Padova hanno prima valutato lo stato dell’umore di ogni singolo malato con un metodo psicologico chiamato Ces-D. A ogni cardiopatico è stato chiesto di valutare da 0 a 3 una serie di affermazioni riguardanti i loro sintomi o il loro vissuto quotidiano tipo quando si sentivano tristi, se soffrissero di disturbi del sonno… Dopo, col particolare metodo di analisi del tracciato Ecg, hanno cercato per ciascuno possibili concordanze con le diagnosi psicologiche già fatte e si è constatato che i malati con gravi sintomi depressivi venivano "indicati" dall’elettrocardiogramma con un’accuratezza del 90 per cento. Un risultato eccezionale.


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I LIMITI DELLA RICERCA

Ma è lo stesso Gentili a indicare per primo i limiti della ricerca: intanto il numero piccolo dei pazienti esaminati, poi il fatto che siano tutti cardiopatici. La domanda che si impone: il metodo di leggere cuore e psiche insieme con un Ecg, ammesso che si confermi valido su un più ampio numero, funzionerebbe in chi non è malato di cuore? Viceversa nel caso dei cardiopatici il sistema costituirebbe uno strumento di grande validità perché segnalerebbe subito (diagnosi precoce) l’instaurarsi di uno stato depressivo, che è così pericoloso per questi malati. Lo vedrebbe subito il cardiologo indirizzando, senza perdere tempo, il paziente alle cure di psicologi o psichiatri.

 

Serena Zoli
Serena Zoli

Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.


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