Depressione, disturbo postraumatico da stress e schizofrenia sono più frequenti della media. Le nuove forme di schiavitù al centro della prossima edizione di Science For Peace
Vittime: non soltanto della tratta, ma pure di alcune malattie psichiatriche, come la depressione e il disturbo postraumatico da stress. Oltre a mettere in gioco la propria vita per raggiungere l'Europa, i migranti convivono con un rischio più alto di sviluppare alcuni disturbi come retaggio dell'esperienza vissuta. Quella che emerge da una pubblicazione apparsa sulle colonne di The Lancet Psychiatry è la prima prova clinica che attesta le conseguenze del traffico di esseri umani sulla salute mentale.
LE SCORIE DEL LUNGO VIAGGIO
I ricercatori (Istituto di psichiatria, psicologia e neuroscienze del King's College di Londra) hanno raccolto i dati di tutte le persone entrate in contatto i servizi di salute mentale della zona Sud di Londra, tra il 2006 e il 2012. Monitorando le oltre duecentomila cartelle cliniche estratte, gli autori dello studio hanno selezionato i pazienti vittime della tratta (133, di cui 37 bambini), per comparare le loro condizioni di salute con quelle di un gruppo di controllo. Oltre a notare che la metà delle vittime era stata sfruttata per ragioni sessuali, i ricercatori hanno riscontrato tassi di incidenza più elevati - rispetto al gruppo di controllo - per il disturbo postraumatico da stress (fino al 39%) e la depressione (punte massime del 34%). La schizofrenia è stata la terza condizione più riscontrata. Un'evidenza che ha spinto Sian Oram, ricercatrice del dipartimento di salute mentale della donna al King's College, ad affermare che «le esigenze di questo gruppo di pazienti necessita della pianificazione di interventi terapeutici mirati. La terapia cognitivo-comportamentale utilizzata nella cura del disturbo postraumatico da stress e della depressione va valutata su persone svantaggiate e che hanno scarso accesso all'istruzione, alle attività sociali e all'assistenza sanitaria».
IL TRISTE PRIMATO DELL'ITALIA
Sono oltre duecentocinquantamila i migranti sbarcati in Europa nel corso del 2015, di cui più di un terzo soltanto in Italia. Come emerge dall'articolo, però, chi riesce a mettere piede sulla terraferma non è detto che sia al sicuro. «Non essendoci alcuno screening, le persone che arrivano già con questi disturbi non possono far altro che veder aggravarli - dichiara Emilio Sacchetti, ordinario di psichiatria all'Università di Brescia, pronto a far partire da gennaio un progetto pilota per valutare lo stato di salute mentale di trecento migranti ospiti in strutture pubbliche del capoluogo lombardo -. Il contesto da cui arrivano, l'organizzazione del viaggio e le pressioni economiche le pongono ad altissimo rischio per il disturbo postraumatico da stress». Il traffico di esseri umani a fini di sfruttamento - per il mercato del sesso, lo sfruttamento del lavoro e l'assistenza domestica - è un’insidia che si nasconde dietro l'angolo. Gli ultimi dati simili relativi all'Italia fanno riferimento al 2010: 9500 le vittime accertate, in aumento rispetto al triennio precedente. La tratta è riconosciuta come reato dal 2003 (legge 228), eppure donne e bambini continuano a essere il bersaglio più facile per i criminali. Il dossier "Piccoli schiavi invisibili - Le giovani vittime di tratta e sfruttamento" redatto da Save the Children riconosce che dal 2012 almeno centotrenta minori sono entrati a far parte dei programmi di protezione.
APPUNTAMENTO A SCIENCE FOR PEACE
L'emergenza della schiavitù moderna - 21 milioni le vittime nel mondo, almeno cinque i bambini - sarà affrontata nel corso della prossima edizione di Science for Peace, il convegno organizzato dalla Fondazione Umberto Veronesi in programma il 13 novembre all'Università Bocconi di Milano. Si analizzeranno le diverse forme di asservimento più diffuse: da quella per debito al lavoro minorile, dalla tratta delle donne e dei minori al matrimonio forzato. Previsto anche l'intervento di due Premi Nobel per la Pace: l’iraniana Shirin Ebadi (2003) e la yemenita Tawakkul Karman (2011). Particolare rilievo verrà dato al fenomeno dell’arruolamento forzato dei bambini nelle forze armate, diffuso sopratutto nei Paesi del Medio Oriente. Si parlerà anche di schiavitù domestica, con le bambine costrette a contrarre matrimoni precoci e poi sottoposte a violenze da parte del marito.
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).