Chiudi
Neuroscienze
Caterina Fazion
pubblicato il 11-04-2023

Cannabis: percezione del rischio in calo


Tag:

cannabis

Aggiungi ai preferiti

Registrati/accedi per aggiungere ai preferiti

Quali sono i trend di consumo di cannabis e derivati? Come stanno cambiando la percezione del rischio e la conoscenza della sostanza? Gli ultimi dati

Cannabis: percezione del rischio in calo

C'è attualmente una diminuita percezione del rischio associato all'uso di derivati della cannabis, soprattutto tra i più giovani. Ad affermarlo è l'associazione Gruppo Tossicologi Forensi Italiani (GTFI) che esprime forte preoccupazione sui rischi derivanti dall'uso di sostanze stupefacenti, soprattutto i derivati della cannabis, specialmente marijuana e hashish, che ad oggi sono frequentemente caratterizzati da elevata potenza. Si parla di percentuali di THC anche del 30-50%, fino all'80%, per i quali esiste una banalizzazione della percezione del rischio, anche a causa della definizione di “droga leggera” attribuita alla cannabis.

A cosa è dovuto questo fenomeno? A cosa conduce e quali possono essere le soluzioni per aumentare la consapevolezza tra i giovanissimi? Ne parliamo con la professoressa Sabina Strano Rossi, presidente GTFI - Gruppo Tossicologi Forensi Italiani.

Mia figlia fa uso di marijuana: come aiutarla a smettere?

Mia figlia fa uso di marijuana: come aiutarla a smettere?

30-01-2019

 

CHI FA USO DI CANNABIS?

Secondo i dati riportati nell’ultima relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze, che analizza i dati del 2021, la cannabis risulta la sostanza illegale maggiormente utilizzata tra i giovani, seguita da Nuove Sostanze Psicoattive (New Psychoactive Substances - NPS), cannabinoidi sintetici, cocaina, allucinogeni e stimolanti. Chiude il consumo di oppiacei che non supera l’1%.

Secondo l’ultima rilevazione del 2021, effettuata dallo studio ESPAD® Italia, il 23,7% degli studenti (613mila ragazzi), ha riferito uso di cannabis almeno una volta nella vita, il 17,7% l’ha usata nel corso dell’ultimo anno e il 10,2% l’ha utilizzata durante i 30 giorni precedenti lo studio. Sempre nel corso del mese antecedente la compilazione del questionario, gli studenti che hanno riferito un uso frequente, ossia 20 o più volte, sono quasi 64mila, pari al 2,5% del campione.

 

COSA È CAMBIATO NEGLI ANNI?

Il trend degli ultimi 20 anni evidenzia, dopo un calo delle prevalenze, per tutte le tipologie di consumo sino al 2011, una ripresa successiva e una sostanziale stabilizzazione dal 2015 sino alla rilevazione 2020, anno nel quale si è rilevata una forte flessione probabilmente legata alla pandemia. I consumi di cannabis nel corso del 2021 crescono all’aumentare dell’età passando dal 4,9% tra i 15enni al 26,8% tra i 19enni. Gli studenti di genere maschile hanno riferito un consumo superiore alle ragazze. Le tipologie di cannabis maggiormente diffuse tra gli utilizzatori nell’anno sono erba/marijuana (85,6%) e resina/fumo/hashish (51%); minore invece la varietà di cannabis skunk, riferita dal 9,4% degli studenti consumatori.

 

LA PERCEZIONE DEL RISCHIO È IN CALO?

Quanto sono consapevoli i ragazzi dei rischi legati al consumo di cannabis? Il 27% degli studenti ritiene che sia molto o abbastanza rischioso fumare cannabis occasionalmente, mentre il 49,1% riferisce lo stesso grado di rischio relativamente all’uso frequente della sostanza. Tra i consumatori della sostanza è il 6,4% a ritenere che sia molto rischioso fumare cannabis occasionalmente, percentuale che raggiunge un quinto degli studenti riguardo al consumo regolare. La percezione del rischio, specialmente tra gli utilizzatori, risulta piuttosto bassa, eppure, sul totale degli studenti che hanno utilizzato cannabis durante l’anno, il 22,3%, pari a 102mila ragazzi tra i 15 e i 19 anni, risulta avere un consumo definibile “a rischio”, in particolare i maschi (24,9% contro il 18,9% delle femmine). Si parla di quei soggetti che, per quantità e modalità di utilizzo della sostanza, potrebbero necessitare di un sostegno clinico per gestire gli effetti del consumo. 

«La diminuita percezione del rischio – spiega la professoressa Strano Rossi – è in parte dovuta al fatto che la cannabis venga definita “droga leggera”. Con questa modalità semantica si pensa automaticamente che sia molto meno pericolosa di altre droghe cosiddette pesanti, quelle che consideriamo “da tossicodipendenti” come cocaina o eroina. La cannabis, però, soprattutto recentemente, contiene in tutte le sue preparazioni percentuali di principio attivo molto elevate, si parla del 30-50%, fino all'80%. Negli ultimi anni abbiamo visto crescere in misura esponenziale la percentuale di purezza e quindi la quantità di THC che viene assunta anche con una singola assunzione di prodotto venduto sul mercato illecito, come ad esempio uno spinello».

 

I RISCHI PER I GIOVANISSIMI

Sono i giovanissimi a fare largo uso di cannabis, e sono proprio loro a correre i rischi maggiori. Oltre la metà degli studenti che hanno utilizzato cannabis nella vita (51,7%) riferisce che l’età di primo uso è stata tra i 15 e i 16 anni, mentre il 16,9% ha fatto la prima esperienza dopo aver compiuto 16 anni. Il restante 31,4% degli studenti utilizzatori aveva invece 14 anni o meno.

«I principali effetti negativi indotti dalla cannabis – precisa la professoressa Sabina Strano Rossi – sono tanto maggiori quanto più precoce e massiccio è l'inizio del consumo, con possibile compromissione del regolare sviluppo del cervello, che è ancora in fase di sviluppo fino a oltre i venti anni, con modifiche della struttura cerebrale. I principali effetti sul sistema nervoso centrale sono rappresentati dalla compromissione delle capacità funzionali e cognitive. Sono coinvolte l'attenzione, l'apprendimento scolastico, il processo decisionale, l'apprendimento verbale, la memoria e l'orientamento spaziale. Si tratta di danni che possono essere permanenti, di cui ci si renderà conto più avanti negli anni. I giovani, infatti, riescono a compensare le difficoltà di memoria o decisionali, proprio grazie alla giovane età».

 

E PER I MENO GIOVANI

Se tra le studentesse la quota delle consumatrici “a rischio” tende a diminuire al crescere dell’età, le quote degli studenti maschi con consumo “a rischio” diminuiscono fino ai 17 anni per poi tornare a crescere nella maggiore età. Quali rischi ci sono per i maggiorenni?

«Sia negli adolescenti alla prima esperienza sia in soggetti utilizzatori abituali, sono riportati rischi di manifestazioni psicotiche, crisi di ansia, episodi di autolesionismo, dovuti probabilmente all'elevata potenza delle preparazioni a base di cannabis che si vendono adesso sul mercato, in soggetti particolarmente predisposti. Sono anche possibili gravi effetti a livello del sistema cardio-vascolare come infarto del miocardio, aritmie, ischemie. Non dimentichiamo poi che il consumo di cannabis in gravidanza può determinare alterazioni dello sviluppo fetale, per non parlare dell'infanzia: quello che osserviamo frequentemente sono intossicazioni acute in bambini anche molto piccoli, che ingeriscono prodotti lasciati incautamente per casa dai genitori. Infine, un altro aspetto che desta estrema preoccupazione è l'elevato rischio di coinvolgimento in incidenti stradali: il THC è infatti una delle sostanze psicotrope più frequentemente rilevata, assieme alla cocaina e all’alcol, nei campioni di conducenti coinvolti in incidenti, alle volte anche mortali».

 

LA CANNABIS A USO MEDICO È UN'ALTRA STORIA

Nel corso degli anni i consumi totali di cannabis a uso medico nel nostro Paese hanno subito un notevole incremento. Si è passati infatti da 58,6 kg di sostanze attive di origine vegetale a base di cannabis venduti alle farmacie nel 2014, a 1271,5 kg venduti nel 2021. È possibile che l'utilizzo di cannabis a scopo terapeutico contribuisca a un abbassamento della percezione del rischio nei confronti di questa sostanza?

«Il fatto che la cannabis sia utilizzata anche a scopo medico può contribuire ad abbassare la percezione del rischio ad essa collegata e della sua pericolosità. Ma non bisogna dimenticare che per qualsiasi farmaco esistono benefici, ma anche rischi ed effetti collaterali associati al suo uso di cui viene sempre valutato il rapporto rischio/beneficio. Se per il trattamento di una determinata patologia che non risponde ad altre terapie, l’utilizzo di cannabis comporta più benefici che rischi, allora i vantaggi del suo uso superano gli svantaggi. L’uso ricreazionale, invece, che non è fatto per curare una specifica e grave patologia, è sbilanciato solo verso il rischio. Va poi considerato che la cannabis usata a scopi terapeutici non è la stessa che viene venduta illegalmente, ma prevede un controllo sia produttivo, per cui è garantita una corretta titolazione della sostanza somministrata, sia clinico, con la valutazione degli effetti sul paziente».

 

GLI USI DELLA CANNABIS TERAPEUTICA

L'utilizzo della cannabis a uso medico è stato introdotto in Italia con il Decreto Ministeriale del 9 novembre 2015. Il Ministero della Salute ha autorizzato la coltivazione delle piante di cannabis da utilizzare per la produzione di medicinali di origine vegetale a base di cannabis individuando le aree da destinare alla coltivazione.

Con il decreto è stato consentito l’impiego della cannabis ad uso medico per le seguenti patologie:

  • l’analgesia in patologie che implicano spasticità associata a dolore (sclerosi multipla, lesioni del midollo spinale) resistente alle terapie convenzionali;
  • l’analgesia nel dolore cronico (con particolare riferimento al dolore neurogeno) in cui il trattamento con antinfiammatori non steroidei o con farmaci cortisonici o oppioidi si sia rivelato inefficace;
  • l’effetto anticinetosico ed antiemetico nella nausea e vomito, causati da chemioterapia, radioterapia, terapie per HIV, che non può essere ottenuto con trattamenti tradizionali;
  • l’effetto stimolante dell’appetito nella cachessia, anoressia, perdita dell’appetito in pazienti oncologici o affetti da AIDS e nell’anoressia nervosa, che non può essere ottenuto con trattamenti standard;
  • l’effetto ipotensivo nel glaucoma resistente alle terapie convenzionali;
  • la riduzione dei movimenti involontari del corpo e facciali nella sindrome di Gilles de la Tourette che non può essere ottenuta con trattamenti standard
 

COME ALZARE L’ATTENZIONE?

Quali potrebbero essere le possibili strategie per riportare l'attenzione ai rischi legati all’utilizzo ricreativo dei derivati della cannabis?

«Bisogna puntare sulla prevenzione e sulle campagne informative basate sulle evidenze scientifiche dei rischi collegati all’uso della cannabis. Sono questi i mezzi più efficaci a nostra disposizione: informare e far conoscere, specie ai giovanissimi, questi importanti aspetti ed evitare la banalizzazione dell’uso ricreativo della cannabis».

Sostieni la ricerca scientifica d'eccellenza e il progresso delle scienze. Dona ora.

Dona ora per la ricerca contro i tumori

Dona ora per la ricerca contro i tumori

Sostieni la vita


Scegli la tua donazione

Importo che vuoi donare

Caterina Fazion
Caterina Fazion

Giornalista pubblicista, laureata in Biologia con specializzazione in Nutrizione Umana. Ha frequentato il Master in Comunicazione della Scienza alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste e il Master in Giornalismo al Corriere della Sera. Scrive di medicina e salute, specialmente in ambito materno-infantile


Articoli correlati


In evidenza

Torna a inizio pagina