Risponde Giovanni Battista Cassano, professore emerito di psichiatria all’Università di Pisa
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Mariapia, Torino
Risponde Giovanni Battista Cassano, professore emerito di Psichiatria all’Università di Pisa
Si può essere depressi per troppo amore, perché le emozioni agiscono sulle strutture cerebrali indipendentemente dalla loro qualità, positiva o negativa. Conta la loro intensità. E se incontrano un terreno “vulnerabile”, predisposto alla depressione o al disturbo ossessivo (come parrebbe in questo caso), con la loro forza scatenano la patologia, fin lì latente. Contano dunque l’entità dello stimolo, le caratteristiche biologiche, psicologiche e culturali del soggetto. Anche una vincita al Totocalcio dopo la grande, improvvisa gioia, può tradursi in un evento destabilizzante.
Ricordo quando ero bambino che il marito della professoressa di matematica vinse dei milioni appunto con la schedina e dopo la prima e breve esplosione di gioia si mise addirittura a letto con la febbre. Il medico che chiamò - lo ricordo ancora, un tipo spiritoso - ebbe facile gioco a dirgli: «Tu hai la febbre dell’oro». A parte la battuta, quell’uomo “fortunato” sì sentiva schiacciato dalle paure (quanti si faranno vivi per spillarmi dei soldi?) e dalle responsabilità (che faccio ora? come investo la vincita?). Il suo cervello era stato investito da una “tempesta” di stress. Così, una “tempesta morale” è l’innamoramento. E rappresenta un punto cardinale nella vita dei ragazzi.
Il primo amore tante volte svela le psicosi dei giovani facendo loro imboccare una storia di disturbo mentale. La grande gioiosità, l’euforia possono “svegliare” predisposizioni fin lì mute. Ma finiamo con una nota di ottimismo. Sempre per i motivi detti sopra, può anche succedere che un innamoramento, con la sua forza trascinante, faccia finire una depressione e apra la porta alla gioia. Un caso di quelli che si dicono miracoli dell’amore.
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