Uno psichiatra indaga l’attrazione tra i sessi spaziando dai circuiti cerebrali alla “scienza del bacio” dei feromoni. E contro la banalizzazione ci vuole un soffio di poesia
L’amore? «Una piccola, piccola forma di follia». E l’innamoramento? «Uno stato transitorio di fantasie incrociate in cui la verifica di realtà gode di una strana sospensiva». Insomma, due condizioni con i piedi un po’ staccati da terra. «D’altro lato io sono uno psichiatra – dice il professor Massimo Biondi, direttore del Dipartimento di Scienze psichiatriche e di Medicina psicologica all’Università La Sapienza di Roma. – Queste definizioni mi competono. Ma c’è tanto altro che esula dalla competenza dello specialista nell’attrazione amorosa».
C’è quello che il professor Biondi ha sentito durante le sedute come psicoterapeuta, c’è la sua personale esperienza, ci sono le storie delle centinaia di persone che ha incontrato sul lavoro e nella vita e delle cui vicende è venuto a conoscenza. Da qui è nato un piccolo libro «più umano che scientifico», sottolinea Biondi, dettato dall’urgenza di gettare luce su una questione – l’amore appunto – che è basilare nella vita delle persone («tanto i “normali” quanto i malati nel corpo o nella mente») e che oggigiorno sembra più difficile da vivere che in passato e che, soprattutto, oggi rischia la banalizzazione e la meccanizzazione.
CARENZA DI POESIA
Amore, Sesso e Poesia si intitola il volumetto edito da Alpes Italia, e porta come sottotitolo Detto e non detto dell’amore di coppia. L’assunto finale è che abbiamo bisogno di poesia: «Percepisco in giro una sete, una vera asfissia per la mancanza di questo vissuto sfuggente, ambiguo, sottile che puoi provare a tutte le età, ma il cui valore viene oggi negato, irriso». E’ questo, invece, il cuore della nostra umanità in amore, vuole ricordare sempre “da medico” Massimo Biondi.
Nel percorso attraverso il mistero della nascita e morte delle passioni, il docente della Sapienza cita in partenza Platone e le affinità elettive di Goethe per incrociare poi i moderni feromoni, i circuiti cerebrali dell’attrazione, il “cervello sociale”, la “scienza del bacio”, la recente branca della Neuroestetica, le malattie causate dal “mal d’amore” (separazione o lutto). Su questi sostrati biologici, che incuriosiscono, chiediamo al professor Biondi due parole schematiche.
FEROMONI
Sono sostanze biochimiche che noi emettiamo e che «sembrano potenti modulatori del comportamento sessuale. Agiscono per le vie olfattive: dal naso diritti al cervello che regola le emozioni». «Noi viviamo di odori. Si dice comunemente “avere fiuto”, “capire a naso”, no? Il bacio ad esempio sembra sia un meraviglioso espediente per esplorarsi e odorarsi, un mezzo ancestrale per conoscersi, C’è la “scienza del bacio” che ne descrive i tratti psicologici e fisiologici».
IL FASCINO DELLE CURVE
«Agli uomini piacciono le curve del corpo femminile, si sono fatti studi dell’arte nei secoli per individuare se esiste un canone dell’attrazione fisica. Oggi c’è la Neuroestetica dedita a studiare i ‘circuiti’ cerebrali della bellezza e dell’esperienza visiva. Sembrerebbe che ci sia una gradevolezza che la mente umana è predisposta a cogliere ancor prima di capire, come se fosse una capacità innata. C’è la prova dei neonati che di fronte a un viso armonioso sorridono, davanti a un volto asimmetrico, peggio ancora storto, scoppiano a piangere».
STRESS DA ADDIO
La fine di un amore, la separazione , oltre che depressione e solitudine condite di rabbia, genera una vera “tempesta biochimica” dei neurotrasmettitori cerebrali, che è stato riscontrato anche nei primati. «Un anno dopo la separazione (o il lutto) si è constatato una maggiore frequenza, oltre che di depressione e ansia, di ipertensione, infarti, tumori. C’è un abbassamento delle difese immunitarie». Il dolore si fa biologia.
PUNTO O CIRCUITO G?
«Il famoso “punto G”, il punto vaginale di massima eccitazione per le donne se stimolato, forse esiste, sì, ma il vero interruttore del piacere sta ben più in alto. Nel cervello, nelle aree limbico-ipotalamiche con implicazioni del “cervello sociale” (corteccia frontale), per cui meglio sarebbe parlare di “circuito G”, anche se non è stato ancora individuato con certezza. Ma che cosa “accende” questo circuito?
Non tanto delle manipolazioni meccaniche. Il “via” lo dà la fantasia, il desiderio, il senso che ha l’incontro con un preciso uomo o una precisa donna. Lo psicologico allora si trasduce nel biologico. E quella piccola zona neurale infiamma tutto il corpo. E’ l’immaginazione, è la poesia di cui abbiamo bisogno. Sia negli uomini che nelle donne percepisco così spesso il desiderio di un amore romantico. Una sete. Occorre dargli voce e rivendicarne l’importanza».
Serena Zoli
Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.