La depressione non è una malattia ereditaria. Ma i figli di un genitore depresso hanno un maggior rischio (a loro volta) di ammalarsi
La depressione è ereditaria? La domanda angoscia molti genitori che hanno subìto o stanno subendo l'«eclisse della vita» che spegne ogni gioia. La risposta è no: la depressione non è ereditaria. Piuttosto familiare, nel senso che può circolare (anche in forma di un diverso disturbo psichiatrico) tra i vari componenti di uno stesso nucleo. Questo è quanto conferma uno studio che ha visto coinvolti oltre settemila bambini, un terzo dei quali figli di uno o due genitori sofferenti di depressione. Obbiettivo: verificare l'esistenza di eventuali differenze (strutturali e biologiche) nel cervello legate alla presenza della malattia nei genitori. Secondo i risultati, pubblicati sul Journal of the American Academy of Child & Adolescent Psychiatry, i figli di mamme o papà con trascorsi legati a una depressione convivono con una maggiore probabilità di sviluppare il medesimo disturbo.
DEPRESSIONE: QUALI SONO
I FATTORI DI RISCHIO?
DEPRESSIONE PIU' «PROBABILE» SE NE SOFFRE UN GENITORE
Da cosa nasca la depressione, non è ancora del tutto chiaro. Ma l’esperienza ha insegnato che avere un genitore (o entrambi) che ne soffre - o ne ha sofferto - è il maggior fattore di rischio noto. Un'evidenza confermata dall'ultimo lavoro, che ha svelato come i giovani cresciuti in un ambiente in cui la depressione era già presente, avevano un'area del cervello più piccola rispetto a quella dei coetanei. Si tratta del putamen destro, una struttura legata alla gratificazione, alla motivazione e all’esperienza del piacere. Secondo Randy Auerbach, coordinatore della ricerca, «questa scoperta sottolinea un potenziale fattore di rischio che può condurre alla depressione nei picchi di età più propizi e va ad aggiungersi ad altre secondo cui un ridotto volume del putamen sarebbe legato all’anedonia, ovvero a una minore capacità di vivere esperienze piacevoli». E, di conseguenza, al rischio di sviluppare una depressione, di fare abuso di sostanze, di sviluppare una psicosi o la tendenza al suicidio. Aggiunge David Pagliaccio, psichiatra della Columbia University e prima firma della pubblicazione: «Capire se esistano dei segni che la malattia può lasciare sul cervello dei ragazzi che hanno avuto un genitore depresso, ci aiuterebbe a identificare meglio chi è più a rischio di ammalarsi e a migliorare la diagnosi e la terapia».
Una depressione non curata può cambiare il cervello
DEPRESSIONE TRA GENETICA E AMBIENTE
«Non è chiaro se le ridotte dimensioni del putamen siano da ascrivere soltanto ad alcuni fattori biologici o possano invece essere dovute anche a una causa ambientale - afferma Andrea Fagiolini, direttore della clinica psichiatrica del policlinico Le Scotte e ordinario all'università di Siena -. Non si può escludere che la crescita di un ragazzo in un ambiente condizionato dalla depressione riduca le capacità di sviluppo di questo nucleo. Così come non si può escludere che le dimensioni siano esclusivamente determinate da fattori genetici». Quello che emerge dalla maggior parte delle ricerche, è che ogni persona nasce con un rischio biologico legato alla possibilità di sviluppare la depressione. «Questo può essere amplificato o ridotto dai fattori ambientali - prosegue lo specialista -. Se una persona nasce con un bassissimo rischio genetico di sviluppare la depressione, può ugualmente sviluppare la malattia in caso di stress quali un lutto, la perdita del lavoro o la rottura di importanti relazioni affettive. Viceversa, se nasce con un rischio genetico elevato, potrebbe anche non sviluppare mai depressione se avesse una vita priva di stress, uno sviluppo psicologico ottimale».
LA DEPRESSIONE SI «VEDE» ANCHE AL DI FUORI DEL CERVELLO
La genetica e l’ambiente concorrono allo sviluppo della depressione. «Maggiore è la predisposizione biologica, minore deve essere il fattore ambientale in grado di scatenare la depressione e viceversa - conclude Fagiolini -. Quando una persona è depressa, è tutto il corpo a soffrire. Ci sono alterazioni in alcune aree del cervello ma anche nel sistema endocrino, nel sistema immunitario e in quello cardiovascolare. La depressione è una malattia sistemica e non soltanto legata ad alcune aree del cervello».
Serena Zoli
Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.