Durante la fase Rem del sonno, quella in cui più sogniamo, aumenta il flusso del sangue nei capillari cerebrali, importante per la rimozione dei prodotti di scarto del metabolismo
Ma perché dormiamo? La domanda è ancora più pregnante se riferita agli animali: perché dormono quando l’incoscienza del sonno li rende facili vittime dei predatori? Questione di vita o di morte, per loro. La domanda è antica e si allarga a comprendere il sogno: e perché sogniamo? Gli ultimi scienziati in ordine di tempo a occuparsene sono dell’Università giapponese di Tsukuba i quali hanno scoperto che lo scorrere del sangue nei capillari cerebrali aumenta durante le fasi Rem del sonno. Che è il periodo di “rapid eye mouvement”, cioè di movimenti dell’occhio sotto la palpebra chiusa corrispondenti al tempo in cui si sta sognando (4-5 volte per notte). Per ora lo hanno scoperto solo nei topi da laboratorio. E’ il primo passo. Pubblicato su Cell Reports.
ARRIVA L’OSSIGENO, VIA I RIFIUTI
I ricercatori di Tsukuba collegano a questa osservazione il fatto che il flusso sanguigno è importante per l’apporto di ossigeno e di nutrienti come lo è, all’inverso, per lo sgombero dei "rifiuti" ovvero degli scarti prodotti dalle attività neuronali. L’aumento dello scorrere del sangue servirebbe dunque a “rinfrescare” la mente. Altri si erano già lanciati su questa pista. I giapponesi rivendicano l’uso di un metodo proprio: «Abbiamo usato un colorante per rendere visibili i capillari sanguigni della testa sotto una luce fluorescente impiegando la microscopia a due fotoni -, spiega l’autore senior della ricerca, il professor Yu Hayashi. – In questo modo potevamo osservare in diretta i globuli rossi dei capillari della neo-corteccia in topi non anestetizzati».
FASE ONIRICA ESSENZIALE
I ricercatori hanno inoltre misurato l’attività elettrica nel cervello così da individuare le movimentate fasi Rem, le non-Rem e lo stato di veglia deducendoli dal flusso sanguigno in questi diversi momenti. «Ci siamo stupiti per i risultati – racconta il professor Hayashi. – Abbiamo visto un massiccio flusso di globuli rossi nei capillari durante la fase Rem, ma nessuna differenza tra momenti non-Rem e stato di veglia, il che mostra che la fase dei sogni è quella fondamentale. Unica». Gli scienziati hanno poi disturbato il sonno degli animali da laboratorio provocando così un “sonno Rem di rimbalzo”, diciamo rafforzato, ed hanno constatato che pure il flusso sanguigno appariva “rafforzato”. Ma torniamo un poco indietro e parliamo dei recettori cerebrali di adenosina A2a, ritenuti almeno in parte responsabili dell’aumento del flusso sanguigno. Quando però i ricercatori hanno ripetuto l’esperimento senza i recettori di adenosina A2a (i recettori che se vengono bloccati ci fanno sentire più svegli dopo aver bevuto un caffè), l’aumento del sangue nei capillari nella fase Rem è apparso minore, e pure nella fase “rinforzata”.
UNA VIA CONTRO I DEPOSITI NOCIVI?
E qui si arriva all’altro significato della ricerca: si è visto che i recettori di adenosina A2a possono essere responsabili di almeno alcuni cambi nel flusso sanguigno durante il sonno Rem. Aggiungono gli studiosi giapponesi: il ridotto scorrere del sangue nel cervello e la diminuzione del sonno Rem sono correlati con lo sviluppo dell’Alzheimer, che comporta l’accumulo di prodotti di scarto del metabolismo cerebrale; potrebbe allora essere interessante studiare se l’aumentata circolazione entro i capillari nel corso del sonno Rem sia importante per la rimozione degli scarti nel cervello. E’ solo l’indicazione di una possibile via di ricerca – notano gli scienziati di Tsukuba – che, chissà, potrebbe anche condurre a nuove terapie per malattie neurodegenerative come l’Alzheimer. La ricerca deve continuare.
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Serena Zoli
Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.