Una ricerca imputa il deficit di memoria all’invasività dei sentimenti negativi che occuperebbero tutta la mente. Ma sono rallentate altre funzioni, come il senso del tempo
I pensieri neri invadono la mente di chi soffre di depressione, tanto da non lasciar spazio per la memoria. La persona non ricorda gli impegni presi, le ultime cose successe, a volte anche belle notizie come la visita attesa di un nipotino. I ricercatori del Centro per la salute cerebrale all’Università del Texas, a Dallas, ne fanno davvero come una questione di “territorio”. Nel depresso è tutto occupato dai pensieri negativi, che sembrano avere la proprietà di durare di più degli altri pensieri una volta che si sono intrufolati nella mente. Il loro esperimento ha riguardato 75 studenti universitari, metà sofferente di depressione e metà no, e il “gioco” è consistito nel far pronunciare frasi tristi (“Non valgo niente”. “La vita è brutta”…) prima o dopo aver mostrato una fila di numeri da ricordare. E il risultato è stato netto: hanno ricordato più numeri in fila quanti non erano affetti da depressione e, da un altro canto, quanti avevano visto i numeri prima di dire la frase deprimente.
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IDEE PERSISTENTI
I pensieri negativi sono intrusivi, tendono a durare, non abbandonano per tutto il giorno chi soffre del male oscuro e poiché noi possiamo tenere a mente tutte insieme una certa quantità di informazioni, ecco spiegata, dicono gli scienziati di Dallas, la difficoltà a concentrarsi e a ricordare. Cosa può aiutare a frenare questa invasività al nero? «Interventi di psicoterapia cognitiva ispirati alla “mindfulness”», è la risposta degli studiosi. Questa tecnica, mutuata da buddismo, Zen, yoga, è stata strutturata in Occidente in una psicoterapia che si basa sulla “consapevolezza” (mindfulness) del “qui e ora”. «Mescola la meditazione con esercizi cognitivi e può in effetti giovare», concorda Sandra Ramacciotti, dirigente medico al Servizio psichiatrico di diagnosi e cura di Civitanova Marche.
TUTTO SI RALLENTA
«Tuttavia non c’è solo l’invasività dei pensieri negativi a penalizzare la capacità di memorizzare nella depressione. Esiste un rallentamento di tutte le capacità cognitive, è ostacolata l’attenzione, la capacità di concentrarsi. Il tempo, poi… per chi è depresso scorre molto lentamente». Oltre a questi elementi, la psichiatra mette in conto il sonno disturbato, difficoltoso, l’alimentazione alterata, un insieme di malesseri che influiscono sulla mente. «Nel colloquio durante la visita chi è depresso parla solo dei sentimenti negativi e dell’autosvalutazione. “Non valgo nulla”, “Non sono buono a niente”. E quando ha pensieri di rovina (“Ho milioni di debiti”) li scambia per realtà».
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IL PASSATO SOLO TRISTE
Continua la dottoressa Ramacciotti: «Non ricordando appuntamenti o fatti di famiglia, il paziente depresso ne ricava un senso di colpa, si sente giudicato e si svaluta ancora di più. Inoltre, nel suo rimuginare continuo, lo sguardo è sempre rivolto al passato dal quale tira fuori solo ricordi di fatti negativi, mai un fatto positivo che, tutti, abbiamo nella nostra vita. Si rafforza in lui l’idea che sta male a buon motivo e che l’esistenza è tutta una disgrazia». E una volta curato della depressione, i pensieri e i ricordi di vita negativi spariscono? «Appunto. La persona ricolloca i vari tasselli nella giusta luce».
Serena Zoli
Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.