Con le tecnologie digitali e l’intelligenza artificiale si sta affrontando la sfida di una realtà trasformata. Diversi, però, i punti da chiarire
L’intelligenza artificiale è una disciplina scientifica e tecnologica che ha lo scopo di costruire macchine in grado di risolvere problemi che richiedono intelligenza umana. La usiamo quando paghiamo con una carta di credito, quando cerchiamo informazioni su web o facciamo una foto, per trovare la strada più breve, quando dettiamo al telefonino invece di scrivere o quando usiamo uno dei tanti social media per interagire con i nostri amici. Aziende e istituzioni in tutti i settori stanno gradualmente comprendendo l’utilità di tecniche di intelligenza artificiale nelle loro operazioni: ospedali, banche e istituti finanziari, il settore manifatturiero e il settore pubblico. Qualunque sia il modello di business e l’ambito applicativo, l’intelligenza artificiale può ottimizzare le operazioni, renderle più efficienti, migliorare le decisioni dei professionisti del settore e creare nuovi servizi e modalità di lavoro.
IBM produce innovazione nell’ambito dell’intelligenza artificiale da molti anni e usa questa tecnologia per sviluppare soluzioni per altre aziende che lavorano in tutti i campi. L’innovazione fornita è supportata dai laboratori di ricerca IBM, sparsi in tutto il mondo, che migliorano le capacità dell’intelligenza artificiale di risolvere problemi difficili. L’entusiasmo per le potenzialità va però accompagnato da un’adeguata attenzione per la gestione di dati personali, dalla comprensione di come l’intelligenza artificiale arrivi alle sue decisioni, da un alto grado di garanzia che queste decisioni non creino discriminazioni e da uno studio attento dell’impatto dell’intelligenza artificiale sul mondo del lavoro e sulla società. Per questo IBM è all’avanguardia anche relativamente agli aspetti che riguardano l’etica dell’intelligenza artificiale, tramite soluzioni tecnologiche, attività educative e di «reskilling» dei propri programmatori, principi, linee guida, organismi di governance interna (come il comitato interno per l’etica dell’intelligenza artificiale). Oltre che nelle collaborazioni con altre aziende, governi e istituzioni accademiche, con lo scopo di definire e creare un’intelligenza artificiale responsabile e affidabile, che sia di supporto alle persone e alla società.
In questo momento difficile, in cui la pandemia Covid-19 ha stravolto la nostra quotidianità, le tecnologie digitali e l’intelligenza artificiale si sono dimostrate fondamentali per permetterci di affrontare le sfide di una realtà completamente trasformata. Hanno permesso a molti di continuare a lavorare, agli studenti di progredire con la loro educazione e ai cittadini di usufruire di servizi anche stando a casa, accellerando la digitalizzazione di molte attività in interi settori. Nel campo sanitario, la combinazione di intelligenza artificiale, cloud, dispositivi mobili e sensori ha permesso il monitoraggio di persone in quarantena e la gestione di pazienti che non potevano essere visitati fisicamente da un medico. Inoltre, gli sforzi per lo sviluppo di un vaccino hanno scatenato una collaborazione tra industrie farmaceutiche, istituzioni sanitarie e aziende che forniscono tecnologia.
I computer più potenti sono stati usati con tecnologie di intelligenza artificiale per accelerare l’individuazione di nuove medicine, per comprendere i meccanismi del virus e per testare velocemente milioni di molecole potenzialmente utili a renderlo inoffensivo. Per esempio, IBM ha creato una partnership con l’Ufficio per le Politiche Scientifiche e Tecnologiche della Casa Bianca (il Covid-19 High Performance Computing Consortium) e con altre aziende per sfruttare l’enorme potenza di calcolo dei computer più veloci al mondo e aumentare l’efficacia della ricerca sul virus. In Italia, il supercomputer Marconi 100 del CINECA, basato su hardware IBM, il più potente computer disponibile in Italia e in Europa, viene usato per individuare un vaccino o nuove medicine efficaci contro il Covid-19. Anche in questo campo, però, una tale accelerazione dell’uso dell’intelligenza artificiale e di altre tecnologie digitali genera anche giustificate preoccupazioni, per la paura di non sapere prevedere con calma le possibili ripercussioni sulla nostra vita e sui nostri diritti fondamentali, quali l’uguaglianza di trattamento e la privacy.
L’attuale crisi - che è sanitaria, economica e sociale - va gestita con responsabilità ed etica da chi produce le tecnologie, da chi le usa e da chi le governa. È soprattutto su questo punto che si focalizzerà il mio intervento nel corso della conferenza mondiale «Science for Peace and Health». L’intelligenza artificiale, oltre ad aiutarci a risolvere problemi in modo intelligente, può e deve essere uno strumento per risolvere le nuove sfide, gestire le preoccupazioni, supportare i diritti umani e aiutarci a capire come adeguare i nostri processi decisionali per evitare conseguenze non desiderate. Per poter assicurare questo risultato, non soltanto le aziende, ma l’intera società deve capire in modo realistico le capacità, i limiti e i rischi dell’intelligenza artificiale, in maniera da individuare in modo condiviso le soluzioni tecnologiche e le regole per creare un futuro in cui i valori e i diritti umani vengano rispettati e l’unicità della nostra intelligenza non venga messa in discussione, ma anzi venga amplificata dalla tecnologia.
Francesca Rossi è un'informatica ed è leader globale per l’etica dell’intelligenza artificiale del Centro di Ricerca IBM T.J. Watson di New York