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Redazione
pubblicato il 28-06-2024

Tumore al seno: quando scatta l'oblio oncologico?



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Nelle forme precoci di tumore al seno l'oblio scatta ad un anno dal termine delle terapie attive. L'ormonoterapia per evitare le recidive è considerata una di queste

Tumore al seno: quando scatta l'oblio oncologico?

Buongiorno,
a novembre del 2021 sono stata operata per un tumore al seno al primo stadio. Dopo qualche mese ho concluso la radioterapia e ad inizio del 2022 ho iniziato il trattamento ormonale prescrittomi per 5 anni. Ho visto sulla Gazzetta Ufficiale che per il mio tipo di tumore il diritto all’oblio scatta dopo un anno dal termine delle terapie. Per fine trattamento si intende la fine del trattamento ormonale o della radioterapia? (Martina)

Risponde Saverio Cinieri, presidente della Fondazione AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) e Direttore della UOC di Oncologia Medica e Breast Unit dell’Ospedale «Perrino» di Brindisi.

In linea generale i tumori diagnosticati in fase iniziale hanno percentuali molto elevate di guarigione. E’ per questo motivo che in alcune neoplasie sono previsti termini più brevi per l’oblio oncologico rispetto al limite generale di 10 anni (o di 5 in caso di diagnosi prima dei 21 anni) dalla fine del trattamento attivo. Per alcuni tumori, come nel caso del tumore al seno in fase I e II, del tumore del colon retto di fase I e del carcinoma del testicolo in fase I, può infatti bastare un solo anno dalla fine dei trattamenti.

Nel suo caso l’oncologo -dopo la rimozione chirurgica della malattia e un trattamento radioterapico- le ha giustamente prescritto una terapia ormonale adiuvante per ridurre al minimo le probabilità di recidiva. Questo genere di ormonoterapia è una terapia attiva a tutti gli effetti. Ecco perché, venendo alla sua richiesta specifica, l’oblio oncologico scatterà esattamente un anno dopo il termine della terapia ormonale, ovvero nel 2028.

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Questa sua domanda è l’occasione per ricordare quanti progressi sono stati fatti nel campo della diagnosi e cura dei tumori al seno. Il fatto che una persona che ha avuto una patologia oncologica possa essere considerata guarita rappresenta un radicale cambiamento di paradigma: da “cancro male incurabile” a “cancro patologia cronica da cui si può guarire”. Questa consapevolezza può diventare anche un elemento motivante per l’adesione agli screening, una volta che si sia compreso che la guarigione è tanto più probabile quanto più precoce è la diagnosi, e per l’adesione ai trattamenti che stanno modificando in maniera radicale la storia naturale di molti tumori.

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